Pesca, Libia, il sindaco di Mazara alla Farnesina: “possiamo pescare o no?”

Pescatori mazaresi strumento della politica interna e estera? Il tentato sequestro di pescherecci alla vigilia del G7

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
05 Maggio 2021 08:19
Pesca, Libia, il sindaco di Mazara alla Farnesina: “possiamo pescare o no?”

“La vicenda diventa inquietante, ma lo Stato deve essere più esplicito con i nostri pescatori, possiamo andare a pescare in quell'area o no?”. A chiederselo è il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, nel corso di un colloquio con l'agenzia di stampa AGI, in seguito al tentato sequestro di alcuni pescherecci mazaresi avvenuto all'alba di lunedì 4 maggio da parte di militari libici sventato soltanto grazie all’intervento della fregata “Alpino” della Marina Militare italiana.

“Il nostro Stato che idea di sviluppo ha per la nostra marineria? Questo ce lo debbono dire, perchè altrimenti armatori preferiranno non far uscire più i propri pescherecci per le loro battute di pesca; lì ci si va per necessità”, continua il primo cittadino mazarese riferendosi alla porzione di Mediterraneo rivendicata dalla Libia che ha esteso la sua Zee (Zona esclusiva economica) dalle tradizionali 12 miglia fino a 62.

Alcune settimane fa, inoltre, il sindaco Quinci era stato il destinatario di una lettera inviata dal capo dell'Unità di crisi della Farnesina, Stefano Varrecchi. Nella missiva, in parte pubblicata dal quotidiano La Stampa il 17 aprile, il dirigente chiedeva al sindaco di Mazara del Vallo il suo intervento per far si che due pescherecci, presenti in “zona ad alto rischio”, 'abbandonassero immediatamente la zona'. “E' una lettera irrituale, resa pubblica, non certo da me, in cui sembra si voglia far sapere ai nostri 'amici' libici, 'guardate che noi in qualche modo vi diamo ragione', perchè se è lo Stato a dire ai nostri pescherecci di non andare in quella zona, arriva un messaggio contraddittorio, per cui –sottolinea Quinci- nessuna sorpresa per le motovedette libiche”.

Il primo mazarese aggiunge: “Dopo aver ricevuto quella lettera abbiamo attivato una rete, l'assessore regionale alla Pesca, Toni Scilla, ha incontrato il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, si è parlato della reintroduzione della Vigilanza Pesca e credo che la presenza di queste due navi della Marina Militare, spostate in quell'area, sia l'effetto di questi incontri riservati”.

Il tentato sequestro dei sette pescherecci (ed in particolare del motopesca “Michele Giacalone” sul quale i militari libici erano già saliti a bordo sparando colpi in aria), a circa 40 miglia dalle coste di Bengasi, è avvenuto alla vigilia del G7 di Londra, in cui il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, introdurrà i dossier sulla Libia e la Siria. Una circostanza singolare, atteso che anche il sequestro dell'Antartide e del Medinea, trattenuti a Bengasi per 108 giorni con i 18 componenti dell'equipaggio, era avvenuto all'indomani di un viaggio in Libia del ministro Di Maio. “Temo - conclude Quinci - che i pescatori di Mazara del Vallo siano diventati lo strumento più facile da utilizzare per fare politica interna ed estera, ovviamente non mi riferisco allo Stato italiano, ma è lo strumento che da più immediata visibilità. Noi non vogliamo rivivere la stessa esperienza vissuta da settembre a dicembre 2020”.

E proprio in merito al G7 di Londra, al margine dei lavori, arriva una dichiarazione del ministro Di Maio sulla Libia che fa ben comprendere quali siano gli interessi italiani in quel Paese: “Una sessione del G7 è stata dedicata alla Libia, l'illustrazione, come è giusto che fosse l'abbiamo fatta noi e abbiamo chiesto collaborazione e sostegno sulla stabilità della Libia in generale ma in particolare sul creare nuove opportunità di investimento economico che aiutino il popolo libico ma permettano anche alle nostre imprese di avere più opportunità. Le imprese italiane nei prossimi mesi cominceranno a costruire l'autostrada che va dal confine tunisino a quello egiziano, cominceranno a costruire l'aeroporto internazionale di tripoli e abbiamo anche avviato un percorso per la ricostruzione dell'aeroporto di Bengasi su cui c'è un accordo di massima”. 

Nel frattempo i pescherecci mazaresi scampato il pericolo di un sequestro sono stati costretti ad allontanarsi dalle acque internazionali davanti la Libia, la loro zona storica per la pesca del rinomato gambero rosso (addirittura il motopesca “Michele Giacalone” si è diretto a pescare nelle acque internazionali sotto la Grecia). Perché essendo anche loro imprese italiane non garantito il loro diritto a pescare visto che in quell’areale di mare vi sono unità militari italiane?

Francesco Mezzapelle 

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