“Una punta di Sal”. Lavoro nero, grigio e bianco. Mazara? “I sogni muoiono all’alba”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
06 Settembre 2020 11:18
“Una punta di Sal”. Lavoro nero, grigio e bianco. Mazara? “I sogni muoiono all’alba”

Nero, grigio e bianco. Ecco le tre gradazione di colori per chi lavora. E non mancano le sorprese per chi cerca lavoro. Incredibile ma vero: molti giovani e meno giovani non hanno remore a dichiarare che hanno lavorato per molto tempo in nero ed oggi non trovano più nemmeno questo lavoro che sopperiva alle esigenze personali o della famiglia. Colpa anche della ripresa del coronavirus che ha dissuaso piccoli e medi imprenditori a reclutare lavoratori senza alcuna protezione assistenziale. Il lavoro nero e grigio: sono le due manifestazioni del lavoro irregolare.

Il primo è totalmente sconosciuto alle autorità competenti, il secondo lo è in misura parziale in quanto, pur essendo dichiarato, non rispetta tutte le leggi che lo regolamentano, oppure è usato in sostituzione di altre forme contrattuali che offrono maggiori garanzie al lavoratore che rinunciano però a diritti e tutele che garantiscono la sicurezza e sostengono il lavoratore in particolari momenti della vita. Entrambi diventano dannosi anche per il Paese: non pagano tasse e non versano contributi, sottraendo alla collettività soldi da destinare a servizi sociali ed infrastrutture.

Eppure, oggi, anche questo tipo di lavoro in nero o in grigio presenta delle difficoltà. In Italia le categorie di lavoratori più esposti a questo tipo di rapporti lavorativi sono: gli immigrati senza un permesso di soggiorno che sono costretti ad accettare un lavoro totalmente irregolare, i giovani senza esperienza professionale che trovano molta difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, e le donne che spesso accettano un’occupazione irregolare pur di non restare senza lavoro cedendo spesso al ricatto del datore di lavoro.

Mazara è un esempio tipico di queste dinamiche. La città conta circa 18 mila nuclei familiari per un totale di circa 52 mila abitanti. Se escludiamo 9000 studenti tra elementari, medie e superiori, 17 mila pensionati, circa 2 mila universitari, restano 24 mila cittadini che dovrebbero rappresentare la forza lavoro, tra loro i lavoratori in grigio, cioè quello sottopagato con contratti a partita iva, collaborazioni, oppure anche se con contratti subordinati, con meno ore dichiarate. Si arriva quindi ad un 30%, pari a oltre 7000 cittadini che risultano disoccupati ma molti lavorano in nero, specialmente nel settore edile, commercio al minuto, ristorazione, agricoltura, marineria, agro alimentare.

Il lavoro nero in Sicilia dilaga, cavalcando l’onda della crisi, sovvertendo gli equilibri delle variabili principali e stringendo nella morsa la parte più fragile e più esposta: i lavoratori. L’ultima rilevazione Istat dell’occupazione, rivela la perdita di 35 mila posti, di cui 11 mila (14%) nel settore delle costruzioni, ma nel 2008, anno di inizio della crisi economica in Sicilia gli addetti erano 170 mila. Dunque, in dodici anni oltre 100 mila addetti del solo settore delle costruzioni hanno perso l’occupazione.

Se consideriamo che per ogni posto di lavoro creato se ne generano 2,5 nell’indotto, significa che ai centomila bisogna sommare almeno altri 200 mila posti di lavoro nell’indotto. A Mazara, dopo la ricostruzione post terremoto dell’81, l’edilizia si è fermata, molti lavoratori sono partiti per Bologna e Piacenza, in città non si sono costruite opere pubbliche mentre ne avrebbe avuto e ne avrebbe assoluto bisogno: strade, rete idrica, acquedotto, revisione della rete fognaria, opere necessarie ed impellenti che sono rimasti nei cassetti della politica.

E’ mancata una classe dirigente che potesse guidare la città verso un futuro sognato ma, come diceva Indro Montanelli, in un suo saggio “i sogni muoiono all’alba”. E Mazara è ancora così: città sognatrice ai cui piace contemplare l’alba del tempo che scorre, inesorabile. Il sogno è vedere la luce! Salvatore Giacalone

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