Sos granchio blu! Da un lato l’opportunità approfondire ancor di più la ricerca scientifica, dall’altro la necessità di salvaguardare le imprese di pesca e di incentivarne il consumo. Questo quanto emerso nel corso del workshop tenutosi, nell’ambito della manifestazione “Tesori dal Blu”, nel tardo pomeriggio di ieri a Mazara del Vallo, in piazza Mokarta, avente il tema: “la sostenibilità ambientale e la problematica del granchio blu”. Quella di quest’anno è stata “l’estate del granchio blu”, a molti di noi è certamente capitato di leggere qualcosa sul web, anche solo il titolo magari, che riguardasse l’ormai noto crostaceo che da qualche anno è presente nelle nostre coste e sulla cui “aggressività” si è scritto molto.
Ultimamente è diventato un problema serissimo, con effetti negativi nell’economia delle imprese di pesca, in particolare nell'alto Adriatico, riscontrando una grande attenzione mediatica. L’incontro, moderato dalla giornalista Mariella Ballatore, ha visto come relatori (in copertina vedi foto da noi scattata): la dirigente del Dipartimento Pesca del MASAF, Eleonora Iacovoni; la direttrice di Federpesca, Francesca Biondo, ed il ricercatore del CNR di Mazara del Vallo, Sergio Vitale .
Proprio il dott. Vitale ha introdotto la problematica attraverso uno studio, condotto recentemente, sul granchio blu (blu crab). Attraverso delle slides, Vitale ha mostrato come vi siano presenti due specie di granchio blu. La prima “callinectes sapidus”, quella più diffusa nelle coste italiane, ed anche in Sicilia occidentale, dalle nostre parti; questa è arrivata nel Mediterraneo attraverso le acque di zavorra di grandi navi provenienti dall’Atlantico. L’altra specie, “portinus segnis”, invece proviene dall’Oceano Indiano, e a causa della tropicalizzazione dei nostri mari, attraverso il Canale di Suez, è entrata nel Mediterraneo; è diffusa nelle coste del nord africa e in alcune parti della Sicilia orientale ove la temperatura dell’acqua del mare è più alta.
Nelle nostre zone la presenza del granchio blu risulta molto alta nella zona fra Marsala e Trapani, fra lo Stagnone, Birgi e Salina grande, ma anche nelle coste mazaresi è presente da qualche anno il granchio blu. E’ stato sottolineato come la voracità del granchio blu, supportato anche dalla sua corazza appuntita, stia provocando dei danni all’equilibrio dell’ecosistema, e ciò anche per la sua alta capacità riproduttiva: una femmina di granchio blu depone da 1 a 2 milioni di uova.
La dott.ssa Biondo si è fatta portavoce delle circa 3000 imprese che vivono la problematica, in particolare nell’Adriatico dove il granchio blu sta depredando mitili, vongole, cozze et. provocando grossi danni ai pescatori. Da qui l’intervento del Governo italiano che – come sottolineato dalla dott.ssa Iacovoni- con il decreto del Masaf dello scorso 10 agosto che ha stanziato circa 3 milioni di euro, per rimborsare dei danni del granchio blu, e per il suo smaltimento, i consorzi della pesca.
La stessa dott.ssa Iacovoni ha annunciato altre misure risarcitorie in arrivo per far fronte al problema ed un supporto alla ricerca affinchè fornisca strumenti per l’intervento. Non essendoci oggi predatori naturali (o almeno in grado di contrastarlo) del granchio blu, unanimemente è stato affermato che bisognerebbe incentivarne la pesca, attraverso attrezzature ad hoc, per il suo consumo. Nella speranza che nei prossimi mesi la presenza del granchio blu non investa pesantemente anche la pesca a strascico nel trapanese.
Tommaso Ardagna