“Un punta di Sal”. Baby gang. I bulli cittadini

Le cause del fenomeno vanno ricercate in primis nel sistema valoriale all’interno del contesto familiare

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
15 Settembre 2024 09:36
“Un punta di Sal”. Baby gang. I bulli  cittadini

Si susseguono con una cadenza spaventosa. Da Nord a Sud Italia, le aggressioni verbali e fisiche ai danni di uomini e donne indifesi diventano sempre più efferate grazie alla diffusione virale dei video sui social network. Ma non sono solo uomini e donne di qualsiasi città piccola o grande che sia. Ci sono anche le baby gang. A Mazara del Vallo, nella notte tra domenica 11 e lunedì 12 agosto, un turista milanese, seduto in compagnia di alcuni amici sul muretto che delimita la spiaggia di Tonnarella con il Lungomare Fata Morgana, veniva sfiorato da uno scooter con tre giovani a bordo che percorreva ad alta velocità la pista ciclabile in controsenso.

Il turista rimproverava i giovani, dopo pochi minuti, chiamato a raccolta il “branco” composto da una ventina di ragazzi e ragazze (sembra tutti minorenni), i giovani si presentavano dal turista, reo di essersi lamentato, picchiandolo ferocemente tanto che il milanese, dopo aver provato a difendersi, ad un certo punto si è rannicchiato nella speranza che finissero presto. L’uomo ha dovuto ricorrere alle cure sanitarie ma fortunatamente non ha subito gravi conseguenze. Nel mese di ottobre dello scorso anno un cittadino di Mazara, stanco di vedere i propri nipoti essere vittima di bulli e presunte baby gang, se così si possono chiamare, dichiarava ad una emittente locale che il problema ormai è evidente in città, ma sembra non essere trattato come si dovrebbe.

Il cittadino scrive: “sappiamo chi sono, si riversano in centro città, compiendo veri atti di microcriminalità, esempio rubando soldi o cellulari a ragazzi più piccoli, spesso quello che fanno è pestare altri ragazzi, parlo di ragazzi dai 12 ai 15 anni, senza nessun motivo. Spero che in città ci siano più controlli da parte degli organi di pubblica sicurezza, e dagli agenti della polizia municipale”. Secondo alcune teorie, le azioni criminose delle baby gang si ricollegano al contesto familiare e affettivo in cui sono cresciuti i minori.

Altre teorie sostengono la tesi secondo cui l’adesione alle baby gang è volontaria e spontanea, quindi non strettamente collegata al contesto familiare di bambini e ragazzi coinvolti. Secondo questa prospettiva, i giovani, influenzati da determinati contesti valoriali, scelgono la strada delle baby gang per ottenere un guadagno in termini economici o di autostima. Vi sono poi le teorie che fanno leva sul concetto di aggressione-frustrazione. In questo senso, il fenomeno delle baby gang avrebbe origine nella psiche di soggetti frustrati.

E quando la fonte di una frustrazione non può essere controllata, l’aggressività si rivolge verso un obiettivo debole. Purtroppo spesso sono i più deboli ad essere i bersagli di pestaggi, furti e bullismo, che spesso hanno come teatro il contesto scolastico. Si può trattare di volta in volta del compagno di scuola, da cui quotidianamente farsi consegnare piccole quantità di denaro facendo leva sulla sua paura e sudditanza psicologica.Oppure il malcapitato può essere un semplice passante, colpevole magari di uno sguardo di troppo e capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato per puro caso.

Non è raro che le baby gang prendano di mira case e appartamenti per compiere piccoli furti e danneggiamenti. Si introducono per rubare qualche contante e piccoli oggetti o anche solo per divertirsi con ciò che trovano. Lo scopo non è tanto il valore del bottino ma la dimostrazione chiara e precisa di quanto si è forti e coraggiosi di fronte agli amici. Ma non è finita. Perché ora ci sono le “mode”. Sembra che tra i banchi di scuola si registra anche un altro fenomeno: il “sexting”, ovvero, la diffusione di foto intime, spesso scattate nei bagni degli istituti durante l’intervallo oppure nelle ore di lezione.

Il caso è successo a Lecce ma sembra che abbia copiosi riflessi in altri istituti. Il più recente registra aggressioni e umiliazioni in classe per un 17enne. I "compagni" gli toglievano la maglietta per usarla come cancellino della lavagna. I genitori hanno presentato una denuncia, allegando un video fatto da un amico del giovane e ricevuto dalla madre in chat. Violenza fisica, violenza verbale e via web. Un atteggiamento che i bulli manifestano in classe ma che, invece, sembra nascere tra le mura domestiche.

Assistiamo certamente ad una crisi di autorevolezza della famiglia. I genitori hanno oggi poco tempo da dedicare ai propri figli e spesso per compensare questo deficit, tendono ad accontentarli nelle loro richieste. Talvolta i genitori pensano che assumere un ruolo paritario aiuti la relazione con i figli. Ma non è così. La famiglia ha anche un ruolo fondamentale nel trasmettere il senso di rispetto verso la scuola e gli insegnanti. Se la scuola sanziona un ragazzo, è dovere dei suoi familiari capire che cosa sia successo e confrontarsi con gli insegnanti. Assistiamo, invece, oggi ad una colpevolizzazione della scuola.

Ma le famiglie dovrebbero farsi un bell’esame di coscienza.

Salvatore Giacalone

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