“Ricorre oggi il 16° anniversario del rapimento di Denise Pipitone: dall’uno settembre 2004 Denise, che al momento della scomparsa aveva 3 anni e 10 mesi, manca all’affetto dei propri cari, che non hanno mai perso la speranza di poterla riabbracciare. Un mistero ancora oggi purtroppo irrisolto”. Si legge così nella nota congiunta inviata, in rappresentanza della comunità mazarese, di Giunta e Consiglio Comunale, il sindaco Salvatore Quinci ed il presidente del Consiglio Comunale Vito Gancitano esprimono “vicinanza e solidarietà” alla famiglia di Denise, in particolare ai genitori Piero Pulizzi e Piera Maggio.
Nella pagina facebook “Missing Denise Pipitone” in un post pubblicato oggi si legge: “16 anni di silenzio, di non verità e di vigliaccheria”. Qualche giorno fa proprio Piera Maggio in prossimità della triste ricorrenza ha così dichiarato: “Nessun tipo di violenza in un paese civile è giustificabile, in particolare quando si commette nei confronti delle persone indifese. Questi attacchi provengono da persone vili e disumane, dei mostri che non appartengono ad un singolo paese.
Denise, è la bimba che tutta l’Italia e i paesi esteri hanno adottato. I bambini non appartengono alla singola nazione, là dove sono nati. Tutti i bambini del mondo appartengono al mondo intero, cioè sono tutti I NOSTRI BAMBINI. Far male ad un bambino, vuol dire uccidere la speranza, senza la quale nessun essere umano, giovane, adulto o vecchio che sia, riuscirebbe a dare un senso alla propria esistenza!”
La Procura di Marsala circa un mese fa ha diffuso la ricostruzione fotografica del volto che avrebbe Denise Pipitone che il prossimo 26 ottobre ne avrebbe venti. La ricostruzione, attraverso la tecnica dell’age progression è stata elaborata dai carabinieri del Ris su input dei pm (in foto copertina a sx una foto di Denise all’epoca della scomparsa, a dx il suo volto attraverso l’age progression aggiornata).
La madre Piera Maggio e per Piero Pulizzi, padre naturale di Denise, in questi anni, assistiti dal loro legale Giacomo Frazzitta, non hanno perso sia la speranza sia di ritrovare la loro piccola, sicuramente rapita davanti quasi la porta di casa, in via Domenico La Bruna, che di avere un po’ di giustizia.
Tutto è iniziato quella mattina di quasi 16 anni fa, a ora di pranzo, quando la piccola stava giocando in strada con i cugini e la nonna era intenta a preparare il pranzo, mentre la mamma si trovava a un corso di formazione. Nel giro di pochi minuti nessuno ha avuto più notizie su Denise Pipitone. Nel giro di qualche ora la Città fu invasa da mezzi delle forze dell’ordine con un elicottero che ha iniziato a sorvolarla per alcuni giorni al fine di individuare qualche movimento che potesse portare al ritrovamento della piccola che all’epoca aveva ancora tre anni.
A distanza di anni sono ancora ignoti i suoi sequestratori, perché è chiaro che la bimba fu sequestrata e certamente per qualche motivo per il quale la stessa era ovviamente innocente. Jessica Pulizzi, sorellastra all’epoca dei fatti diciassettenne, finì sotto accusa per il rapimento della bimba. Ma la giovane, oggi 30enne, è stata prosciolta dall’accusa nei diversi gradi della giustizia civile per “l’assenza di indizi e prove certe”. Secondo la Cassazione, sentenza emessa nel 2017, non c’erano infatti elementi per dimostrare “che nei 15 minuti indicati come orario del possibile rapimento Jessica lo abbia compiuto”.
Queste invece le parole di Piera Maggio dopo aver letto le motivazioni della sentenza della Cassazione: “provo una grande amarezza e una delusione enorme, ma adesso pretendo di sapere chi ha sequestrato la mia bambina. Denise non si è volatilizzata nel nulla né è stata rapita dagli alieni. Gli inquirenti mi dicano dove è la mia bambina e chi l'ha presa. Come madre pretendo queste risposte”.
Sono in molti, e non solo i più stretti familiari di Denise Pipitone, a pensare che in quelle prime ore dalla scomparsa della piccola non si siano fatti passi nella giusta direzione per il ritrovamento della piccola. Le prime ore della scomparsa sarebbero state cruciali per l’esito delle ricerche e per le indagini; ci sarebbero dei vuoti nell’indagine che avrebbero compromesso la possibilità di risalire ai colpevoli di questa complessa vicenda.
Nell’ottobre del 2017 si era aperto improvvisamente un nuovo canale di indagini grazie ad una fonte anonima che ha consentito agli inquirenti di trovare frammenti di impronta. I nuovi accertamenti, chiesti dall’avvocato Giacomo Frazzitta e da Piera Maggio, madre di Denise, sono scattati infatti dalla segnalazione legata alle impronte, fatta dall’inviata di Mattino Cinque Agnese Virgillitto. Tali impronte, rilevate dagli investigatori in vari luoghi e su diverse auto, saranno sottoposte a un esame per la ricerca del Dna. Ma perché soltanto a distanza di 13 anni? Anche questa pista non ha portato a scoprire qualcosa di importante.
Stando a quello che sono i fatti reali aldilà dei processi ecc.. chi ha rapito Denise, non viene da lontano. Difficilmente un estraneo qualunque rapisce una bambina sconosciuta, in una periferia qualsiasi di Mazara del Vallo. Coloro che hanno rapito Denise Pipitone, sapevano benissimo chi era e cosa facevano. L’omertà regna inesorabile su tutta questa triste storia.
In questi anni la mamma della piccola Denise non si è fermata mai e ha sempre cercato di tenere viva l’attenzione sulle ricerche della piccola. Ha anche creato un sito – www.cerchiamodenise.it – in cui ci sono canzoncine cantante dalla bambina, messaggi per la figlia e recapiti per fornire informazioni.
Chi ha seguito, come me, fin dall’inizio la storia, tragica, della scomparsa (per rapimento) della piccola Denise, non ha certamente perso la speranza che un giorno, la giovane Denise possa ritornare a casa e riabbracciare i genitori. Una cosa è certa, la storia della Città di Mazara del vallo dal 1 settembre 2004 è certamente cambiata; per anni nell’opinione pubblica nazionale ed internazionale la parola Mazara del Vallo, prima associata alla più grande comunità marinara mediterranea, ha evocato quella pagina nera relativa al sequestro della bimba.
Nell’immaginario collettivo questa vicenda ha cambiato, negativamente, la percezione del senso di sicurezza ed ha innescato nuove paure, mai prima provate, all’interno delle famiglie di Mazara del Vallo e di molte altre città siciliane e italiane.
Francesco Mezzapelle