Misteridicittà/ “Se non ci scappa il morto…”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
27 Settembre 2015 10:07
Misteridicittà/ “Se non ci scappa il morto…”

Quante volte abbiamo sentito o detto questa frase? “Se non ci scappa il morto…”. Letteralmente ha un significato da film di fantascienza, valido solo per zombie e vampiri. Come disse il comico romano Enrico Brignano: “Ma perché in italiano si dice "ci scappa il morto"? Non ha senso, il morto non può scappare! Al massimo scappa il ferito grave.”

Ma se leggiamo oltre le righe togliendo il velo dell’uso quotidiano, quelle parole portano il peso di una amara sensazione di impotenza, non si può fare nulla se prima non ci scappa il morto, nessuno se ne accorge se prima non ci scappa il morto, tutti fanno finta di non vedere, non sapere, non sentire, se prima non ci scappa il morto. Quasi quasi infastidisce che ci sia scappato quel morto, morendo ha costretto qualcuno a pensare, decidere e agire.

La neutralità della frase permette di inserirla in parecchi contesti, tuttavia è carica di ansia e tensione, è come se prevedesse una serie di eventi, ma purtroppo spesso è risultata vera e prevede anche un’analisi postuma: “Ci è dovuto scappare il morto sennò nemmeno se ne accorgevano…”. Non volevano semplicemente guardare, come dei bradipi inetti e apatici, chi deve agire dopo la preannunciata morte si trasforma in ghepardo e inizia ad operare, tutti, proclami per discolparsi, annunci per un cambiamento, e azioni più o meno ovvianti al danno, qualche volta la scia che lasciano è di soddisfazione, altre volte di perplessità, come se la morte li abbia costretti a correre ai ripari.

A Mazara il fenomeno è spesso legato alla viabilità, ad esempio, si è detto più volte: “Lo spartitraffico sulla statale 115 di notte non si vede, ma se prima non ci scappa il morto non provvederanno a illuminarlo”. Detto fatto, qualche anno fa è stato proprio in seguito ad un tragico incidente che si è provveduto a dotare lo spartitraffico di una segnaletica luminosa e poi catarifrangente.

Chi si ricorda il ponte sul fiume Arena? Quello un po’ incurvato verso il basso, pericolante che sembrava si dovesse sgretolare da un momento all’altro, anche lì il morto ci è scappato, un ragazzo con un mezzo pesante ha trovato la morte, e allora si è dovuto fare qualcosa.

Questi sono solo alcuni esempi di casi che rispondono alla legge della frase che contiene un triste mistero sociale, perché si deve agire oltre l’extremis? Sarebbe più logico prevenire, e non mi si venga a dire che è un problema di fondi perché questa è la più sciocca giustificazione che si possa trovare, a morte avvenuta i soldi si devono trovare lo stesso, e non c’è nessuna certezza che si scelga di morire quando le casse sono piene.

Molti paragonano la gestione di un’amministrazione come quella di un buon padre di famiglia, e una famiglia ha come priorità la sicurezza e la salute dei propri cari, tali priorità devono avere il potere di cambiare la destinazione dei fondi in tempi di ristrettezze, un esempio banale a prova dei “turdi in volontà”: se l’auto della famiglia ha i freni guasti e il padre di famiglia non ha ancora percepito lo stipendio (vedi fondi della UE, Strato, Regione, ecc ecc) si fa una colletta familiare per evitare che si viaggi con il rischio di un’incidente; è così assurdo pensare che la stessa cosa si possa fare con le casse di un comune per evitare una tragedia annunciata? Alcuni gruppi politici e non, lo hanno fatto anche di recente e l’unica conseguenza è stata l’acclamazione della popolazione che non credo sia uno spiacevole epilogo.

Da un po’ sento dire la stessa frase da chi percorre per esempio la Provinciale 38 Mazara-Torretta Granitola (di cui vi abbiamo già parlato denunciandone la pericolosità anche con un simpatico video del nostro “Rocky-direttore”) iniziata e mai portata a termine. Ma noi siamo i campioni delle incompiute, c’è il rischio che terminando i progetti si venga poi assaliti da un senso di vuoto che sulla bilancia ha più peso rispetto alla soddisfazione di aver completato un progetto, o forse sotto c’è altro? Le incompiute si sa bene a cosa servono, e la Salerno-Reggio Calabria insegna, servono a pulire, più grossa è la lavatrice più morti ci vogliono per riempire il senso di decenza per prendere provvedimenti.

Confinare la frase alla viabilità sarebbe riduttivo, a parte fossi, buche, asfalto che cede e che acceca riflettendo la luce, e mancanza di illuminazione, sono solo i casi più vicini alla nostra comprensione.Il senso di costrizione all’agire o quanto meno a proclamare è più forte per i grandi temi che scuotono l’opinione pubblica votante, e di esempi nel nostro territorio ce ne sono a bizzeffe. Si è tentati a pensare che siccome la maggior parte non avvengono tra i nostri due fiumi non ci appartengano, niente di più errato e accondiscendente! Ricordiamoci che siamo tutti coinvolti sotto l’aspetto sociale, che tutti possiamo fare la nostra parte per mettere in gabbia la piovra dai mille tentacoli.

Pensiamo allora la frase “Se prima non ci scappa il morto…” riferita agli omicidi di mafia, più grande, pericolosa e personale è la questione più forte è il botto.

Uno degli esempi alla portata di tutti è l’uccisione di Falcone, quanti ne sono stati assassinati nel suo vicinissimo passato? Eppure i botti non erano così forti da scuotere le fondamenta, lo Stato per agire, o per far finta di agire, ha voluto che gli venisse a mancare la terra sotto i piedi letteralmente! Ma a poco è servito vista la cronaca successiva, vedi dopo qualche mese la strage di via D’Amelio dove ucciso Paolo Borsellino.

Forse le stragi hanno smosso gli addetti ai lavori che si sono trovati costretti a fare qualcosa, e loro abilmente hanno fatto il più piccolo passo utile che potevano, hanno accettato l’esistenza della mafia: ridicolo! Ma lo è stato ancor di più Andreotti nell’asserire che la situazione siciliana non necessitava di un dispiegamento di forze dell’ordine straordinario, ovviamente chi vuole gli “sbirri” in casa propria?

Una persona coinvolta in un contesto simile, anche se con epilogo diverso, la si vedeva camminare per le strade di Mazara qualche tempo fa, era il super poliziotto Rino Germanà (in foto n.1), fidatissimo di Borsellino, con l’occasione del ritorno a Palermo del Giudice, gli fu allontanato dal fianco e inviato a Mazara secondo una logica divide et impera. Infatti sarebbe stato più comodo zittirlo qui, i piccoli centri sono dominati dal silenzio e dall’omertà, tutto ciò era possibile, dati i numerosi collegamenti con i centri di potere decisionali di cui Mazara poteva usufruire, e ne abbiamo già parlato nel mistero del “venerabile di casa nostra” il prof. Gianni Grimaudo.

Ma per Germanà solo l’allontanamento, non lasciandosi uccidere non ha nemmeno solleticato quei meccanismi che solo le grandi morti possono azionare, qualche tempo fa al sicilianissimo Angelino Alfano, giunge una lettera da parte di chi pensa che le gratificazioni professionali a Germanà sono state sufficienti, (foto 2 dell’articolo di S.G. sul GdS) e che la proposta di una medaglia d’oro al valor civile è troppo per chi ha causato un enorme disagio economico alla città a causa dei numerosi rimborsi di ingiusta detenzione e spese legali a cui hanno dovuto far fronte le casse comunali in seguito allo scioglimento del comune nel ’92, di ciò se ne sono occupati alcuni parlamentari dell’epoca (Mario Caruso, Massimo Scalia, Maisano Grassi, Gaspare Nuccio, Giulio Maceratini, Folena Pietro e qualche cofirmatario di cui il testo in foto 3).

Non vogliamo entrare nello specifico di questi fatti, l’analisi occuperebbe numerosissime pagine e chiamerebbe a rapporto così tanti elementi e protagonisti che forse solo un libro potrebbe rendere esaustiva la vicenda.

Numerosissimi gli omicidi che avrebbero potuto scuotere le coscienze, ma troppo spesso i movimenti antimafia restano confinati, nel luogo, nel tempo e intorno ai superstiti, vicini a noi anche l’on. Sonia Alfano, esempio di chi ha vissuto una mutilazione familiare ad opera della mafia e che si è trovata impegnata nell’antimafia, ma la tristezza del silenzio e dell’ignoranza della popolazione è un continuo sanguinamento delle ferite della nostra terra.

Ma riprendiamo la frase iniziale (“Se non ci scappa il morto…”). Una società che tende alla giustizia deve saper cogliere la positività e la possibilità di migliorarsi laddove gli addetti al settore tacciono, abbiamo il potere immenso insieme di poter cambiare le cose, se solo volessimo, è la volontà non la possibilità che manca, usata sempre come alibi ci ha permesso di lasciare correre, concetto portato sul palco dall'attore mazarese Rosario Lisma quando pronuncia nel suo monologo “Mazara Mazara”: “Ma cu ti ci porta”, “Ma cu ti lu fa fari”, “Lassa stari, un t’immiscari”.

Completiamo al meglio la frase e modelliamo la nostra società intorno ad un concetto nuovo: “Se non ci scappa il morto, cerchiamo di ottenere con l’impegno costante e quotidiano lo stesso effetto, facciamo in modo di far morire noi, questo marcio sistema accecato dal “troppo tardi”, con la nostra voce possiamo far vacillare il terreno, che le nostre scelte diventino il tritolo di chi ci opprime!”

Rosa Maria Alfieri

27-09-2015 12,00

{fshare}

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza