“U Verru” (il porco), così è soprannominato Giovanni Brusca che nel panorama mafioso è stato uno tra i più pericolosi e di spicco. Per molto tempo è stato capo mandamento di San Giuseppe Jato ed esponente di grande rilievo tra i corleonesi capitanati da Totò Riina, il capo dei capi, che tralaltro era divenuto anche il “padrino” di iniziazione dello stesso Brusca. Tra i mafiosi vi è infatti un vero e proprio rito per entrare a far parte della famiglia di Cosa Nostra attraverso la “punciuta” ovvero la puntura nell'indice della mano; con la successiva fuoriuscita del sangue si imbratta un'immaginetta sacra a cui successivamente viene dato fuoco mentre il nuovo affiliato giura di “essere fedele a Cosa Nostra. Possa la mia carne bruciare come questo santino se non manterrò fede al giuramento”.
Ed è proprio la fine che invece ha fatto fare al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo ed agli agenti di scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Quel famoso 23 maggio 1992 fu proprio Brusca ad organizzare e pianificare mesi prima l'attentato al giudice Falcone e alle 17.58 fu proprio lui, a distanza, ad azionare la bomba da 100kg di tritolo che fece saltare in aria l'autostrada.
E' notizia proprio di queste ore che nella giornata di ieri, dopo ben 25 anni con 45 giorni di anticipo, il boss mafioso Giovanni Brusca all'età di 64 anni è stato scarcerato per fine pena.
Brusca negli anni a venire sarà sottoposto a controlli e protezione oltre che per quattro anni sarà in libertà vigilata così come deciso dalla Corte di Appello di Milano. Secondo la condanna il boss doveva uscire di carcere ad ottobre ma la pena è stata accorciata per “buona condotta”.
Giovanni Brusca vogliamo ricordare che oltre ad organizzare ed eseguire l'attentato al giudice Falcone ha ucciso sciogliendo nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo figlio di Santino Di Matteo primo pentito della storia. Ci chiediamo, ma può bastare la “buona condotta” in galera a poter scarcerare uno scannacristiani che ha tolto la vita a più di 100 persone per mafia? Sicuramente la legge lo consente essendo stato un collaboratore di giustizia che ha aiutato la magistratura a cercare di debellare la mafia e questo gli va riconosciuto e gli fa onore ma non si può dimenticare il suo passato.
C'è da aggiungere anche un ulteriore aspetto a questa vicenda. Brusca si definisce “pentito” ed è grazie a questa definizione che oggi ritorna ad essere libero ma come afferma Santino Di Matteo papà del piccolo Giuseppe Di Matteo squagliato nell'acido dallo stesso Brusca: “lui si definisce “pentito” ma non è mai venuto da ma a “pentirsi” e chiedere scusa per il gesto che ha fatto nei confronti della mia famiglia e di mio figlio Giuseppe”. Stessa cosa vale per tutti i familiari delle più di 100 persone che ha ucciso tra questi i familiari del giudice Falcone e degli agenti della sua scorta. Un vero pentito si può ritenere colui che davvero riesce a pentirsi delle sue azioni che magari erano dettate da dinamiche molto particolari.
Immediate sono state le reazioni di esponenti del settore, prima fra tutti la sorella del giudice Falcone, Maria che sulla pagina Facebook della Fondazione Falcone ha scritto: "Quello che temevamo da tempo si è avverato: Giovanni Brusca, il 'macellaio' che ha premuto il telecomando a Capaci, è libero. Lo prevede la legge, una legge che ha voluto mio fratello e che rispettiamo, ma restano il dolore, la rabbia e il timore che un individuo capace di tanto male possa tornare a delinquere. La sua collaborazione con la giustizia è piena di ombre, la stessa magistratura lo ha detto più volte.”
Difatti ciò che chiediamo noi è proprio una cosa, la verità e che ognuno paghi per ciò che ha fatto.
Immediatamente anche l'autista del dott. Falcone, Giuseppe Costanza sopravvissuto alla strage di Capaci, ha espresso amarezza per la scarcerazione: “ E' una notizia che sicuramente non mi fa piacere. E' un'offesa per le persone che sono morte in quella strage. Secondo me dovevano buttare via le chiavi.”
Anche molti esponenti politici di spicco hanno commentato la vicenda tra questi il sindaco di Palermo Leoluca Orlando che commenta: “la scarcerazione di Giovanni Brusca richiama ancora una volta le sofferenze delle vittime e dei loro familiari e riaccende ancora più forte la loro indignazione per le terribili violenze commesse da Brusca.Questo momento conferma quanto bisogno vi sia ancora di verità e giustizia nel nostro Paese.”
Sicuramente questa notizia non arreca piacere a nessuno, sapere che un potente boss mafioso sia di nuovo a piede libero non rassicura la nazione e soprattutto fa dileguare in molti cittadini il famoso “senso dello Stato” tanto proclamato dal giudice Falcone.
Però per concludere vogliamo riportare solamente una frase che ha cambiato la storia dell'umanità e che ancora ora molte persone sentono rimbombare nelle orecchie.
Era il 9 maggio del 1993 quando Giovanni Paolo II in visita ad Agrigento con un forte grido disse: “ai responsabili, convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio”.
Roberto Marrone