Il Presidente del Consiglio Comunale di Castelvetrano Rag. Vincenzo Cafiso ed il Sindaco della città, Avv. Felice Errante, hanno accolto, unitamente ai componenti della Giunta e del Consiglio Comunale, lunedì sera il Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, Mons. Domenico Mogavero presso l’aula consiliare di Palazzo Pignatelli. Com’è noto il vescovo da qualche giorno sta compiendo una visita pastorale in città, incontrando i fedeli delle varie comunità parrocchiali, le realtà economiche e sociali ed i cittadini.
Ed in tal senso si colloca l’incontro che il prelato ha voluto fare lunedì sera incontrando le istituzioni.Ecco quanto detto durante l'intervento al Consiglio comunale di Castelvetrano del 29 febbraio 2016:Signor PresidenteSignor SindacoSignori ConsiglieriSaluto tutti con i sensi di rispettoso ossequio dovuto a questo organo rappresentativo della Città, eletto con il voto della popolazione.Sono grato per l’opportunità che mi è stata data di potervi incontrare e di potervi offrire alcune considerazioni suggeritemi dalla mia responsabilità di Vescovo della Chiesa che è in Mazara del Vallo e che in queste settimane mi sta portando a incontrare le comunità parrocchiali, le realtà istituzionali nei diversi ambiti, le fasce povere e deboli della popolazione, gli alunni e il personale docente e non docente delle scuole presenti nel territorio e in particolare adolescenti e giovani.Significativa rilevanza attribuisco a questo nostro incontro perché sono convinto della singolare funzione esercitata dalle autonomie locali, e dai comuni in particolare, nel perseguimento del bene comune che è il loro fine istituzionale.
Di più, ritengo che un vero rinnovamento del Paese, più che da una riforma (che non sia stravolgimento) della Carta costituzionale, debba partire da una più razionale revisione delle municipalità, allo stato attuale frenate da scelte politiche che penalizzano pesantemente la loro organizzazione e la loro effettiva rispondenza a taluni bisogni primari e immediati della popolazione. Su questo versante assistiamo a una progressiva e irreversibile ingessatura dei comuni per il continuo taglio di risorse finanziarie sia da parte del Governo nazionale, che di quello regionale.
Il tutto in un clima sempre più rassegnato e nell’indifferenza delle espressioni più qualificate della società civile.Impoverimento delle fasce emarginate e deboli della popolazione, disoccupazione giovanile, assenza di politiche di sviluppo, fenomeno migratorio, criticità della sanità, gestione dei rifiuti, illegalità e mafiosità, corruzione, esasperazione della fiscalità non entrano nel dibattito e nel confronto perché interessano poco o nulla.
Si avverte una sensazione strana come se i problemi da cui il Paese è afflitto, e che nella nostra regione raggiungono livelli al limite della sopportazione, dovessero essere risolti da qualcuno che è al di fuori della nostra cerchia e che dovrebbe calare nella scena pubblica prodigiosamente, come il deus ex machina nella drammaturgia greco-romana.In questo contesto la Chiesa non se ne è stata alla finestra a guardare con distacco e passività, richiamandosi alla sua funzione evangelizzatrice e di maestra di un umanesimo cristiano.
Al contrario si è esposta in prima linea e portando un messaggio fatto di franchezza propositiva e di doverosa denuncia, quando richiesto dalle circostanze, pagando anche un tributo di ostilità e di sangue, in talune figure esemplari che hanno contribuito a risvegliare tante coscienze all’interno della stessa comunità ecclesiale e nella società civile. Come non ricordare ancora una volta il Beato don Pino Puglisi, che ebbe con questa Città di Castelvetrano contatti semplici e discreti a motivo della presenza qui dei suoi familiari.
Il suo martirio ha un segno di grata memoria nella chiesa madre attraverso un semplice medaglione, collocato nella parete di destra della cappella del Ss. Sacramento per accostare al sacrificio di Cristo la testimonianza di questo profeta che nel nostro tempo ha predicato con la vita e con il ministero il suo messaggio di liberazione da ogni violenza e soggezione criminale e malavitosa, in particolare dalla «criminalità organizzata, rappresentata soprattutto dalle mafie che avvelenano la vita sociale, pervertono la mente e il cuore di tanti giovani, soffocano l’economia, deformano il volto autentico del Sud».
Così si sono espressi i Vescovi italiani nel documento Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno [CIM], (21 febbraio 2010), definendo e condannando con forza la mafia «una delle sue piaghe più profonde e durature - un vero e proprio “cancro”, […] una tessitura malefica che avvolge e schiavizza la dignità della persona» (n. 9). Certamente negli ultimi vent’anni molto si è fatto per liberare la nostra società da questa ragnatela asfissiante; ma nessuno pensi ragionevolmente che la guerra è vinta.
La mala bestia della mafia sa fiutare bene l’aria e con astute scelte strategiche camaleontiche riesce a camuffarsi per continuare a perseguire i suoi fini che minano il tessuto della convivenza civile, strangolando l’economia, le relazioni sociali, lo sviluppo e il progresso, soprattutto delle giovani generazioni.
Sono, perciò, di grande efficacia le parole di Papa Francesco ai partecipanti al 5° Convegno ecclesiale di Firenze lo scorso mese di novembre: «Si può dire che oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca. Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Questo nostro tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli».
E sicuramente la lotta alla mafia entra a pieno titolo in questo cambiamento d’epoca come sfida, antica e nuova insieme, da affrontare e vincere.In questa sfida la comunità di Castelvetrano non può scegliere un ruolo di rincalzo, ma deve stare in prima fila perché deve scrollarsi di dosso il pesante condizionamento che la lega a Matteo Messina Denaro. Lo dobbiamo soprattutto ai nostri ragazzi e ai nostri giovani, nei confronti dei quali abbiamo una enorme responsabilità educativa.
La mafia, infatti, propone modelli che vanno esorcizzati, senza alcun cedimento compromissorio che li possa far vedere come portatori di vantaggi. Nel già citato documento della CEI si mette in guardia dal mostrare indulgenza verso «una cultura che consente (alle organizzazioni mafiose) di rigenerarsi anche dopo le sconfitte inflitte dallo Stato attraverso l’azione delle forze dell’ordine e della magistratura» (CIM 9).Occorre presentare alle nuove generazioni modelli alternativi, se vogliamo veramente dare un volto nuovo a questa nostra martoriata Sicilia.
E l’elaborazione di precisi progetti educativi da proporre in famiglia, a scuola e nelle parrocchie è sicuramente la carta vincente, come prova il sacrificio di don Puglisi. Proprio la sua scelta di educare alla legalità attraverso i semplici comportamenti e le ordinarie relazioni quotidiane fu vista come strategia dirompente e perdente dalla mafia che ne decise perciò il barbaro assassinio.
Infatti, «c’è bisogno di un preciso intervento educativo, sin dai primi anni di età, per evitare che il mafioso sia visto come un modello da imitare» (CIM 9). Più precisamente, «cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell’illegalità: sono i capisaldi che attendono di essere sostenuti e promossi all’interno di un grande progetto educativo» (CIM 16)Allora, anche se «dà fastidio che si parli di etica» (EG 203), siamo di fronte a una grande questione morale, per la quale ogni considerazione di carattere strettamente giuridico non regge, piaccia o no.
E questo anche se occorre accettare qualche sacrificio piccolo o grande di carattere personale, o in talune scelte politiche e/o programmatiche che possono riguardare anche la vita della città e progetti in cantiere o cantierabili.Siamo in uno snodo storico per l’antica e nobile città di Castelvetrano e per le sue istituzioni, costrette in una posizione molto scomoda e critica davanti all’opinione pubblica nazionale e oltre e che devono subire giudizi negativi pesanti e graffianti.
I valori in gioco sono di altissimo profilo e possono pure esigere scelte coraggiose e dirompenti, di fronte alle quali non si può tentennare, o rinviare. «Bisogna osare il coraggio della speranza!» (CIM 20).Ognuno, pertanto, deve assumersi le proprie responsabilità, ai diversi livelli: personali, politici, civili, culturali, economici, nella consapevolezza che i sacrifici chiesti e accettati oggi porteranno frutti che saranno giudicati dalla storia.
E il giudizio storico è senza attenuanti e senza appello.In conclusione, faccio mio un auspicio di Papa Francesco: «Chiedo a Dio che cresca il numero di politici (e amministratori) capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l’apparenza dei mali del nostro mondo! La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune.
[...] Prego il Signore che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri!» (EG 205).
nella foto gentilemente concessa da Flavio leone da sin. il sindaco Felice Errante, Monsignor Domenico Mogavero ed il presidente del consiglio Enzo Cafiso
Comunicato stampa
02/03/2016
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