Le origini della città di Mazara: medioevo

La popolazione mazarese era composta da quattro gruppi etnici distinti: latini, greci, musulmani ed ebrei

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
12 Maggio 2024 21:30
Le origini della città di Mazara: medioevo

Mazara del Vallo, città ricca di storia e fascino, vanta un passato medievale caratterizzato da una vivace multiculturalità e da un fiorente sviluppo economico. Dopo la conquista normanna, la popolazione mazarese era composta da quattro gruppi etnici distinti: latini, greci, musulmani ed ebrei. Ogni comunità abitava un quartiere specifico e godeva di libertà religiosa. La tolleranza reciproca era un valore fondamentale, permettendo una coesistenza pacifica tra i diversi gruppi. Nel libro “Conoscere Mazara” di Antonino Sammartano si legge: “Fino al secolo XIV, la città era divisa in rioni, in ognuno dei quali sorgeva una chiesa, da cui prendeva nome il rione stesso, con una piazza antistante ed attigua ad essa.

Accanto alla Cattedrale era la piazza principale della città (come ancora oggi), su cui si aprivano la chiesa e il monastero di Santa Chiara, dalla seconda metà del XIV secolo in poi il Palazzo Chiaramonte (una parte del quale sarà poi utilizzata per la costruzione del Palazzo vescovile), e la sede della civica magistratura. Essa era un luogo di riunione dei cittadini e centro ufficiale della città, dove giungevano i corrieri con i dispacci. Il Consiglio generale invece, cioè l'assemblea del popolo, si teneva nella Cattedrale.

Un'altra piazza importante, denominata «La Ganea», era la piazza-mercato, il centro degli affari economici della città. Le vie si intrecciavano varia- mente e alcune di esse prendevano il nome dalle corpo- razioni di artigiani, operai o mercanti che vi abitavano. Le case si aprivano in genere su dei cortili, che avevano al centro il pozzo e il lavatoio di uso comune. [….] Fu a partire dalla fine del XV secolo, quando nel 1493 la comunità ebraica, per un editto emanato l'anno precedente dal re Ferdinando il Cattolico, venne espulsa dalla città, che iniziò un processo di assimilazione e di fusione fra i tre elementi etnici rimasti: processo che portò al definitivo prevalere dell'elemento latino.” Il porto rappresentava il motore economico della Città.

Già sfruttato da Fenici e Selinuntini, trovò il suo apice con i musulmani, che ne valorizzarono le potenzialità commerciali. Lavori di ampliamento e dragaggio, uniti alla naturale conformazione della foce, resero il porto un nodo nevralgico per i traffici marittimi, immortalato anche nelle carte nautiche medievali. Di conseguenza il commercio marittimo, in quel periodo storico, era l'anima di Mazara. Durante il dominio musulmano, i traffici erano diretti principalmente verso i porti africani, mentre con la conquista normanna si aprirono nuove rotte verso le floride città costiere italiane e catalane.

“Il commercio marittimo fu, pertanto, una vocazione naturale per Mazara. E se al tempo della dominazione musulmana esso era diretto soprattutto verso i porti africani, dopo la conquista normanna nuove relazioni commerciali si aprirono con le allora floride città marinare dell'Italia e della Catalogna. Colonie di mercanti genovesi, pisani, amalfitani, catalani e veneziani, come abbiamo detto sopra, erano presenti a Mazara fino al XIV secolo. Il porto era dotato del «caricatore», ossia di un insieme di magazzini adibiti a deposito di cereali destinati all'esportazione, che sorgeva presso la foce del fiume all'angolo sudoccidentale della cinta muraria che circondava la città.

Esso era difeso da una torre munita di artiglieria ed amministrato da un portulano, da alcuni ufficiali e da un magazziniere, ai quali spettava una percentuale sui diritti di <«tratta>», ossia di esportazione, dovuti alla Regia Curia.” Oltre al commercio ufficiale, fioriva anche la pirateria, come consuetudine nelle città marinare del tempo. Un certo Graffeo Giorgio, corsaro mazarese, assaltò e depredò navi genovesi e pisane nel 1360 e 1371, nonostante le proteste e gli interventi diplomatici.

“Sappiamo di un certo Graffeo Giorgio, mazarese, che nel 1360 assaltò e depredò nel mare di Sardegna sei navi da carico genovesi e nel 1371 una nave pisana. Le proteste dei magistrati genovesi e pisani e l'intervento del re Federico III risolsero la questione in quelle due circostanze, ma quelle azioni piratesche non saranno state le sole compiute dal Graffeo, né egli sarà stato l'unico ad esercitare la pirateria.”

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