“Una punta di Sal”. Dal vecchio ospedale…Al cinema Mannina

Il vecchio nosocomio mazarese era situato nel centro storico. Vicino l’antico cinema ove proiettate storiche pellicole

Redazione Prima Pagina Mazara
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04 Febbraio 2024 08:41
“Una punta di Sal”. Dal vecchio ospedale…Al cinema Mannina

L’ospedale di Mazara sempre al centro dell’attenzione. Nel passato e nel presente. E’ una storia complessa difficile anche da ricostruire ma è certo che è stato tra i primi edifici destinati ad ospedale nella provincia di Trapani. La storia di questo ospedale risale all’anno 1594, quando il Vescovo Luciano De Rubeis diede corso alla costruzione del ricovero degli infermi, allora denominato “Spetale” consacrato al nome glorioso di S. Lucia. La collega giornalista Barbara Lottero, in un articolo del 2011 apparso sul quindicinale della Diocesi di Mazara “Condividere”, spiega che per la trascrizione di Santa Lucia “esiste un documento datato 14 settembre 1725, in cui la storia di questo ospedale viene ricostruita per il periodo che va dal 1574 fino appunto al 1725, anno del documento stesso.

Questo documento, curato dal cappellano don Alberto Catalano, narra di un tempo in cui, un territorio di notevole estensione era posto sotto la guida spirituale della Diocesi di Mazara del Vallo”. L'ospedale più antico di cui si hanno notizie, venne fondato nel 1594, dall'allora vescovo Luciano de Rubeis, che lo finanziò con fondi propri, insieme a precedenti fondi stanziati dal suo predecessore, il vescovo Antonio Lombardo. Venne intitolato a Santa Lucia. Prima di questo, Mazara del Vallo possedeva già un luogo dedicato alla cura dei malati presso la chiesa di Sant’Egidio, che venne però abbandonato perché non più adatto alle crescenti esigenze della città.

Fu per questo motivo che il vescovo De Rubeis fece procedere all'acquisto di terreni e case situati nel piano della Concezione (oggi via Casa Santa). Ci sono molti vuoti nella storia dell’ospedale Santa Lucia, si conosce per certo che accolse anche infermi dei centri vicini che erano sprovvisti di qualsiasi centro anche per cure molto semplici. Un salto nella storia. Quello che oggi viene chiamato "ospedale vecchio" venne fondato nel 1657 dal vescovo Giovanni Lozano, ed è situato nel centro storico (vedi foto di Mazara Forever), vicino alla chiesa del Purgatorio, o di San Calcedonio, (oggi via Ospedale vecchio).

Suoi successori nella reggenza dell'ospedale furono il canonico Mariano Ortis, don Pietro Mirabella e il capitano di giustizia Francesco Centorbi. Negli anni ’20 e ’30 l’ospedale divenne più funzionale con ulteriori spazi, in particolare un salone con 15 posti letto per il ricovero degli ammalati. Giù, a piano terra vi era l’ingresso e l’infermeria. Le auto dei soccorsi riuscivano a stento ad entrare e ad uscire dalla strada stretta di via Ospedale Vecchio, una strada, però, molto frequentata nel pomeriggio e la sera perché a fianco dell’ospedale c’era il mitico cinema Mannina dove venivano proiettati in quella sala piena di fumo: Ombre Rosse e poi la triade Catene (1949), Tormento (1950), I figli di nessuno (1951) con la coppia di attori Yvonne Sanson e Amedeo Nazzari, poi ancora Sentieri selvaggi, Le due Orfanelle, La cieca di Sorrento...

e negli ultimi tempi, oltre al matineè, si davano due spettacoli al prezzo di uno. Quando il film piaceva spesso lo si vedeva due volte. Le proiezioni cinematografiche spesso venivano interrotte per far posto al Teatro dei Pupi Siciliani. Ho davanti agli occhi lo spettacolo di quando, nei western, arrivava il Settimo cavalleggeri suonando la carica, e noi piccoli facevamo un rumore d'inferno sbattendo la parte mobile della poltrona che era di metallo, quasi a partecipare anche noi all'azione.

Lo stesso avveniva quando lo spettacolo ritardava ad iniziare o quando l'intervallo tra il primo e secondo tempo era troppo lungo. Spesso la pellicola si rompeva ed allora iniziava il momento di baldoria fino a quando, riparato il danno, riprendeva la proiezione. Spesso quelli che erano seduti sui posti del piano rialzato lanciavano sotto di tutto, facendo imbestialire quelli della platea e quindi i posti collocati in alto erano i più ambiti. Il fumo delle sigarette sovrastava platea e piano rialzato, si respirava pesante ma si andava avanti a vedere il film, il pavimento era piano di mozziconi di sigarette.

Il vecchio ospedale rimase in funzione fino al 1968, quando quello nuovo, sebbene fosse ancora incompleto, venne attivato d'urgenza in concomitanza con il terremoto del Belice del 1968 grazie all’impegno del dottore Vincenzo Ingraldo. L'ospedale, titolato ad Abele Ajello, nel 1995, con l'istituzione dell'Azienda sanitaria locale n.9 fu incorporato nell’Asl. Nel 2009 passò all'Azienda sanitaria provinciale di Trapani. Nel mese di luglio 2010, il locale comando dei Vigili del fuoco, a seguito di sopralluoghi effettuati nella struttura ospedaliera, ha riscontrato l'inadeguatezza della stessa, in particolar modo in merito alla sua sicurezza.

Per tali motivi ha comunicato alla Prefettura di Trapani la «sospensione di tutte le attività ospedaliere», richiedendo la riduzione del numero di posti letto ad un numero inferiore a 25 e l'adeguamento del piano sicurezza della struttura. Alla luce dei problemi riscontrati, l'Asp di Trapani ha reperito i fondi per realizzare la ristrutturazione dell'ospedale e la costruzione di nuovi padiglioni: un finanziamento dell'Unione europea per un totale di 32,4 milioni di euro. Area di emergenza-urgenza limitrofa all'ospedale, utilizzata dal 2012 al 2017 durante i lavori di ristrutturazione mentre le unità operative, durante gli interventi di ristrutturazione, furono trasferite presso i presidi ospedalieri vicini di Castelvetrano (P.O.

Vittorio Emanuele II) e Marsala (P.O Paolo Borsellino), mentre fu attivata un'Area di emergenza urgenza limitrofa al nosocomio. Il progetto, redatto dall'architetto Giuseppe Sindoni del gruppo SairGeie, prevedeva una separazione dei flussi d'ingresso alla struttura, con la creazione di nuovi accessi per ambulanze e per specifici reparti. L'ospedale è stato inoltre dotato frontalmente di una grande parete fotovoltaica. I lavori si sono conclusi a settembre 2016. Sono stati 11.000 i m² di demolizioni effettuate con l’innovativa tecnica della decostruzione e realizzati ex novo e 4.800 m² di ristrutturazione, per complessivi 16.300 m² di ricostruzione.

Nel giugno 2017, sono tornate le unità operative nella nuova struttura. Nel febbraio 2019 nella nuova rete ospedaliera regionale l'Abele Aiello è stato individuato come DEA di primo livello ma che è ancora priva di molti reparti. Non mancano le proteste ma finora le risposte non sono arrivate.

Salvatore Giacalone. 

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