La notizia è stata appresa attraverso il quotidiano nazionale La Repubblica e certamente farà molto discutere addetti ai lavori e non, e soprattutto a livello locale, considerato l’ambito produttivo. Il Direttore Generale della Vallovin Srl, azienda vitivinicola che ha sede a Mazara del Vallo, sarebbe finito sott'accusa in un'indagine della Guardia di Finanza di Caserta sul commercio in nero dello zucchero invertito liquido subendo anche un sequestro preventivo di 120mila euro. Nell’articolo scritto da Romina Marceca si legge: “Nella tenuta Vallovin di Pietro Forace, imprenditore vitivinicolo a Mazara del Vallo, arrivarono quasi 300 quintali di zucchero invertito liquido nel marzo del 2017.
Altri 30mila litri erano stati scaricati a maggio da camion in arrivo da Modena. Ma a cosa serviva tutto questo zucchero di origine serba o slovena pagato a poco meno di 60 centesimi al chilo? Semplice. A risparmiare sull’uva effettivamente impiegata per ottenere i vini in bottiglia. Lo zucchero riusciva ad alzare la gradazione dei prodotti senza pestare uva fresca. A scoprirlo è stata la Guardia di Finanza di Caserta, coordinata dalla Procura di Napoli Nord, che ha scoperto la tentata frode da parte dell’imprenditore finito sotto accusa in una più vasta operazione su un’associazione a delinquere che si occupava della vendita in nero dello zucchero invertito, una miscela di glucosio e fruttosio e ottenuta dal saccarosio.
I finanzieri hanno arrestato quattro persone (ai domiciliari) mentre per altri cinque indagati il Gip di Napoli Nord ha disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria”. Inoltre si è appreso che lo stesso Direttore generale della Vallovin dovrebbe rispondere, oltre che della tentata frode, anche di autoriciclaggio e di concorso nella “vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine”. Le fiamme gialle hanno anche proceduto a un sequestro preventivo di 120mila euro nei confronti di Pietro Forace.
Per il Gip l’imprenditore siciliano non solo acquistava lo zucchero invertito ma “lo impiegava nell’attività imprenditoriale di produzione di mosti e vini producendo in diverse occasioni prodotti vitivinicoli alterati”. Forace nel suo stabilimento enologico avrebbe anche messo in campo alcuni processi tecnologici per rendere i vini apparentemente a norma di legge attraverso una miscela di zucchero di canna e zucchero di barbabietola che annullavano eventuali accertamenti analitici. Dalla Vallovin in merito all’indagine hanno fatto sapere: “Abbiamo ricevuto la Finanza di Caserta e di Palermo che hanno effettuato dei prelievi nella nostra azienda.
Noi siamo tranquilli e aspettiamo i risultati. L’azienda è aperta”. La produzione di vino destinato alla commercializzazione è disciplinata attraverso una serie di leggi. Alcune di queste sono finalizzate a reprimere una serie di pratiche enologiche considerate scorrette. In Italia, ad esempio, a differenza di quanto accade negli altri Paesi della U.E., lo zuccheraggio del vino, o meglio del mosto, è vietata per legge (art.76 del D.P.R. n. 162 del 12 febbraio 1965). Per quale motivo la pratica dello zuccheraggio del vino è vietata? Cosa succede quando si mette lo zucchero nel vino? Il vino è prodotto attraverso un particolare processo chimico di modificazione del mosto.
Tale processo, noto come fermentazione alcolica, consta di una serie di reazioni chimiche che si verificano a carico degli zuccheri dell’uva. Oltre a conferire al vino ben precise caratteristiche organolettiche, tali reazioni sono responsabili della formazione di alco0l. La fermentazione alcolica è un processo del tutto naturale attuato dai lieviti (principalmente saccaromiceti) che sono normalmente presenti sull’uva. I lieviti, per sopravvivere, utilizzano lo zucchero presente nell’uva e lo convertono principalmente in alcol e anidride carbonica.
Dalla quantità di zucchero presente negli acini d’uva, e di conseguenza nel mosto, dipende quindi il contenuto alcolico finale del vino. Aggiungendo del normale zucchero da cucina (saccarosio) al mosto o ad un vino non stabilizzato, il contenuto di zuccheri presenti aumenta. Come conseguenza, la quantità di alcol prodotto dai lieviti presenti sarà maggiore e il vino derivante sarà caratterizzato da una gradazione alcolica più elevata. In Italia lo zuccheraggio del mosto è una pratica ritenuta alla stregua di una sofisticazione e per questo vietata.
Tuttavia, considerando che la legge del Mercato Comune non consente la commercializzazione di vini dal contenuto alcolico inferiore al 9%, in caso di mosti poco zuccherini si può ricorrere alla “regola del taglio” ovvero all’aggiunta di un mosto caratterizzato da un quantitativo di zucchero più elevato. L’aggiunta di zucchero ad un vino già stabilizzato e privo di lieviti produce, invece, una semplice dolcificazione dello stesso senza alterarne il contenuto alcolico. Francesco Mezzapelle 28-04-2018 17,00