Ultime della sera. Un artista nell’ombra

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
21 Febbraio 2020 19:16
Ultime della sera. Un artista nell’ombra

In un “cuttighiu” di via Bagno c’era la bottega di mio zio Vincenzo, un falegname. Non era la solita bottega dove lavorano il legno realizzando infissi o mobili, ma quella di uno scultore, un intagliatore. Marito della sorella di mia madre, per me una seconda madre, di quelle zie che tutti dovrebbero avere nella propria vita, sempre presente e disponibile, capace di donare un amore incondizionato, quasi illogico tanto era sincero e puro. Per i miei nipoti erano degli altri nonni, lei amorevole e protettrice, lui molto silenzioso, più per timidezza che per scontrosità, ma con loro si apriva, sorrideva sempre e si lasciava andare in lunghe chiacchierate.

Conoscevamo le sue opere, talvolta ne constatavamo i progressi nelle varie fasi di realizzazione, ma lo abbiamo sempre visto più come lo zio, l’insegnante di professione e meno come l’artista. Ricordo una volta quando gli chiesi quale opera avrebbe voluto aver fatto lui, “il crocefisso di Cimabue” rispose, “ma è un pittore", mi mostrò un volto di cristo inciso su di una tavola di legno che richiamava la stessa espressione, “tutta l’arte è manifestazione al mondo della bellezza!”.

Molto religioso, le sue opere per lo più raffiguravano soggetti religiosi, devoto a San Liberante, vescovo e martire a tanti sconosciuto. Curiosi di questa devozione all’apparenza “originale”, gli si chiedeva chi fosse questo santo, lui raccontava: "San Liberante è stato vescovo di Messina. All’imperatore Adriano in visita a Messina, fu denunciato come cristiano e dopo un processo sommario dove lui rifiutò di rinnegare la fede in Cristo, venne condannato al rogo insieme alla madre. Ma rimasero illesi, il fuoco li risparmiò.

Tutti gridarono al miracolo ma l’imperatore, il giorno dopo li fece decapitare." Il giorno della sua morte scrissi un post su Facebook: “Oggi se n’è andato mio zio Vincenzo Gancitano, scultore e già insegnante dell’istituto d’Arte di Mazara, dopo poco più di un anno dalla scomparsa dell’amata moglie. Persona schiva e riservata, si definiva un falegname a cui Dio aveva concesso un dono, l’arte, perché l’arte è l’aspetto più bello dell’umanità. Il funerale sarà celebrato domani alle 15 presso la chiesa di San Lorenzo che custodisce alcune delle sue opere.” Arrivarono tantissimi messaggi di cordoglio da suoi ex alunni e colleghi, che lo descrivevano come un insegnate disponibile e molto paziente, di un collega riservato ed educatissimo.

“Amato professore Vincenzo Gancitano, un artista che ha fatto innamorare tanti alunni della sua materia”. “Un’icona negli anni 70 dell'Istituto Regionale d'Arte di Mazara, che ha formato e fatto amare a centinaia di studenti l'arte dell'intaglio del legno”. “Se ne va un pezzo della mia adolescenza” “La sua assenza si sentirà in futuro, nella zona, al momento, non si conosce nessun'altra capacità creativa ed esecutiva del suo livello”. “Se oggi faccio questo mestiere lo devo a lui e alla passione che mi ha trasmesso”.

“Lo ricorderemo sempre con gioia ed affetto, oltre ad essere un ottimo artigiano del legno è stata una persona umile e comprensiva sempre a disposizione degli studenti sia per consigli tecnici sia per apprezzamenti di merito.” “Le sue opere sono presenti in molte chiese e collezioni private, cercatele e ammiratene i preziosi dettagli”. “Addio maestro”. Mi resi conto che sino ad allora non avevamo appieno compreso l’insegnante che era stato e soprattutto l’artista che era stato.

Un’artista che rifuggiva da quanto poteva costituire un riconoscimento, lodi e onori, ma che si nutriva della passione per la sua stessa arte, che aveva lasciato un segno nella vita di tante persone come insegnante. Per noi era lo zio Vincenzo di cui conserviamo con affettuoso orgoglio il ricordo. Peppe Asaro

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