Presentato nei giorni scorsi al Festival del Cinema di Venezia, riscuotendo molto clamore, il film “Iddu-L'ultimo padrino” dei registi Fabio Grassadonia e Antonio Piazza (prodotto da Indigo Film, Rai Cinema e Les Films du Losange e con attori protagonisti Elio Germano, Toni Servillo, Barbora Bobulova e Antonia Truppo, ha ricevuto il Premio “Carlo Lizzani”. La pellicola, molto attesa la sua proiezione nelle sale cinematografiche italiane, narra in chiave originale, in parte anche grottesca e con una sottile (ma non troppo) ironia un periodo della latitanza di Matteo Messina Denaro, l’ultimo superlatitante, catturato il 16 gennaio dello scorso anno e deceduto, a causa di un tumore, il 25 settembre.
Del cast del film fa parte anche il giovane attore mazarese, Alessandro Burzotta (in foto in alto a sx), 33 anni, diplomatosi nel 2016 all’Accademia Nazionale del Teatro Antico di Siracusa, e che vanta già un bel curriculum a livello teatrale avendo lavorato, interpretando spesso ruoli da protagonista, in questi anni in diverse pièce teatrali anche con importanti registi quali ad esempio, per citarne alcuni, Federico Tiezzi, Carlo Cercello e Alessandro Serra. In “Iddu” Alessandro Burzotta fa il suo debutto cinematografico.
Interpreta il ruolo di “Nando” (nome fittizio), uno degli amici di Matteo Messina Denaro nella sua giovinezza.
Alessandro Burzotta, presente (vedi foto di copertina) anche a Venezia alla première del film, giovedì scorso, all’81esima Mostra Internazionale del Cinema, ci racconta così questa sua prima esperienza nel grande schermo: “E’ stata un’esperienza bellissima la partecipazione a questo film, indimenticabile, è come se per magia si fossero realizzati più sogni insieme. Innanzitutto quello di poter lavorare con due registi meravigliosi, bravissimi e capaci di metterti subito a tuo agio e di creare una vera e propria famiglia nel set; mi sono sentito protetto.
Poi sul set ho realizzato il grande sogno di poter recitare, guardandoci negli occhi, con il mio attore preferito, Elio Germano, che si è calato perfettamente, forse meglio di un siciliano, in quel ruolo così complesso. E’ stato meraviglioso. Purtroppo sul set non mi sono molto incrociato con il maestro Servillo. Altra cosa bella il fatto ho condiviso questa esperienza cinematografica con i miei due grandi amici Marcello Gravina e Ivan Graziano”.
Alessandro, come hai percepito e vissuto la differenza fra la recitazione teatrale e quella cinematografica?
“Sono stato scelto a seguito di un provino nel casting di Marta Mancuso. Poi sono iniziate le riprese. Una grandissima emozione e la particolarità di esser accerchiato da telecamere e rimanere composti in uno spazio ben delimitato anche per non andare fuori fuoco. Nel teatro esiste l’umana irriproducibilità, anche minima, questo il suo fascino. Il cinema è diverso, un momento viene immortalato nel momento che viene vissuto e, dico la verità, mi sono pure divertito”.
Tu sei siciliano, sei nato a Mazara del Vallo, città ove Matteo Messina Denaro ha trascorso parte della sua giovinezza e anche (vedi gli ultimi sviluppi delle indagini) anche parte del suo ultimo periodo di latitanza. Come l’hai vissuta questa cosa?
“E’ stato subito tutto molto particolare, anche il fatto di poter recitare nel mio dialetto, quello della mia terra e negli stessi luoghi. Nel periodo che abbiamo iniziato a girare il film è avvenuta la cattura di Matteo Messina Denaro. Pertanto nelle pause delle riprese non si parlava d'altro. Come se la realtà avesse superato l’immaginazione. Quello della mafia è un tema che mi tocca molto. Ero molto piccolo quando vi è stata la stagione delle grandi stragi ma successivamente ho iniziato a percepire come dalle nostre parti viene visto e vissuto il fenomeno mafioso, a partire dalla stessa parola 'mafia', spesso abusata ma anche pronunciata in silenzio.
La grandezza dei registi Fabio Grassadonia e Antonio Piazza è stata quella di aver smontato quell’aura di onnipotenza e forza che avvolge il sistema mafioso ed i suoi principali rappresentanti, di aver “smitizzato” personaggi ritenuti anche iconici, svuotandoli e rendendoli invece grotteschi nella loro umana debolezza, in alcune scene del film emerge anche la loro meschinità”.
Dopo questa importante parentesi cinematografica riprendi la tua attività nel teatro?
“Si, impegnato in una tournèe internazionale con lo spettacolo “Tragùdia-Il canto di Edipo” di Alessandro Serra e poi sono stato impegnato con “Macbettu” sempre dello stesso regista teatrale. E poi ci sono altri progetti già in cantiere”.
Francesco Mezzapelle