La linea dell’orizzonte interrotta da una selva di pale eoliche. Questo scenario potrebbe, in un prossimo futuro, essere reale in diversi litorali italiani? L’eolico offshore (in alto mare) è la nuova frontiera per produrre energia pulita. Per scongiurare un danno al paesaggio costiero, l’eolico offshore è previsto molto lontano dalla costa, in mare aperto, su fondali marini profondi e senza avere fondamenta fisse. Ma quanto le pale eoliche devono stare lontano per essere invisibili dalla costa? C’è uno studio particolare ed il dato che emerge risulta da una prova provata.
“Sappiamo - si legge nello studio proposto - che la curvatura terrestre nasconde tutto dopo una certa distanza, ma dipende da dove guardiamo: se ci troviamo al livello del mare su una spiaggia o su un punto panoramico montuoso. Anche l’altezza delle pale eoliche rientra in questo calcolo di visibilità dalla costa. A livello del mare, su una spiaggia, l’orizzonte nasconde una piccola barca oltre i 5 km.
Ma già una barca a vela con il suo alto albero è ancora visibile a 10 km circa. Ma se ci spostiamo su una costa a 100 metri di altezza sul mare, l’orizzonte nasconde la solita piccola barchetta se naviga a 35-36 km. da noi”. Quindi ogni progetto eolico offshore nei mari italiani dovrà stare molto al largo per non essere visibile dalla costa. A quanto pare su queste distanze il dibattito è in corso e caso per caso le autorizzazioni delle varie competenze si dovranno esprimere. Tesi a confronto.
Un parco eolico di fronte a Mazara del Vallo presenterebbe sia vantaggi che svantaggi. I vantaggi includono la produzione di energia pulita e rinnovabile, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e le emissioni di gas serra. Inoltre, l'eolico offshore, dove le turbine sono installate in mare, offre una maggiore stabilità del vento rispetto a quello onshore, riducendo l'impatto visivo e acustico. Gli svantaggi potrebbero includere un potenziale impatto sulla fauna marina, in particolare sugli uccelli migratori e sulla biodiversità marina, e la possibilità di conflitti con la pesca e il turismo.
I cittadini tacciono, si muovono le associazioni ambientaliste ma di fronte a progetti faraonici con migliaia di miliardi in gioco, la lotta è complicata. Ed allora, ancora tesi a confronto. Per l’ex presidente regionale di Legambiente, Giuseppe Alfieri (il nuovo è Tommaso Castronovo) produrranno migliaia di posti di lavoro. Hanno una maggior produzione e un minore impatto paesaggistico e porteranno benefici all’ambiente e alla pesca. “Gli impianti in mare devono passare dalla conciliazione col mondo della pesca e il processo deve avvenire nel rispetto delle attività produttrice che ci sono nel territorio”. Mai pescatori al largo di Mazara sono allarmati dai due mega impianti progettati attorno al Canale di Sicilia.
Temono il crollo dell’economia legata alla pesca in prossimità del parco eolico. Il dibattito è aperto. Le tesi pro e contro oggetto di dibattiti. Si è in attesa della voce dei cittadini. Sono tre i progetti off shore per la Sicilia che riguardano il mare al largo delle isole Egadi, un’area nel Canale di Sicilia di fronte a Mazara e un’altra a sud nelle coste di Pozzallo. Il più importante è quello in fase di progettazione oltre Favignana, Levanzo e Marettimo: qui è in programma la costruzione del parco eolico off shore più grande del mondo con 190 pale eoliche galleggianti e una potenza di duemila 793 megawatt proposto da Renexia.
Quasi tre volte più grande di quello proposto invece al largo di Mazara. Qui la MazarWibdi vorrebbe installare 74 pale eoliche per produrre una potenza di mille e cento megawatt. Il piano è quello di sfruttare le zone ventose al largo della Sicilia. La Regione siciliana non può far nulla, solo discutere in Commissione Ambiente dove non è possibile approvare risoluzioni essendo la competenza statale. Quali saranno i ritorni in termini di benefici economici per le are costiere dei Comuni interessati agli impianti? Gli interrogativi sono tanti per una materia molto delicata dove debbono coincidere tutele ambientali e interessi degli operatori della pesca e non solo.
Ma c’è di più. A quanto pare, l’energia prodotta dalle pale eoliche non verrebbe neanche sfruttata dalla Sicilia, ma verrebbe trasferita e utilizzata altrove attraverso un cavidotto, il quale passerebbe da Termini Imerese sottraendo ulteriori aree di pesca ai pescatori siciliani. Queste immense infrastrutture d’acciaio galleggianti possono recare danno all’ecosistema marino? Un progetto di 190 turbine eoliche galleggianti a circa 80 km dalla costa della Sicilia occidentale ha avviato uno studio con gli scienziati della” Stazione zoologica Anton Dohrm di Napoli.
Interessante l’articolo de Il Sole 24 ore che parla di mezzi e competenze di prim’ordine per studiare il Canale di Sicilia, il mare più pescoso del Mediterraneo. Altro elemento contrario all’eolico offshore è la navigazione: un pericolo se costruite su spazi marini con intenso traffico navale. Il Mediterraneo è un mare con un intenso traffico navale. Sarà difficile trovare specchi d’acqua non navigati. Anche qui dipenderà da diversi fattori: la densità, la distanza tra le turbine e un’adeguata segnalazione che la tecnologia nautica navale ha da anni in dotazione.
Quello che ancora non si conosce è l’altezza delle pale che sui media qualcuno ipotizza possano essere alte 200 metri. Se così fosse, anche se molto al largo, questi giganti d’acciaio potrebbero essere visibili dalla costa. Buone vacanze.
Salvatore Giacalone