Pesca, Libia, spari su motopesca di Mazara al largo di Bengasi. Provvidenziale intervento Marina Militare Italiana.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
06 Settembre 2019 13:53
Pesca, Libia, spari su motopesca di Mazara al largo di Bengasi. Provvidenziale intervento Marina Militare Italiana.

Un vero e proprio atto di pirateria si sarebbe verificato questa mattina, intorno alle 8,30, a circa 32 miglia a nord dal porto di Bengasi. Ad esser presi di mira ancora una volta pescherecci della marineria di Mazara del Vallo impegnati nella pesca del rinomato gambero rosso nei fondali delle acque internazionali davanti la Libia. Secondo alcune fonti, un grosso gommone con a bordo dei presunti militari cirenaici si sarebbe avvicinato ad un gruppo di motopesca di Mazara del Vallo che in quel momento stavano pescando nella zona.

I militari libici avrebbero esploso dei colpi di mitraglietta per far allontanare da quell’areale di mare i pescherecci mazaresi: “Anna Madre”, “Grecale”, “Aristeus”, “Medinea”, “Fenice”, “Artemide”, “Gladius”, “Diamante” e “Antartide”; fortunatamente l’intervento in zona di una unità della marina Militare Italiana avrebbe evitato il peggio e fatto desistere dal tentativo di sequestro da parte dei libici. L’azione però –come dicevamo- rappresenta l’ennesimo atto di pirateria nei confronti della marinerai di Mazara del Vallo.

Lunga è infatti la storia dei sequestri di pescherecci mazaresi sorpresi a pescare all’interno della cosiddetta ZEE, zona interdetta alla pesca istituita unilateralmente nel febbraio 2005 dal Governo di Tripoli e che si estende per 62 miglia oltre il  limite di 12 miglia delle acque territoriali; la Libia avrebbe adottato quella decisione rifacendosi alla “Convenzione di Montegobay” del 1982 riferibile però agli areali oceanici, non certo applicabile in un mare chiuso come il Mediterraneo (in foto copertina la ZEE libica).

Ricordiamo che l’ultimo atto di questa nuova “guerra del pesce” si è consumato lo scorso 23 luglio quando il peschereccio di Mazara del Vallo “Tramontana” era stato fermato da una motovedetta libica a circa 60 miglia a est di Misurata. Il peschereccio era stato trasferito nel porto della città di Misurata che, ricordiamo, è sotto il controllo del GNA, il Governo guidato da Fayez Al Farraj riconosciuto dall’Onu e che si sta battendo con l’esercito del generale Khalifa Haftar per il controllo del Paese.

Dopo l’intervento della diplomazia italiana e del governo Conte il peschereccio era stato liberato dopo circa 24 ore; purtroppo ai pescatori era stato però confiscato il pescato di diversi giorni di pesca, un danno di decina di migliaia di euro. Purtroppo in questi ultimi decenni sono stati spesso i pescatori di Mazara del Vallo a pagare, come soldati in “trincia”, un mancato intervento delle Autorità internazionali volto a risolvere l’annosa controversia sulle acque internazionali davanti la Libia, areale storico per i mazaresi per la pesca gambero rosso nei fondali sabbiosi di circa 500-700 metri”; spesso, ecco anche il paradosso, i sequestri negli ultimi anni sono avvenuti da parte di motovedette fornite negli anni scorsi dall’Italia alla Libia e con personale formato nel nostro Paese.

I problemi per i pescatori di Mazara del vallo sembrano non finire mai, oltre alla crisi dovuta all’aumento delle materie prime e della concorrenza nel mercato del pesce, ieri la stessa marineria di Mazara del Vallo è stata attaccata dalle dure dichiarazioni del sindaco di Lampedusa Totò Martello che ha accusato i pescatori mazaresi che sbarcano il gambero rosso a Lampedusa di non rispettare il cosiddetto “fermo biologico”; per non parlare del sequestro per alcuni giorni, circa due mesi fa, di due pescherecci di Mazara del Vallo nel porto greco di Iraklion per una presunta irregolarità relativa alle maglie di pesca; anche in quel caso i pescatori mazaresi subirono la confisca del pesce.

Francesco Mezzapelle

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