“Non possiamo più aspettare, in questi anni solo promesse da più parti, la Città di Mazara del Vallo ha bisogno di avere un porto canale pulito e navigabile, ciò è importante non solo per la filiera della pesca ma anche per il turismo. Siamo pronti a qualsiasi azione, siamo stanchi”. Cosi una trentina di operatori economici, dalla pesca alla cantieristica, fra i quali anche esercenti commerciali, riuniti ieri mattina presso la sede dell’associazione sindacale Agripesca, hanno sollecitato la necessità di avviare il dragaggio del porto canale di Mazara del Vallo che da circa 40 anni non viene dragato e che ad oggi risulta quasi innavigabile e che spesso vede l’incagliamento, nel suo bassissimo fondale melmoso, di pescherecci con i relativi danni che ne conseguono (vedi foto di copertina: una delle isole di fango all'interno del porto canale).
Una vicenda che sembra ormai una telenovela con vari rimpalli di competenza e responsabilità circa il mancato inizio dei lavori di escavazione. Ad incontrare gli operatori economici sono stati Toni Scilla, Presidente di Agripesca Sicilia, l’Assessore regionale al territorio e ambiente, Toto Cordaro, il dirigente generale Dipartimento dell’Ambiente dell’Assessorato regionale Territorio e Ambiente dott. Giuseppe Battaglia e il dott. Maurizio Croce, Soggetto attuatore per i rischi del dissesto idrogeologico e già assessore al territorio con il Governo Crocetta.
L’incontro è avvenuto dopo un sopralluogo per verificare la situazione di non agibilità del porto canale. Cordaro ha manifestato l’intenzione di voler affrontare il problema per risolverlo definitivamente. “Non sarà possibile agire se prima non avremo gli esiti di una nuova caratterizzazione dei materiali esistenti nei fondali visto che la precedente è scaduta nel 2015. – Ha detto Cordaro - Se questi risulteranno di tipo B, cioè confluibili nella colmata, ci troveremo di fronte a tempi e costi sostenibili; in queste condizioni i lavori potrebbero iniziare anche entro l’inizio dell’estate prossima.
Se la natura dei materiali dovesse essere di tipo C, allora dovrebbero essere avviati in discarica e ciò richiederebbe tempi e costi di gran lunga superiori”. Questa la dichiarazione di Scilla a margine dell’incontro: “Gli interventi di dragaggio del porto canale non sono più prorogabili. Ciò di cui oggi abbiamo bisogno sono fatti concreti e non parole e promesse. Pertanto, vista l’importanza che la problematica riveste per l’intera comunità mazarese sotto l’aspetto socio economico, sarebbe opportuno che il governo regionale iniziasse a trovare le necessarie coperture economiche per la realizzazione dell’adeguato intervento di dragaggio rispetto al già previsto progetto stralcio”.
Ricordiamo che l’ultimo parere fornito dal dirigente generale dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana, dott.ssa Rosaria Barresi, modificò il provvedimento n° 77171, del 24 novembre 2016, che aveva vietato il deposito dei fanghi nella colmata B, consentendo ora di depositare all’interno della stessa, diverse categorie di sedimenti sabbiosi che risiedono nei fondali del porto canale. Mentre permane il divieto per quanto riguarda i sedimenti delle categorie B1, B2, C1 e C2 perché, secondo la relazione del CNR (che nel 2012 concluse la caratterizzazione dei fanghi attraverso il prelievo di 300 campioni all’interno del porto canale), sarebbero inquinanti o parzialmente tali.
Secondo alcuni esperti questi sedimenti, per finire in colmata dovrebbero essere “lavati”, cioè purificati da tutti gli elementi inquinanti, operazione che si può realizzare in una struttura ad hoc che in Sicilia ci sarebbe solo a Palermo. Con quel parere, l’Arta salvaguardò le diverse esigenze. Da un lato l’intero comparto marittimo mazarese che da anni chiede il rispristino dei fondali del porto canale al fine di poter continuare a svolgere le storiche attività legate al mare e non solo, dall’altro le esigenze degli ambientalisti che hanno richiesto la salvaguardia di alcune specie ornitiche che in alcuni periodi dell’anno nidificano nella stessa “Colmata B”, questione risolvibile –come si legge nel nuovo parere dell’ARTA- con la realizzazione, prima dell’inizio dei lavori di una delimitazione dell’area umida della stessa area di colmata.
Adesso però, scaduta la precedente caratterizzazione dei fanghi, si dovrà ricominciare l’iter da capo, si allungheranno i tempi e forse serviranno altri soldi per realizzare un intervento stralcio per rendere navigabile alcuni tratti necessari alle attività. La completa realizzazione della pulizia del porto canale necessiterebbe di almeno altri 8 milioni di euro. Ma l’inizio di questi lavoro-stralcio sarebbe importante perché ciò farebbe da apripista per l’ottenimento di ulteriori fondi. I soldi ad oggi sono pochi, si pensi pure che dai fondi di circa 2 milioni e 200mila euro per il progetto-stralcio, ben 300mila euro servirono per la caratterizzazione dei fanghi.
Ma una nuova caratterizzazione potrà dare esito diverso? Crediamo proprio di no, forse i risultati saranno ancor più negativi. Il vero problema (forse in molti non vogliono ammetterlo) è che la cosiddetta Colmata B, realizzata proprio ab origine per ospitare il materiale del dragaggio del porto canale, è stata considerata, a seguito di indicazioni dall’alto dopo le pressioni di un gruppo di ambientalisti (non vi fanno parte Wwf e Legambiente che già gestiscono delle Oasi naturali in territorio mazarese), una laguna naturale ove trovano approdo e nidificano delle specie di uccelli, il fratino e fraticello, che altrimenti andrebbero nelle diverse oasi presenti sul territorio mazarese.
Senza questo “inghippo” sulla Colmata B i lavori di dragaggio, che era già stati appaltati nel febbraio 2016, sarebbero già stati avviati e conclusi da almeno due anni. Ad oggi però continuiamo ad interrogarci: quando inizieranno i lavori? Fino a che punto potrà continuare la pazienza degli operatori economici mazaresi che necessitano di un porto canale navigabile e pulito? Una cosa è certa: il dragaggio del porto canale sarà nuovamente cavallo di battaglia elettorale (lo è stato per l’attuale sindaco Nicola Cristaldi già nel 2009, lo stesso continua a puntare il dito contro la Regione) molti concorrenti politici per i prossimi appuntamenti elettorali, vedi in primis le elezioni Amministrative del 2019.
Non so perché ma mi viene in mente il famoso finale del film “Gallo cedrone” con quel bellissimo monologo di Carlo Verdone nel personaggio del camaleontico ed eccentrico Armando Feroci, candidato a sindaco di Roma, un improbabile politico che propone di asfaltare il Tevere per il bene del traffico della città. Chissà che alla fine qualcuno non azzardi questa scelta anche per il fiume Mazaro... Francesco Mezzapelle