Mazara, Pesca, pescherecci in “fermo tecnico” ma rischio di arresto definitivo delle attività

2023 difficilissimo per la marineria mazarese, sempre più divisa dalla politica e alla mercè delle lobby…

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
06 Dicembre 2023 08:03
Mazara, Pesca, pescherecci in “fermo tecnico” ma rischio di arresto definitivo delle attività

Gran parte dei 70 pescherecci mazaresi, questi quelli che ormai compongono la flotta peschereccia d’altura dopo una progressiva riduzione negli ultimi 15 anni, alla mezzanotte del 30 novembre ha iniziato il fermo tecnico obbligatorio che deve esser effettuato per 30 giorni consecutivi e non oltre il 31 dicembre (in copertina foto, scattata qualche giorno fa, di uno scorcio del porto nuovo di Mazara del Vallo); in pratica molti armatori hanno scelto l’ultimo mese utile facendolo coincidere con le festività di fine anno.

Ma c’è pochissimo da festeggiare visto che la situazione ad oggi risulta ancor peggiorata rispetto allo scorso anno. Si pensava che gli effetti della crisi provocata dallo scoppio della guerra in Ucraina potessero esser attenuati ed invece la situazione è perdurata provocando conseguenze sia sui costi energetici che nel mercato del pesce. Nell’estate del 2022 un cartone (12kg) del rinomato gambero rosso di prima pezzatura arrivò ad essere venduto fino ad 900 euro. Oggi il prezzo del gambero rosso si è ribassato, un cartone di “gambero rosso di prima” viene infatti venduto a circa 600 euro, circa 46 euro al chilo.

Il prezzo del gambero rosso si è quasi dimezzato nel giro di un anno, e nel frattempo – secondo quanto ci viene riferito negli ambienti della stessa marineria- si verificherebbe una massiccia importazione di prodotto, aggirando di fatto anche il sistema delle quote gambero”, provenienti da Paesi rivieraschi che alimenterebbe manovre speculative sui prezzi. Non accenna inoltre ad arrestarsi il problema del caro-gasolio che nel periodo post-covid è ritornato a salire, nell’ultimo anno ha più volte superato il costo di un euro a litro.

Oggi il prezzo del gasolio è ancora troppo alto: si aggira sui 0,80 euro al litro; per armare un peschereccio per una bordata di pesca di circa 40 giorni servono oltre 70mila euro. A Mazara del Vallo la problematica caro gasolio è molto sentita in quanto la tipologia di pesca industriale d’altura esercitata ha fortissimi impatti su un comparto che ha subito in questi anni la progressiva la restrizione degli areali di pesca a ponente e a levante del Canale di Sicilia. Vedi in primis il divieto imposto dalle Autorità marittime di pescare nelle acque internazionali antistanti la Libia, all’interno della cosiddetta ZEE dichiarata unilateralmente da Tripoli nel 2005 “off-limits” fino a 74 miglia dalla costa; si tratta di areali fangosi storicamente battuti dai motopesca mazaresi per la cattura del gambero rosso con reti calate oltre i 500 metri di profondità. Qualcuno ha provato negli ultimi mesi a portare avanti accordi di tipo privatistico con autorità libiche, perfino della Cirenaica, quella parte della Libia ove comanda il generale Khalifa Haftar; gli accordi per potere pescare, pagando, in quelle acque “vietate” sarebbero stati però “disincentivati” dallo Stato Italiano.

Per non parlare del divieto di pesca del gambero di profondità in diversi areali del mar Tirreno. Diversi pescherecci mazaresi sono stati costretti da alcuni anni a questa parte a lunghe bordate di pesca, della durata di oltre due mesi, anche nel Mediterraneo orientale, e ciò con un ulteriore aggravio dei costi di armamento. Altra questione molto preoccupante è quella relativa ai progetti di realizzazione di parchi eolici offshore proprio nel Canale di Sicilia che inevitabilmente porteranno ad un ulteriore riduzione degli spazi di pesca; le “misure compensative” offerte in cambio di tali progetti potrebbero rivelarsi meri palliativi che nel medio e lungo non eviterebbero la chiusura completa del comparto della pesca d’altura siciliano.

Vogliamo parlare del mercato del pesce? Ad oggi risulta infatti sempre più forte per le imprese mazaresi la concorrenza delle marinerie nordafricane le cui barche pescano lo stesso prodotto negli stessi areali internazionali e che esercitano pertanto una concorrenza spietata sui mercati avendo costi di armamento decisamente più bassi; in Tunisia, ad esempio, il gasolio si paga sotto i 0,30 centesimi. Gli armatori mazaresi da mesi chiedono al Governo centrale misure calmieranti, magari un prezzo fisso del gasolio, ed il ripristino del credito d’imposta per il quale dal Parlamento arrivano segnali incoraggianti.

Si tratta però, ancora una volta, di misure palliative che non influiscono certo in prospettiva di un rilancio di un settore che andrebbe difeso adeguatamente sui banchi che contano, in Europa e presso gli organismi internazionali ove l’Italia negli ultimi anni, purtroppo, non detiene una vera capacità d’influenza, di fare lobbing, subendole linee di indirizzo della Commissione Ue ove comandano i Paesi Atlantici, vedi ad esempio il nuovo regolamento sui controlli che impone l’obbligo di avere a bordo sistemi di monitoraggio elettronico a distanza, comprese le telecamere a circuito chiuso; per non parlare del piano europeo che prevede entro il 2030 una drastica riduzione del sistema di pesca a strascico con la restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% di quelle attuali.

Da qui il reale rischio, già paventato da qualche anno che il comparto della pesca mazarese si avvii inesorabilmente verso la fine aggravando una grave crisi socio-economica, causata da una correlazione di fattori esogeni ed endogeni al sistema, alla quale la città di Mazara del Vallo, in mancanza di un serio “piano B”, è sembrata pian piano assuefarsi…

Francesco Mezzapelle

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