Ikigai

Cos’è ciò per cui vale la pena vivere?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
20 Gennaio 2022 18:30
Ikigai

Presi dalle mille attività che ci siamo costruiti attorno ogni giorno, come esseri umani abbiamo dimenticato il vero significato della vita. Molte persone si svegliano al mattino pensando che ciò che devono fare è andare a lavorare, occuparsi della famiglia, della casa, pagare le bollette e così via.

Ma continuando ad alimentare i sogni di altri, molti si dimenticano il vero motivo per cui sono venuti al mondo.

Sulla Terra esistono le cosiddette “zone blu”, posti del mondo nei quali l’aspettativa di vita è più alta.

Precisamente sono:

- l’isola di Okinawa in Giappone;

- la Sardegna in Italia;

- Loma Linda in California;

- la penisola di Nycoia in Costa Rica;

- Icaria in Grecia.

Le caratteristiche fondamentali di queste zone consistono nel fatto che gli abitanti di queste isole sono le più longeve del mondo, ma soprattutto vivono una vita attiva e sono persone allegre.

In particolare nell’isola di Okinawa sembra che la longevità sia legata alla forza interiore dei suoi abitanti. Attraverso la loro forza interiore riescono a sorridere e a superare gli ostacoli della vita.

Qual è il loro segreto?

Il fatto che hanno trovato il proprio ikigai.

La parola ikigai è composta da due parole iki, vita e gai, ciò che vale la pena, pertanto con questa espressione si intende “ciò che ti rende felice” o come dice Selene Calloni Williams nel suo libro dal titolo “Ikigai”, “ciò per cui vale la pena vivere”.

Per i Giapponesi l’ikigai non è solo uno ma possono essere tanti. La lingua giapponese ama le sfumature, nella sua traduzione, la parola ikigai ha diversi significati, infatti.

L’ikigai è la ricerca della propria felicità. Un concetto che non è legato solo al lavoro, anzi è legato piuttosto al concetto greco di eudaimonia, che letteralmente significa essere in compagnia di un buon daimon. Spesso la parola eudemonia era utilizzata proprio come sinonimo di felicità.

L’ikigai è connesso anche ad un altro concetto della cultura giapponese che è il kodawari, ossia la cura del dettaglio, della ricerca del particolare.

Come trovare il proprio ikigai, dunque?

Secondo il neuroscienziato Ken Mogi si può cominciare da questi 5 pilastri:

1) parti in piccolo, dai dettagli, dalle piccole cose;

2) rilascia te stesso (rilassati e accettati, abbandona l’ego);

3) crea armonia col mondo intorno a te, senza giudizio;

4) mettiti in azione, non fermarti all’immaginazione, in particolare compi quelle azioni che producono gli ormoni della felicità:

5) medita, sii presente a te stesso nel qui e ora.

Questi pilastri, come ci dice anche Selene Calloni Williams, si basano sui principi dell’estetica giapponese. In Giappone infatti la bellezza è connessa con l’armonia, con le forme e con le emozioni.

Bisogna accettare che la bellezza è impermanenza, armonia, imperfezione, oscurità, eleganza, sobrietà, simbolo, mancanza, vuoto, inatteso.

Cercare il proprio ikigai è un percorso che comporta una trasformazione alchemica.

Dal ruolo di vittima, nel quale l’individuo crede che la vita accada come qualcosa da subire, si passa al ruolo di apprendista, nel quale l’individuo crede che ciò che accade è frutto della propria capacità di far accadere le cose; poi si passa ad essere veicolo, status nel quale l’individuo raggiunge gli obiettivi in assenza di sforzo, in armonia col creato; infine c’è la condizione della non dualità. In questo status la vita e la morte rappresentano un’unica cosa. Solo così si può vincere la paura ed essere liberi.

La via verso il raggiungimento della propria felicità, del riconoscimento della propria ragione di vita, è complessa ma non impossibile e comporta spesso il cambiamento e l’abbandono di un’esistenza legata ai consumi materiali per dedicarsi a ciò che davvero conta, scegliendo uno stile di vita che mira all’essenziale ma che è certamente molto più autentico.

di Saveria ALBANESE

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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