Tra i cavalli di battaglia della campagna elettorale di quella che è diventata oggi la nuova Amministrazione Comunale di Pantelleria emergeva il recupero delle aree degradate del centro urbano. Un punto molto dolente. Un pessimo biglietto da visita agli occhi di chiunque scenda da aereo o nave e si rechi nel capoluogo. Ma soprattutto una sensazione di disagio per tutti i cittadini che vivono l’isola quotidianamente. La sua “sistemazione” è sicuramente considerata una priorità da tutti. A più di sei mesi dall’insediamento della Giunta abbiamo, quindi, voluto incontrare l’Assessore Massimo Bonì che tra le varie deleghe ha quella all’Agricoltura. L’obiettivo è fare il punto sui temi del recupero del territorio e dell’agricoltura.
Da questa chiacchierata abbiamo appreso che una delle cose di cui l’Amministrazione si sta concretamente occupando è proprio la progettazione del recupero delle numerose aree degradate del centro cittadino. Ma in che modo? Vediamolo insieme.
“Il centro è molto degradato in quanto, dalla seconda guerra mondiale, in molte zone non si è ricostruito e quindi si presenta come un pugno allo stomaco per chi arriva a Pantelleria per la prima volta ma anche per chi ci vive” ammette Massimo Bonì. “Per questo insieme al GAL Elimos, che ha finanziato i progetti attraverso dei finanziamenti europei, sono state individuate società di consulenza. Alcuni rappresentanti di queste società sono venuti in questi giorni a Pantelleria per fare sopralluoghi e iniziare a lavorare sulla progettazione. Una volta che la progettazione sarà approvata si passerà alla richiesta dei finanziamenti europei, che sembra non dovremmo avere problemi a ricevere”.
Le risorse cui attingere, quindi, sono state individuate e dovrebbero arrivare per essere investite a tale scopo. Il GAL Elimos, in effetti, sotto la guida del presidente Liborio Furco, ha fatto un bel balzo in avanti di qualità. In questi ultimi anni è passato dall’essere “semplice” distributore di poche migliaia di euro ai soci (cioè i Comuni della Provincia) a fare marketing territoriale, investendo quei soldi per mettere a disposizione degli stessi soci una centrale di progettazione capace di confrontarsi con l’Unione Europea per finanziare i progetti messi a punto per i Comuni aderenti.
Le cose da fare sull’isola, comunque, sono anche molte altre e non si devono limitare solo il recupero delle aree degradate. “Stiamo anche chiedendo il finanziamento per un oleificio sociale, una cantina sociale e un’area per la lavorazione dell’origano, packaging e distribuzione. Quando dico sociali non mi riferisco alla vecchia Agricoltori Associati, ma a una cantina dove i piccoli agricoltori potranno portare la propria uva, farla lavorare, procedere all’affinamento attraverso degli enologi che saranno assunti proprio per questo e la possibilità di avere questo vino controllato e certificato per poterlo immettere nel mercato.
Ovviamente ci rivolgiamo a quegli agricoltori che producono olio, origano e anche uva che vogliono fare il salto di qualità e non accontentarsi di vendere l’uva ma di arrivare alla produzione del vino ricevendo un valore aggiunto totalmente diverso rispetto a quello che loro, come guadagno, ottengono vendendo l’uva alle altre cantine che già lavorano sull’isola”.
Ci sono poi anche ulteriori progetti in cantiere, tra cui quello della riqualificazione dell’area dell’Arenella “per farci una spiaggia”. L’isola come target si perde oggi una grossa fetta di presenza turistica fatta dalle famiglie con bambini che rinunciano a Pantelleria per scegliere mete “più comode”, ossia dove l’entrata in mare è più semplice. L’Arenella è stata quindi scelta, di concerto con gli operatori turistici, per la realizzazione di una spiaggi attrezzata. Tra gli altri progetti c’è anche “la realizzazione di una pista ciclabile che non solo percorra tutta l’isola ma che recuperi anche le aree di archeologia militare che sono estremamente interessanti. In questo modo si recupera un altro target di turisti che sono alla ricerca di questo tipo di servizio”. L’Amministrazione, ci dice l’Assessore, sta lavorando anche ad altro. “Il limite che abbiamo è soltanto la fantasia” conclude Bonì.
Giuliana Raffaelli