CGIL, ancora gravi disservizi all’Abele Ajello: lettera al Presidente della Repubblica

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
07 Agosto 2017 07:47
CGIL, ancora gravi disservizi all’Abele Ajello: lettera al Presidente della Repubblica

La stupidità dovrebbe essere, in alcuni casi, considerata un reato, soprattutto quando è associata a una buona dose di cattiveria e di sadismo contro le persone malate e sofferenti.

Dopo tre mesi dalla sua inaugurazione all’ospedale “Abele Aiello” di Mazara del Vallo non sono ancora garantiti servizi fondamentali per i pazienti e per gli ammalati, né una adeguata assistenza, in particolare per i pazienti ad alto rischio.Succede così che i pazienti e i familiari di portatori di pace maker (e quindi ad alto rischio) sono costretti ad essere trasferiti presso l’Ospedale di Trapani in quanto la sala operatoria dedicata a tali interventi non può essere utilizzata perché non adeguatamente schermata.Succede anche che sia stato smantellata l’U.O.S.

“Anestesia e rianimazione ambulatoria di terapia del dolore” ubicato presso l’immobile di via Livorno, senza che, a distanza di un mese, si sia provveduto a sistemarlo nel nuovo ospedale.I pazienti, colpiti da malattie oncologiche o da altre gravi patologie, non hanno più un riferimento nel quale curarsi, mentre le visite già prenotate o programmate sono state tutte disdette, non essendo stato ancora attivato un altro laboratorio attrezzato dove ricevere questi sofferenti.Chi non ha ancora una terapia definita dovrà, quindi, soffrire, mentre chi ha già una terapia in corso non potrà rivalutarla o rimodularla con l’apporto dello specialista che lo aveva preso in cura.Un laboratorio che avrebbe potuto essere smontato e montato, da una squadra di persone esperte, in meno di una giornata lavorativa, rimane inattivo già da troppo tempo.Davanti allo smarrimento e al disagio dei pazienti e dei loro familiari, viene consigliato, eventualmente, di rivolgersi ad altri presidi, molto distanti e non facilmente raggiungibili da Mazara Per i pazienti e per i loro familiari questo significherebbe sopportare altro stress, altri disagi, altre sofferenze.

Aggiungere al dolore la sofferenza di un diritto negato.Inoltre, considerato che il dolore non si cura solo con i farmaci o secondo un protocollo standard, ma anche con l’ascolto e l’osservazione del paziente e con la conoscenza della sua storia clinica, rinviare un paziente in un altro contesto a tanti chilometri di distanza, con un medico che lo vede per la prima volta, potrebbe pregiudicare la possibilità di una buona cura, poiché si trascura l’effetto antalgico della relazione tra chi cura e chi è curato.Lasciare un contesto già conosciuto e una figura medica con la quale si è instaurato un rapporto fiduciario o, meglio ancora, empatico, può seriamente compromettere l’efficacia della cura stessa.Essere sballottati a destra e a manca viene vissuto dai malati come una violazione della loro dignità e questo contribuisce ad aumentare la loro sofferenza.Tutto questo per l’irresponsabilità di qualche dirigente dell’Asp provinciale che non si è preoccupato di garantire la continuità del servizio, umiliando i pazienti e mortificando il dirigente medico, responsabile del servizio, che rimane a disposizione dell’azienda, pagato regolarmente, senza che abbia la possibilità di esercitare la sua professione.Si chiede che il servizio sia non solo ripristinato immediatamente, non essendo né giustificabili, né tollerabili altri ritardi, ma che venga potenziato con strumenti, mezzi e personale, al fine garantire una risposta adeguata alla domanda presente nel nostro territorio, in parte ancora inespressa per responsabilità dell’asp che non fornisce al riguardo nemmeno le necessarie informazioni sul servizio.Segnaliamo, inoltre, anche la mancata sensibilità e il mancato rispetto verso i pazienti ai quali non vengono fornite informazioni certe sulla riapertura del servizio.Parafrasando Primo Levi, possiamo concludere affermando che se se abbiamo il compito di alleviare e contrastare il dolore severo e la sofferenza e non facciamo niente o peggio se agiamo con tanta approssimazione e scarsa sensibilità, noi stessi siamo torturatori.Al presidente della Repubblica garante della Costituzione chiediamo il rispetto di un diritto costituzionale fondamentale: il diritto alla salute, di fatto negato all’ospedale di Mazara del Vallo.

Comunicato stampa7/8/2017{fshare}

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