Ultime della sera. Per Amore

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
04 Aprile 2020 20:29
Ultime della sera. Per Amore

La paura è un sentimento primario, legato alla difesa di noi, alla sopravvivenza, alla salvezza. Ma la paura di cui stasera qui scrivo,  è in realtà un sentimento secondo, perché segue l’amore. In questi giorni abbiamo paura : perché e  di cosa  abbiamo paura? Abbiamo paura perché amiamo, e tutto ciò che amiamo, temiamo di perderlo. La vita, innanzi tutto, i nostri cari, le nostre abitudini, la nostra libertà.  Abbiamo paura che a coloro che amiamo, accada qualcosa e che questo accada senza di noi, senza che nessuno di noi possa fare nulla, neanche stare vicini, tenere una mano, recitare un rosario, fare una carezza.

Lo sa bene chi, come me, ha figli lontani. Abbiamo paura perché amiamo, non perché siamo vigliacchi. Abbiamo paura perché non possiamo proteggere, non possiamo condividere, non possiamo accompagnare. In questi giorni, la paura è conseguenza dell’amore. Se non mi interessasse nulla di te, non mi preoccuperei per te. Se non ti amassi figlia mia, oggi,  non ti starei lontana. E questo sembra un controsenso, poiché l’amore è vicinanza, è “non ti lascerò mai”, è “stammi accanto”, è accudimento, cura, contatto.

Eppure oggi non può essere così. Si partorisce circondati dal personale medico, infermieristico, ostetrico. Eccezionalmente il padre del bambino, tutto bardato come un cavallo al palio, entra ed assiste e partecipa al miracolo. E va subito via. Dopo, nessuno degli affetti più cari, nessuna madre, nessuna sorella a condividere quella rivoluzione del passaggio dall’essere donna all’essere anche madre, irreversibilmente, per sempre. Si sta ricoverati in un reparto di medicina, o in un reparto covid, spesso da anziani, accuditi da infermieri solerti, ma senza  il conforto di un figlio , di un marito o di una moglie che dall’altra parte, in un'altra casa, soffrono di questa assenza.

 E talvolta, drammaticamente, così si muore. Da soli. Senza potersi guardare mentre si raccontano  le cose ultime, i segreti, il bene  e il perdono. E’ per amore che nessuno può oltrepassare quella porta d’ospedale. È terribile, incomprensibile, innaturale, ma è così. La mente non accetta, non contiene questo sovvertimento dell’amore che  , per sua natura e definizione, è incontenibile. Eppure, è per paura di far male a chi ami che tieni la candeggina in macchina e la spruzzi sotto le suole delle scarpe che hanno calpestato passi di altri, è per paura di far male a chi ami che non gli butti le braccia al collo e non annusi il suo odore e non asciughi le sue lacrime.

Per amore, è tutto fatto per amore. Se qualcuno bussasse alla nostra porta e ci dicesse “devi dare un rene, un occhio, un piede, la vita per salvare tuo figlio, tuo padre…” non esiteremmo neanche un minuto. Lo so che è così. Quante volte ho accolto genitori che alla notizia della diagnosi di una terribile malattia di un figlio, hanno detto affranti e arrabbiati “ perché a lui? Perché non a me?” e so che non mentono. Adesso per salvare chi amiamo, ci viene chiesto di stare lontani.

Perfino lontani dall’Altare a cui ci siamo nutriti, su cui si spezza il pane dell’Amore più grande, di un Dio che si fa uomo e si inchioda alla croce. Per Amore. E ci manca, mi manca questo digiuno, questa preghiera amputata . Ci pesa come una ingiustizia. Bisognerà  inventare un nuovo vocabolario dell’amore per questi giorni di contatto senza tatto, arricchirci di parole piene di senso e lasciare cadere quelle vuote e inutili. Bisognerà riprendere la bussola e re-imperare a trovare il nord e ri-tracciare le rotte delle nostre relazioni, dei nostri affetti, di ciò che davvero vale.

Nell’attesa di ritrovare, ancora e finalmente, le mani… Maria Lisma

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