Quando nel 2005 Andrea Camilleri scrisse quello che doveva essere l'ultimo episodio della saga del commissario Montalbano, lo consegnò alla sua migliore amica, affinché lo custodisse gelosamente in cassaforte. Lei era Elvira Sellerio, l'editrice a cui Camilleri legò la sua fortuna di scrittore, e a cui dedicherà il suo ultimo romanzo, “Riccardino”, appunto. Elvira Sellerio è stata una delle imprenditrici più colte, volitive, lungimiranti e visionarie che la Sicilia abbia avuto. Nata in una famiglia della borghesia palermitana, Elvira si laurea in Giurisprudenza e sin da giovanissima partecipa all'intensa vita culturale che in quegli anni anima il capoluogo siciliano.
Nascono così amicizie importanti, come quella che legherà lei e il marito - il fotografo Enzo Sellerio - a personaggi come Leonardo Sciascia e Antonio Buttitta. Elvira è una donna di passioni e temperamento, che guarda lontano, e ben presto il suo impiego alla Regione comincia a starle stretto. Decide cosi di stravolgere la sua vita: lascia il lavoro e con i soldi della liquidazione fonda, nel 1969, una casa editrice. E' il suo sogno, che condivide, oltre che con il marito, anche con gli amici intellettuali.
La Sellerio di via Siracusa infatti non sarà mai solo una casa editrice, ma un vero e proprio cenacolo letterario, un ritrovo di intellettuali che animano la vita culturale del capoluogo negli anni '70 e '80. Lì Leonardo Sciascia era di casa, come lo erano tutti gli scrittori e gli intellettuali di passaggio a Palermo in quegli anni. Fu così che quel salotto letterario a cui i Sellerio avevano dato vita si concretizzava in un vero e proprio progetto che non era solo culturale ma anche imprenditoriale e che in pochi anni si impone come impresa editoriale di livello nazionale.
Lo scopo era una cultura “amena”, a detta di Sciascia, dove l'impegno fosse intrinseco e coniugato con l'eleganza e il gusto del bello. Eppure, benché la Sellerio si sia poi affermata come casa editrice nazionale, Elvira ne ha sempre voluto preservare la fisionomia e l'identità siciliana, difendendone le radici e dando sempre grande spazio agli autori isolani. “Finché potrò resterò un editore libero, privato, indipendente, che fa libri di qualità”, amava dire. Temeva il lettore anonimo, e ne aveva soggezione ( “Lo immagino più intelligente, più colto, più pignolo di me” ).
Per questo sentiva molto forte il peso, la responsabilità della decisione, quando si trovava di fronte ad un manoscritto. E leggeva tanto, tantissimo, tutti i giorni, vivendo il suo mestiere come il tramite tra chi inventa storie e chi ha voglia di ascoltarle. E' lei, con il suo fiuto, a scoprire quei nomi che si trovano oggi nell'olimpo degli scrittori nazionali come Gesualdo Bufalino e Andrea Camilleri. E' stata lei la vera artefice della fortuna del commissario Montalbano. Era lei, la “Zarina” che animava le lunghe conversazioni che a volte si protraevano fino a notte fonda, tra un Martini e decine di sigarette, ad avere sempre l'ultima parola sulle scelte editoriali, nonostante al suo fianco non mancassero mai, oltre al marito Enzo, stimato fotografo, nomi autorevoli che contribuivano a dettare la linea editoriale e a scegliere autori e titoli, come Leonardo Sciascia, che era l'Autore per eccellenza, e che aveva dato grande impulso alla fondazione della casa editrice, ma anche Nino Buttitta, antropologo di fama internazionale e figlio del poeta Ignazio, o l'archeologo Vincenzo Tusa.
Fu lei a scoprire e lanciare “Diceria dell'untore di Bufalino”, anche se la Sellerio e i suoi libri dalla copertina blu si affermarono definitivamente sulla scena internazionale con “L'affaire Moro”di Sciascia. E poi ancora, tra gli autori che hanno dato lustro alla Sellerio e da lei voluti, ricordiamo Antonio Tabucchi, Gianrico Carofiglio, Adriano Sofri a cui affidò una collana di memorie e diritti civili, il giallo all'italiana di Carlo Lucarelli, Alicia Gimenez Bartlett. E infine Camilleri, salvifico per le sorti finanziarie della casa editrice.
In estate si trasferiva nella sua casa paterna di Marina di Ragusa, dove si racconta che accogliesse i suoi ospiti con lenzuola di lino stirate personalmente da lei. Raccontava che all'inizio non fu facile imporsi, da donna, in un ambiente maschile, ed era costretta a ricorrere a sotterfugi, come far passare una sua idea come se fosse stata partorita da Sciascia o da Buttitta, o farsi introdurre dal suo portiere ( una voce maschile ), se doveva fare una telefonata importante. Nonostante la separazione, Enzo Sellerio rimase il suo compagno di vita, il suo grande amore e l'editrice soffrì molto per la fine del loro matrimonio.
Separazione che segnò anche il destino della casa editrice: lei rimase ad occuparsi di narrativa e saggistica, lui di arte e fotografia. Morì prematuramente, dieci anni fa, lasciando un grande vuoto nell'editoria e nel panorama culturale dell'isola, nonostante i figli Antonio e Olivia abbiano continuato egregiamente l'attività della casa editrice. Catia Catania