Le origini della città di Mazara: gli svevi, gli angioini le guerre del Vespro

In questo periodo Mazara divenne anche un centro importante del movimento francescano in Sicilia

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
17 Marzo 2024 20:43
Le origini della città di Mazara: gli svevi, gli angioini le guerre del Vespro

Nello scorso articolo abbiamo parlato della dominazione Normanna (clicca qui per leggerlo) dove avevamo anticipato che dopo la morte di Ruggero D’Altavilla la sua legittima erede avrebbe dovuto essere Costanza d'Altavilla, moglie di Enrico VI di Svevia, futuro imperatore del Sacro Romano Impero. Ma il trono di Sicilia passò al cugino di Guglielmo, Tancredi che regnò per soli 5 anni morendo il 10 febbraio del 1194.

La sua morte aprì la strada all'ascesa al trono di Costanza d'Altavilla e di suo marito Enrico VI. Enrico VI, in qualità di marito di Costanza, era l'erede legittimo del regno di Sicilia. L'ascesa di Enrico VI al trono di Sicilia ebbe un impatto significativo sulla storia dell'isola che si trovò sotto la dominazione degli Svevi, dominazione che apportò cambiamenti politici e sociali anche nella città di Mazara. A partire dal 1198 anno dell’incoronazione di Federico II la città di Mazara ricevette importanti concessioni, in particolare per quanto riguarda la Chiesa locale.

Nel libro di Filippo Napoli “Storia della città di Mazara” si legge: “Dobbiamo però ricordare che re Federico, seguendo l'esempio dell’imperatrice Costanza, sua madre, fece a favore della Chiesa di Mazara una notevole concessione che, accrescendo la potenza e la ricchezza dei vescovi, accrebbe anche l'importanza della città, la quale di lì a poco divenne centro di un vasto movimento religioso e più tardi di un movimento rivoluzionario contro gli Angioini. Il re nel luglio del 1199 concesse ai vescovi di Mazara in perpetuo, le decime di tutti i porti e di tutti i caricatori della diocesi con privilegio datato da Palermo, che si conservava in Cattedrale fino al 1576 e di cui ora non resta che un transunto notarile fatto in quell' anno.” Re Federico scrisse due lettere dalle quali possiamo apprendere ulteriori dettagli su questo periodo, una scritta a Ladi nel 1239 e l'altra da Parma.

Dalla prima lettera apprendiamo che il castello di Mazara era dato in custodia al vescovo o a qualche feudatario fedele al re, mentre dalla seconda lettera si evince un incarico riguardante la consegna di panni di seta e altre cose preziose al re. Mazara divenne anche un centro importante del movimento francescano in Sicilia. Grazie al beato Angelo Tancredi da Rieti, compagno di San Francesco, che ottenne la chiesa di San Biagio (dove successivamente venne edificata la chiesa di San Francesco) da re Federico II e fondò un convento francescano a Mazara, la città si affermò come punto di riferimento per questo ordine religioso.

I francescani, sostenuti dai vescovi e dalle concessioni dei fedeli, aprirono numerosi conventi in tutta la diocesi, rendendo Mazara il cuore pulsante di questo movimento spirituale di rinascita. Riguardo la dominazione Angioina Filippo Napoli scrive: "Nel 1265, ceduta la Sicilia da papa Clemente IV come feudo della Chiesa a Carlo d' Angiò, il vescovo di Mazara si affretto a sollecitare dal nuovo re il riconoscimento dei suoi vecchi diritti concessigli dal Conte Ruggero nel 1093 e confermatigli da re Ruggero nel 1144.

Erano i cosi detti vetera iura, i diritti delle decime su tutti i proventi che la Curia percepiva in Mazara e in tutte le terre della diocesi diritti comuni a tutte le Chiese fondate dal Conte Ruggero. 'E Carlo d' Angió, con privilegio dato a Napoli il 2 Novembre 1272, riconosceva e confermava tutti i diritti del Vescovo di Mazara e dava ordine a Pietro Benvenuto, ad Enrico Villana e a Riccardo Vaccara di curare, ser- vendosi delle testimonianze dei vicesecreti, l'accertamento di tutte le decime spettanti al vescovo.

Abbiamo parlato di questo documento, di cui esiste un transunto notarile del 1581 nella Cancelleria vescovile, perché ci dá modo di conoscere i tributi regi provenienti da tutte le attività commerciali e industriali dal secolo XI al XIII non solo di Mazara, ma di tutti gli altri paesi della diocesi. Vi si trovano ricordati i tributi imposti sulle arti dei tintori, dei barbieri, dei sellai, dei vasai, sulle fabbriche di zucchero, di tegole, sugli animali, sulla vigna, sui censi, sulle erbe, sul fieno, sui bagni, sulle frutta, sulle fiere, sulla pesca, sulla caccia, sulla macellazione, sulle tonnare, sulle arti del cotone e infine i tributi degli Ebrei."

Quando nel 1282 scoppiò la rivolta del Vespro contro il governo angioino, i Mazaresi si sono schierati contro di esso. Nel libro di Antonino Sammaritano “Conoscere Mazara” si legge: “Quando però, nella primavera del 1282, da Palermo iniziò la sommossa contro il gravoso e tirannico governo angioino, i Mazaresi non esitarono a schierarvisi contro anche loro. Animati e guidati da Ugone Talach, istituirono una magistratura repubblicana nella città e mandarono soldati a Palermo a sostenere la rivolta del Vespro.

Quando tutta la Sicilia sostenne il re Pietro d'Aragona contro il sovrano angioino, Mazara era alla guida di una delle sette circoscrizioni territoriali dell'Isola nate dalla rivolta e diede in quell'occasione, data la sua prosperità economica, un contributo notevole, in denaro e in vettovaglie, per le necessità della guerra. E allorché il re Giacomo d'Aragona, successo a Pietro, si accordo segretamente, grazie alla mediazione del Papa, con Carlo d'Angiò per lasciare a lui la Sicilia, sparsasi la notizia, i Siciliani mandarono al re una delegazione, di cui faceva parte il mazarese Ugone Talach, per manifestare la loro volontà di non ricadere sotto la signoria angioina.

Non avendo potuto il re negare l'accordo stipulato con gli Angioini, i Siciliani si dichiararono sciolti da ogni vincolo di fedeltà nei suoi confronti. In un convegno tenutosi, a Catania il 15 gennaio 1296, i rappresentanti delle varie città della Sicilia, fra i quali anche quelli di Mazara, elessero re Federico II d'Aragona e ripresero la guerra contro gli Angioini. Alla battaglia della Falconara, che concluse a favore di Federico II la guerra del Vespro, partecipò un valoroso contingente di soldati mazaresi, fra i quali alcuni cavalieri ed arcieri.

Anche dopo la pace di Caltabellotta (1302), comunque, si ebbero varie incursioni di truppe angioine in Sicilia. Una di queste, nel 1316, raggiunse anche Mazara; ma un manipolo di cavalieri mazaresi, guidati da Bartolomeo Monteaperto, sconfisse la schiera angioina, circa un migliaio di uomini.”

Nel 1317 Federico II si trasferì con tutta la sua corte a Mazara e vi rimase fino all'estate dell'anno successivo. Durante questo periodo, nacque uno dei figli di Federico, di nome Ruggero, che venne battezzato proprio nella Cattedrale del Santissimo Salvatore. In riconoscimento dei servigi e della fedeltà dimostrata dai Mazaresi alla Corona durante la guerra del Vespro, Federico II concesse loro un privilegio speciale. Questo privilegio includeva l'esenzione da tutti i tributi regi, l'obbligo di contribuire alla riparazione delle mura danneggiate durante la guerra e la possibilità di regolare le questioni civili secondo le consuetudini di Palermo.

Inoltre, fu concesso loro il diritto di raccogliere legna nelle foreste di Birrybaida e Castelvetrano, e di tenere una “fiera franca” di trenta giorni durante il mese di agosto in onore del Santissimo Salvatore, senza dover pagare tasse alla regia Corte. Questa concessione era particolarmente significativa, poiché solo Trapani e Messina avevano il diritto di tenere una fiera franca, ma per soli quindici giorni. Nel prossimo articolo approfondiremo un'altra parte di storia.

Caterina Mezzapelle 

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza