Una punta di Sal. “La luce abbagliante di Mazara e i ruderi di una chiesa...”

L’ex chiesa di Sant’Ignazio non è un monumento qualsiasi. Ha una storia anche misteriosa fin dalla sua realizzazione

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
06 Agosto 2023 12:59
Una punta di Sal. “La luce abbagliante di Mazara e i ruderi di una chiesa...”

Il diario di una giornata, di un viaggio in Sicilia. Lo svela una turista francese, tale Oriette in un social, allegando quattro foto che documentano la sua denuncia: “Passeggiando sotto la luce abbagliante di Mazara ci è sembrato surreale trovare un portone che nascondesse i ruderi di una chiesa: Sant’Ignazio. Oggi versa in un profondo stato di degrado, ma viene spontaneo pensare che forse un tempo era bellissima”. Ha ragione la turista perché l’ex chiesa Sant’Ignazio non è un monumento qualsiasi.

Ha una storia intrecciata, anche misteriosa fin dalla sua realizzazione. E’ ubicata in Piazza Plebiscito (che oggi potrebbe chiamarsi “Piazza Pizza”), accanto all’ex Collegio dei Gesuiti con il quale comunicava attraverso un passaggio vicino all’altare. Era la Chiesa dei Gesuiti. Prende nome dal loro fondatore, il religioso spagnolo Ignazio di Loyola, proclamato santo nel 1622 da papa Gregorio XV. Fu costruita nel 1701 sui resti di un palazzo dei nobili mazaresi Adamo, su progetto di Angelo Italia e Giacomo Napoli.

Erano i tempi prima che scoppiasse la guerra. Il 1° maggio 1701 ebbe luogo la festa e le cerimonie per la proclamazione di Filippo V. In origine la chiesa aveva una pianta ovale, con otto coppie di colonne tuscaniche, sei altari laterali e uno maggiore al centro, con una grande cupola e due campanili gemelli. Crollò nel dicembre 1933. Nell’ultimo trentennio (1901) della sua esistenza funse da Cattedrale, poi fu chiusa al culto e trasformata in sala per riunioni consiliari, cinema e sede di comizi elettorali.

Sindaci dell’epoca sono stati Vito Favara Scurto e Dino Sansone. Alla chiesa sopravvissero, per un decennio, i due campanili gemelli demoliti dopo le bombe del 1943. Oggi si conserva purtroppo solo il prospetto, in stile barocco, nel quale si distinguono due ordini. Nel primo ordine figurano quattro colonne tuscaniche sporgenti, al centro delle quali è collocato un portale barocco, sormontata da un fregio rotondo con il busto marmoreo di Sant’Ignazio, opera del Marabitti. Il secondo ordine è caratterizzato, invece, da due colonne composite che sorreggono un timpano a linee curve spezzate, mentre al centro figura un altro portale pieno con un architrave decorato da volute e un fregio.

I ruderi della Chiesa di Sant’Ignazio sono il racconto di uno splendido passato che ci conduce al Collegio dei Gesuiti: un complesso monumentale di rara bellezza nel cuore del centro storico, accanto al Museo del Satiro e che comprende al suo interno più di cento opere – una galleria dedicata all’illustre scultore mazarese Pietro Consagra nel centenario della sua nascita, ripercorrendone il suo iter artistico e la sua parabola creativa. Circa vent’anni è durata la costruzione del grandioso Collegio dei Gesuiti , diretta dagli architetti Giacomo Napoli ed Angelo Italia, la prima pietra fu posata nel dicembre 1675.

La monumentale costruzione con l’imponente portale barocco, lo scalone, i telamoni che sostenevano i capitelli e la trabeazione, l’atrio, la loggia, sono indicativi dell’autorità e del prestigio dell’Ordine. Per oltre mezzo secolo, il Collegio dei Gesuiti fu un importante centro di studi, e per quasi dieci anni fu anche sede di Università con facoltà di Filosofia e Teologia. Rasserena lo spirito la visione del luminoso chiostro. Oggi nuova vita ferve nelle sale di quella che fu la famosa scuola dei Gesuiti.

Negli anni scorsi vi furono dei tentativi per riportare al Collegio dei Gesuiti qualche facoltà universitaria, ma si trattò più di propaganda elettorale che di seri impegni della politica locale che stenta, negli anni contemporanei, di fare il salto di qualità. Non ha pari la grandiosità e la ricchezza del Chiostro del Collegio dei Gesuiti, con le sue 24 colonne doriche e la meraviglia degli archi imponenti e solenni che lo cingono come in un abbraccio. Magnifico esempio di architettura e d’impegno morale, che i beni destinati da alcuni nobili siciliani del tempo hanno reso possibile per perpetuare nei secoli un messaggio di solidarietà, di scienza e di speranza.

Circa vent’anni è durata la sua costruzione diretta dagli architetti Giacomo Napoli ed Angelo Italia, la prima pietra fu posata nel dicembre 1675. Oggi è anche sede espositiva dedicata a reperti archeologici di età romana rinvenuti nel Mar Mediterraneo e opere d’arte contemporanea di Pippo Rizzo, Michele Dixit, Gianbecchina, Enzo Santostefano e Rosa Ferreri, insieme a opere scultoree e pittoriche dell’artista mazarese Pietro Consagra. Proprio a questo importantissimo artista mazarese dal 2020, nel centenario della sua nascita (Mazara del Vallo 1920- Milano 2005), il Comune di Mazara del Vallo, in collaborazione con la Fondazione Orestiadi, hanno reso fruibile attraverso una mostra permanente un’importante raccolta di opere grafiche (litografie, acqueforti, acquetinte, serigrafie) – per la prima volta studiata e catalogata – di trent’anni di produzione di questo grande maestro, figura simbolo dell’arte del Novecento.

Mazara storica e contemporanea sulla scena è questa ma tanto altro ancora. C’è un fiume, il Màzaro, che può raccontarne le vicende fin dalla nascita di questa città luminosa e avvolta da tanti misteri antichi e recenti.

Salvatore Giacalone 

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