“Una Punta di Sal”. Le vie francigene siciliane e mazaresi

Recuperate e valorizzate da ricercatori e studiosi e da un gruppo di camminatori

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
23 Giugno 2024 10:24
“Una Punta di Sal”. Le vie francigene siciliane e mazaresi

E’ una scoperta. Sono centinaia i “camminatori” siciliani che percorrono la Via Francigena, tra cui anche quella di Mazara del Vallo. È un’antica strada che univa, e unisce tuttora, l’Europa occidentale all'Italia. Si tratta di un fascio di vie che ha origine nel Regno Unito e termina a Roma attraversando la Svizzera e la Francia. È un percorso lungo 1.700 km, suddiviso in tappe, percorribile a piedi, in bicicletta o in auto. Il punto di partenza si trova in Inghilterra, ai piedi della Cattedrale di Canterbury.

Il punto finale, invece, a Roma presso la tomba di San Pietro. La Via Francigena ha avuto ed ha ancora, un ruolo di vitale importanza sia culturale che economico. Per molte persone è un percorso di fede. In molti la percorrono dirigendosi verso la tomba di San Pietro, a Roma. Funziona come il Cammino di Santiago e la Terra Santa. Infatti è uno dei tre pellegrinaggi obbligatori per i cristiani. Successivamente si è trasformata in un'importante via commerciale. Le Vie Francigene di Sicilia sono state studiate, recuperate e valorizzate da un gruppo di amici (che hanno costituito un’associazione formata da camminatori, studiosi e ricercatori) che avevano in comune l’esperienza scout, la passione per il Cammino di Santiago e la Francigena “maggiore”, la voglia di camminare in Sicilia e la volontà di riscoprire ciò che settecento anni di storia avevano nascosto.

Il capofila di questo piano di studio e recupero, oltreché presidente dell’associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia, è Davide Comunale, ricercatore e archeologo, autore di “La Magna Via Francigena, Sicilia a piedi da mare a mare” edito da Terre di Mezzo. Davide Comunale sottolinea le peculiarità che distinguono il tratto siculo della Francigena rispetto alle altre regioni italiane, e idealmente rispetto al cammino che porta alle mete sante come Gerusalemme, Roma o Santiago.

Molti però -scrive - sono i tratti comuni prima delle differenze. Ci accomunano a tutti i “cammini maggiori lo stile e la maniera autonoma di poter fruire del cammino, la segnaletica e l’accoglienza modulare, che poi vuol dire che ognuno deve potere scegliere dove dormire secondo quel che offre il territorio e le sue possibilità. Le nostre vie sono una ripresa della viabilità storica che dal mondo romano giunge all’età alto medievale, di Musulmani e Normanni e continua fino al secolo scorso con le regie trazzere”.

In sostanza, si tratta di vie di comunicazione aperte e percorse da tutti e non marcatamente religiose. “Ma a unire tutti i percorsi antichi, in Sicilia come in Toscana, in Francia come in Spagna -sottolinea - c’è la gente che le percorre, il fine ultimo che li spinge a scoprire, a lasciare le sicurezze del proprio villaggio e del proprio mondo noto per gettarsi nell’ignoto dell’avventura e del viaggio, che da sempre stuzzica l’indole umana”.

E c’è, addirittura, una via Francigena che parte da Mazara risale verso Marsala e verso la direttrice per Palermo ed è chiamata Via Francigena mazarense; la via romana che da Mazara porta a Siracusa, chiamata Via Selinuntina, che collegava i più importanti insediamenti greci prima e romani dopo, da Selinunte ad Agrigento, la via che da Gela, lascia la Selinuntina e punta a Maniace, ai piedi dell’Etna ed alla sua abbazia, chiamata Via Francigena Fabaria. E si potrebbe continuare. Vi partecipavano, principalmente, i pellegrini tra la fine del primo millennio e l’inizio del secondo, una pratica che assunse un’importanza crescente.

Un sistema di più di 900 km di vie che permettevano di camminare in zone spesso lontane dal grande turismo ma ricche di tradizioni, cultura, buon cibo e ottimi sorrisi, dove l’accoglienza è garantita da strutture convenzionate o da alloggi “pellegrini” messi a disposizione dai Comuni. Della via Francigena di Mazara ne parla don Pietro Pisciotta di Campobello di Mazara ma che per anni ha insegnato filosofia nel liceo Gian Giacomo Adria di Mazara. Nel saggio pubblicato dall’Accademia Selinuntina, “Dalla via Valeria alla via Francigena”, a proposito della via Francigena di Mazara scrive che questo termine fu introdotto dai Normanni anche in Sicilia per definire il sistema viario dei pellegrini nell’Isola.

La via Francigena ci è proposta dall’autore come tracciato di studio non tanto sulla fisicità di essa ma sui percorsi di ricerca storica che essa ci propone, come ad esempio quella degli ordini religiosi cavallereschi in Sicilia. “Ma oggi le vie Francigene, funzionano ancora?” “Certo – risponde don Pietro – magari il percorso viene fatto in auto o in roulotte ma il fine è quello di raggiungere le mete, i luoghi santi della Cristianità che sono Gerusalemme, Santiago de Compostela e Roma”.

Negli anni trascorsi, la Via Francigena rappresentò lo snodo centrale delle grandi vie della fede. Infatti, i pellegrini provenienti dal nord percorrevano la Via per dirigersi a Roma, ed eventualmente proseguire lungo la Via Appia verso i porti pugliesi, dove s’imbarcavano verso la Terrasanta. Viceversa i pellegrini italiani diretti a Santiago la percorrevano verso nord, per arrivare a Luni, dove s’imbarcavano verso i porti francesi, o per proseguire verso il Moncenisio e quindi immettersi sulla Via Tolosana, che conduceva verso la Spagna.

Incredibile ma vero, il pellegrinaggio divenne presto un fenomeno di massa, e ciò esaltò il ruolo della Via Francigena che divenne un canale di comunicazione determinante per la realizzazione dell’unità culturale che caratterizzò l’Europa nel Medioevo. Proprio al fine di cristallizzare le labili tracce ancora presenti di storia medievale legata a questi tracciati, padre Pisciotta conduce un’indagine culturale che, attraverso lo studio degli antichi percorsi, viene svolta verso la ricerca di altre storie, a dimostrazione o a perfezionamento della storia del nostro territorio o per svelare aspetti inediti dell’antico vissuto.

(Nella foto Davide Comunale e via Francigena in Sicilia).

Salvatore Giacalone

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