Mafia, Processo Tumbarello: tra perizie e dubbi sulla consapevolezza

Le perizie non sciolgono i dubbi sulla consapevolezza del medico

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
02 Ottobre 2025 16:02
Mafia, Processo Tumbarello: tra perizie e dubbi sulla consapevolezza

Un processo caratterizzato da molti dubbi e poche certezze, dovuti alla complessità degli aspetti burocratici, delle normative INPS e dell'analisi dei software sanitari. Il risultato delle perizie, che non ha potuto tuttora stabilire la compatibilità tra i certificati medici e le reali condizioni del geometra Andrea Bonafede, lascia un nodo da sciogliere per il Tribunale. I giudici sono chiamati a valutare se il dottor Tumbarello agì con la piena consapevolezza di favorire l’allora boss latitante o se fu ingannato dalla sofisticata rete di protezione di Matteo Messina Denaro. Dal canto suo, il dottor Tumbarello ha più volte ribadito la sua estraneità riguardo la reale identità del paziente: "Sarei andato dai Carabinieri, sono stato ingannato," aveva asserito durante il corso del suo esame. Nonostante la sentenza fosse stata inizialmente annunciata per la data di maggio 2025, il Presidente del Collegio ha ritenuto necessario rinviare il verdetto, disponendo l'audizione dei periti proprio per ottenere un quadro probatorio più completo sulle questioni sollevate e per accertare se le prove superino la soglia dell'oltre ogni ragionevole dubbio sulla consapevolezza del medico. Dall’analisi dei periti, dott.

Chiaiso (perito informatico) e dott. Ventura (medico legale), il certificato relativo agli impianti sportivi del 07/07/2021, compilato dal dott. Tumbarello, solleva forti dubbi sulla sua finalizzazione: le condizioni cliniche di Messina Denaro all'epoca sarebbero state compatibili con il rilascio di quel certificato. Tuttavia, il documento è privo della firma del medico certificatore (quindi privo di validità formale) e contiene una dicitura “raccolta anamnestica personale riferita negativa” che non corrisponde alla storia clinica del paziente oncologico. La consulenza informatica ha stabilito che non esistono prove tecniche che il file sia mai stato stampato o inviato in modalità elettronica. Il documento potrebbe essere un fac-simile, un modello incompleto o un file generato per errore rimasto allo stato di bozza, e mai effettivamente consegnato al latitante. Sulla possibilità di emettere ricette e certificati senza una visita diretta, i periti si sono concentrati sul certificato di malattia telematico del giugno 2020, relativo a una lesione meniscale e trauma distorsivo al ginocchio sinistro, stabilendo che Tumbarello avrebbe potuto legittimamente rilasciare questo certificato di malattia anche senza visitare direttamente il paziente.

Questo è giustificato dal fatto che il certificato si basava su evidenze cliniche oggettive (il referto del Pronto Soccorso e la valutazione ortopedica) e la patologia era acuta e traumatica. Inoltre, il contesto pandemico (COVID-19) ha giocato un ruolo, giustificando la limitazione delle visite non strettamente necessarie. Il perito dott. Ventura, ha asserito che Tumbarello, nel redigere ricette e certificati, ha rispettato il codice deontologico e si è rifatto all’Accordo Collettivo Nazionale essendo che le sue erano ricette di rimando su richiesta degli specialisti oncologici che lo avevano in cura. In sintesi, i periti concludono che Tumbarello poteva legalmente emettere il certificato di malattia basandosi sui referti. Per l'altro certificato (quello sportivo), sebbene avrebbe richiesto una visita, il fatto che non fu firmato e finalizzato lo declassa a documento non valido, indebolendo la sua potenziale valenza probatoria. L’udienza è stata celebrata al Tribunale di Marsala ieri 1 ottobre presieduta dal Presidente del Collegio Vito Marcello Saladino, P.M.

della DDA Gianluca De Leo che aveva avanzato richiesta di condanna alla pena in anni 18. Il dott. Tumbarello è assistito dagli avvocati Gioacchino Sbacchi e Giuseppe Pantaleo.

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