“Una punta di Sal”. La vecchiaia che avanza…al buio

C’è una fetta della società spesso invisibile: gli anziani. La situazione a Mazara del Vallo

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
03 Aprile 2022 11:12
“Una punta di Sal”. La vecchiaia che avanza…al buio

A Mazara, gli anziani, oltre i 65 anni, sono in forte aumento. Alla fine del 2017 erano 9.241 su una popolazione all’anagrafe di 50.624 abitanti. Nel 2018 c’è stato un leggero aumento della popolazione con il superamento di 51 mila unità. Oggi la città sfiora i 52.000 di cui circa 10 mila anziani. La maggior parte di loro, oltre i 65 anni, trascorre la giornata a casa. A tenere loro compagnia c’è la TV. Quelli che abitano a piano terra, almeno alcuni delle periferie, seduti su una sedia sistemata sul marciapiede. E’ la Sicilia di sempre. Altri frequentano circoli ed associazioni oppure trascorrono molte ore della mattina nelle ville comunali, altri ancora danno una mano al figlio artigiano o che tiene bottega adibita alla vendita di merci. Molti dispongono dalle 400 alle 750 euro al mese di pensione e denunciano problemi di prima necessità.

Un anziano racconta del suo stato di particolare disagio, probabilmente in povertà. “Non so più come andare avanti – dice Paolo Mangiaracina, 81anni- Se non ci fosse la Caritas non saprei come mangiare”. Il cibo è uno dei temi di cui gli anziani parlano spesso e ricordano il pasto di pane e sarde, oppure pane e pomodoro. Oggi si cura molto l’alimentazione ma i sovrappeso non sono una rarità. In larga maggioranza, vivono in case di proprietà (96 mq in media), alcuni dichiarano che l’abitazione necessiterebbe di interventi di ristrutturazione, ma in molti casi il proprietario non può permetterseli.

Salvatore Rallo, 82 anni ben portati, denuncia la presenza di barriere architettoniche nel luogo dove abita, soprattutto scale. Ex artigiani, muratori, contadini, pensionati si aspettano la concessione gratuita di locali comunali per riunirsi in amicizia per non trascorrere più le giornate sotto i gazebo delle trattorie del lungomare o in strada. Tra gli anziani nessuno parla di politica, ma quelle rare volte che ne parlano, sono dolori per tutti, volano parole “grosse” per amministratori locali, deputati regionali e governo nazionale “che non aumenta le pensioni”. Per tutti, o almeno per quelli che abbiamo sentito, è come se la politica, quella con la P maiuscola, non esistesse.

Vincenzo Giacalone, 73 anni, azzarda: “Purtroppo sono finiti i grandi partiti e gli ideali e ora ci dobbiamo contentare delle liste civiche”. Gli fa eco Paolo Gambino, 79 anni: “Io ho votato sempre comunista ora c’è il Pd ma mi sembrano democristiani travestiti, Letta da dove proviene? Sono finiti i tempi di uomini come Berlinguer e Macaluso”.

Possiamo definire tre tipi di anziani: i disagiati, in cattive condizioni materiali e con cattiva qualità della vita, i soddisfatti, in buone condizioni materiali e con buona qualità della vita, i tenaci, in cattive condizioni materiali, ma con buona qualità della vita. L’età media dei mazaresi è di 40,8 anni, mentre nel 2003 era di 37,5. Con qualcuno si cerca di approfondire il concetto della differenza tra anzianità e vecchiaia classificandole da un punto di vista sia quantitativo (in riferimento all'età) sia qualitativo (affrontando emozioni, sentimenti e vissuti soggettivi).

“Io mi sento anziano e non vecchio – dice Mario Rizzo, 74 anni. Ho tutte le facoltà mentali e fisiche. No. Non sono vecchio. Mangio con molta attenzione e controllo annualmente il mio stato di salute generale”. L'anzianità è il periodo di vita in cui il soggetto incomincia in maniera più vistosa a cambiare sia da un punto di vista fisico che psichico. La vecchiaia prosegue fino alla fine della vita e, nonostante l'età avanzata, si è riflettuto sul diritto che tutte le persone hanno di essere curate e trattate come esseri umani indipendentemente dall'età. Un altro concetto riguarda la sessualità.

Ma su questa riflessione, alcuni sorridono, altri si agitano come se avessero smarrito un bene.

Ma c’è un tema che affascina tutti: l’ "autonarrazione". Per gli anziani è molto importante raccontare il proprio passato perchè vogliono lasciare tracce di sè alle generazioni future. L’ "autonarrazione" potrebbe essere un antidoto ai processi di perdita di identità che frequentemente si producono nelle strutture residenziali. C’è però una realtà inconfutabile. Passati gli ottant’anni, ti dicono: “Come li porti bene, sembri un giovanotto”. Parole dolci per chi le dice ma a chi le ascolta aprono la voragine del tempo in cui si affonda come nelle sabbie mobili.

La vecchiaia avanza al buio col passo felpato dei sintomi, una fitta ai reni o per l’udito ridotto. Lo spazio e le cose si riducono: la vecchiaia è zingaresca, vive di elemosine, di piccole cose, di sorrisi accennati. Poeti, scrittori e filosofi che hanno parlato della aborrita vecchiaia, i piú non l’hanno mai raggiunta; parlavano dunque della vecchiaia altrui, che è tutt’altra cosa. Niente offende piú dei coetanei che perdono tempo sulle panchine. Alcuni flash: impazienti, vogliono essere serviti per primi, mangiano sbirciando il piatto degli altri, tirano fuori continuamente l’orologio, un conto alla rovescia.

Per la strada, a un incrocio, alzano il braccio col bastone anche quando non lo hanno, stolida affermazione di una capacità perduta. Nelle ore vuote telefonano. A chi? A chi li precede di un anno o due, che è la dimensione del possibile.

Da vecchi si diventa invisibili: in una sala d’aspetto, tutti in fila, entra una ragazza che cerca qualcuno. Fa il giro con gli occhi e quando arriva a te, ti salta come un paracarro. La vecchiaia comincia allora. Si entra, già da allora nel calendario; il risveglio al mattino diventa quasi un “miracolo”, “c’è l’ho fatta anche oggi”; ma il movimento nella strada è come l’avvertimento che per gli altri il tempo è scandito dagli orari. Tre secoli fa un mistico svedese scriveva, che nell’al di là prima si perde la memoria, poi i desideri fino a che l’occhio fisso non vede che la luce di Dio.Che sia questo il sorriso dei morti?

Salvatore Giacalone

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