Ultime della sera: “Il Papa e il Re”

Lotte ingerenze e relazioni tra il papato e il regno di Sicilia (parte prima)

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
30 Aprile 2021 18:30
Ultime della sera: “Il Papa e il Re”

Le prime notizie sui normanni nel meridione d’Italia risalgono al 1016 quando un gruppo di pellegrini di ritorno dalla Terra Santa furono assoldati dal principe di Salerno impegnato contro i mussulmani. Il principe, colpito dal loro valore militare, li invitò a rimanere ma i normanni rifiutarono e tornarono nel nord della Francia. La notizia si sparse tra i villaggi della Normandia e, negli anni che seguirono, molti gruppi di avventurieri partirono in cerca di fortuna per il Sud d’Italia.

Le migrazioni isolate e spontanee divennero via via sempre più frequenti durante le lotte tra l’impero germanico e quello bizantino e tra i feudatari pugliesi. Questi sparuti gruppi di mercenari combatterono ora per l’uno ora per l’altro ricevendo in cambio oro e concessioni territoriali tanto che già nel 1030 si ha notizia di un principato normanno ad Aversa. Fu così che nel 1035, tre fratelli normanni figli di Tancredi, un piccolo feudatario di Hauteville la Guichard, si trasferirono a Salerno al servizio del principe Guaimano.

Ma Guglielmo, Drogone e Umfredo, non si accontentarono di combattere al servizio del principe e, approfittando delle discordie tra i baroni locali, iniziarono una rapida ed inesorabile conquista dei territori pugliesi (all’epoca si chiamava Puglia tutto il territorio che comprendeva l’attuale Puglia, la Campania e la Basilicata). Guglielmo, detto braccio di ferro fu proclamato Conte di Puglia e la fama delle loro imprese richiamò anche i fratelli minori Roberto e Ruggero. Intanto, lo Stato della Chiesa, iniziava a temere il crescente potere del feudo normanno: minacciato a nord dall’imperatore, adesso doveva guardarsi anche da questo nuovo stato guidato da guerrieri tanto abili quanto crudeli.

In effetti i normanni discendenti dagli antichi pirati vichinghi, da tempo si erano convertiti al cristianesimo e facevano parte a pieno titolo della nuova Europa disegnata da Carlo il Grande ma dei loro antenati avevano conservato lo spirito di avventura, la ferocia e il coraggio in battaglia e la spaventosa crudeltà nei confronti dei loro nemici. Erano diversi dagli altri guerrieri che vivevano in Italia in quel periodo, le loro donne cavalcavano al fianco dei mariti e in battaglia non erano da meno. Utilizzando le staffe che permettevano un equilibrio maggiore, la supremazia dei cavalieri normanni era assoluta.

Alla morte di Guglielmo, il successore Drogone viene assassinato in una congiura di baroni ma Umfredo li sconfigge vendicando il fratello e riprendendo il potere. I baroni superstiti, sentendosi minacciati, si rivolgono al Papa Leone IX il quale coglie il pretesto per ridimensionare, una volta per tutte, il potere degli Altavilla. Alla testa di un esercito composto da italiani e germanici, marciò in guerra contro i normanni. Lo scontro avvenne a Civita nel 1053 dove Roberto detto il Guiscardo (lo scaltro), figura emergente della famiglia Altavilla, con grande astuzia sbaragliò l’esercito pontificio e fece prigioniero il Papa. I normanni avevano dato una grande prova di forza distruggendo in un solo giorno un intero esercito e catturando il pontefice.

Contrariamente a quanto ci si potesse aspettare Roberto, in quanto cristiano, si inchinò di fronte al pontefice chiedendo il suo perdono. Leone rispose all’astuta mossa del Guiscardo con una mossa altrettanto abile. In posizione di prigioniero, sapendo che la sua vita è nelle mani di Roberto, il Papa non solo lo perdona ma lo nomina addirittura duca di Puglia. Con questa mossa, apparentemente controversa, il Papa sancisce la sua superiorità feudale pur dovendo accettare la superiorità militare del nuovo signore di Puglia.

Per avere un nuova occasione di incontro tra i papi e normanni, bisogna aspettare la prima crociata indetta da Urbano II. Ruggero d’Altavilla, che aveva appena conquistato la Sicilia riportando il cristianesimo sull’isola dominata per quasi due secoli dai mussulmani, non partecipò alla crociata motivando questa sua decisione con l’intenzione di non voler irritare il popolo che aveva appena sconfitto e assoggettato. Urbano, invece di disapprovarlo, si dimostrò comprensivo e anzi, come segno di gratitudine per la cristianizzazione della Sicilia, gli conferisce il titolo di legato apostolico, e cioè il potere di nominare direttamente i vescovi e di formare nuove diocesi in piena autonomia e senza l’approvazione del papa.

Con la conquista dei normanni, la Sicilia diventa il cuore di un nuovo stato dove i nuovi dominatori si impegnano in un’opera di fusione e di amalgamazione di popoli, culture, civiltà e religioni diverse dando vita ad una straordinaria civiltà esempio di ricchezza, tolleranza e splendore. A continuare questa politica di Ruggero, fu chiamato il figlio e successore Ruggero II che, alla morte del cugino Guglielmo duca di Puglia, nel 1127 riunisce tutti possedimenti degli Altavilla sotto il suo dominio diventando di fatto il padrone assoluto di tutto il meridione d’Italia.

Papa Onorio II, terrorizzato all’idea che tutto il territorio della penisola a sud di Roma fosse nelle mani di un solo e potente sovrano, cercò di sobillare i baroni pugliesi fomentando continue rivolte. Vedendo fallire i suoi tentativi di rovesciare Ruggero, al Papa non rimane altro che accettare il potere del conte di Sicilia e investirlo col titolo duca di Calabria e di Puglia. Ancora una volta i papi, impotenti nei confronti del potere militare normanno, si devono accontentare del solo potere di investitura.

Ma i rapporti tra la chiesa di Roma e lo stato del sud sono destinati ad intrecciarsi radicalmente. Alla morte di Onorio, nella chiesa avviene uno scisma con la contemporanea elezione di due papi: Innocenzo II e Anacleto II. Se pure costretto in un primo momento a rifugiarsi in Francia, Innocenzo poteva sicuramente contare su appoggi politici più numerosi rispetto ad Anacleto. Oltre al re di Francia infatti, Innocenzo poteva contare anche sul sostegno dell’imperatore. Nel frattempo Ruggero cercava di rafforzare il suo potere nei confronti dei baroni che, dopo la promulgazione delle leggi di Melfi, sentivano il loro potere ulteriormente limitato.

Per porre fine alle ribellioni, Ruggero convocò il parlamento al completo a Salerno nel 1129 durante il quale convinse i vescovi e i baroni sull’opportunità di trasformare il ducato di Puglia e la contea di Calabria e di Sicilia in un unico grande regno. Quando Ruggero presentò la proposta al Papa Anacleto, questi, bisognoso di forti alleati politici, non esitò a nominarlo re di Sicilia in cambio del suo appoggio. E così, la notte di Natale dell’anno 1130, in una sfarzosa cerimonia senza precedenti, Ruggero II fu incoronato primo re di Sicilia.

(fine prima parte)

Paolo Asaro

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