E’ stata inaugurata domenica 26 settembre, presso il Collegio dei Gesuiti di Mazara del Vallo, la VI edizione di “Marenostrum”, il Festival Internazionale della Fotografia del Mediterraneo, con il patrocinio della Camera dei Deputati, della Regione Sicilia e del Comune. La mostra, composta da circa 300 scatti provenienti da ogni parte del mondo, racconta il Mediterraneo in ogni suo aspetto, dalle bellezze paesaggistiche agli eventi più drammatici.
La storia della marineria di Mazara del Vallo (ancora oggi il più grande porto peschereccio del Mediterraneo nonostante la sua flotta peschereccia nel giro di vent’anni si sia ridotta da 300 imbarcazioni da pesca mediterranea alle attuali 70) è stata connotata da diverse tragedie che hanno segnato la memoria della comunità peschereccia. Fra le esperienze più drammatiche vi sono quelle relative certamente all’annosa “guerra del pesce” (a partire da metà anni ’90 la contesa con i Paesi rivieraschi sulle acque internazionali ricche del rinomato gambero rosso) che ha fatto registrare negli ultimi 50 anni numerose aggressioni e sequestri di pescherecci e pescatori da parte delle motovedette dei Paesi nordafricani, Tunisia e Libia in particolare: una lunga scia di feriti, delle morti, danni incalcolabili, con conseguenze economiche e sociali sul comparto e di riflesso sulla vita della Città.
Il quotidiano online “Primapaginamazara” fin dalla sua fondazione ha raccontato questa storia (intervallata dai numerosi casi nei quali i pescatori di Mazara del Vallo si sono resi protagonisti di salvataggi di migranti che rischiavano di perdere la vita in mare). Lo ha fatto attraverso le parole dei protagonisti di vicende, spesso dolorose, lo ha fatto anche per immagini, a partire dal lungo inseguimento a colpi di mitragliatrice che nel febbraio 2010 vide il motopesca “Luna Rossa”, grazie alla caparbia del suo comandante Mimmo Asaro, sfuggire ad una motovedetta libica per far ritorno a Mazara del Vallo gravemente danneggiato; per finire all’aggressione del maggio 2021, molto simile nelle modalità alle precedenti, subita dal motopesca “Aliseo”, sempre nelle acque internazionali davanti la Libia, che ha provocato il ferimento del suo comandante Giuseppe Giacalone.In mezzo a questi due drammatici eventi, ve ne sono altri che hanno visto la prigionia di pescatori (fra questi anche molti tunisini, naturale la tendenza e la vocazione storica della Città di considerare propri figli i lavoratori, con le loro famiglie, originari da altri Paesi).Particolare impatto sull’immaginario collettivo, anche per i risvolti politici ad essa collegati, ha assunto la recente vicenda, accaduta un anno fa, dal 1 settembre al 17 dicembre, del sequestro a Bengasi da parte delle milizie sotto il comando del temibile generale Khalifa Haftar dei motopesca “Medinea” e “Antartide” e di 18 marittimi (8 autoctoni, 6 tunisini, 2 senegalesi e 2 indonesiani).108 giorni di autentica passione per le loro madri, mogli e figlie: disperazione, paura, ansia, illusioni e disillusioni fino alla felicità finale per la tanto attesa liberazione ed il tanto sospirato ritorno a Mazara del Vallo dei pescatori.
Con il progetto “guerra del pesce” (vedi foto copertina), attraverso 36 nostri scatti (20 del sottoscritto e 16 del nostro collaboratore Roberto Marrone che ha pure coadiuvato Roberto Rubino direttore artistico del Festival) considerati “necessari”, al fine supremo di un giornalismo capace di raccontare la verità di quei fatidici giorni, abbiamo voluto rappresentare singole storie nella speranza di suscitare empatia e “allenare” la memoria su un mestiere, quello del pescatore, antico quanto la storia dell’uomo ma sempre più spesso negli ultimi anni mortificato dal sistema dei poteri forti ed immolato sull’altare di variegati interessi geopolitici che agitano il Mediterraneo.
La mostra “Marenostrum” è visitabile ogni giorno ad esclusione del lunedì. Ricordiamo che il Festival Internazionale della Fotografia del Mediterraneo chiuderà i battenti il 17 ottobre.
Francesco Mezzapelle