“In pantaloncini e maglietta sparava colpi di mitraglietta stando a prua della motovedetta, una di quelle donate dall’Italia alla Libia nel 2018”. Questo è quanto racconta il comandante del motopesca "Salvatore Mercurio", che nella serata del 2 giugno, insieme ad un altro motopesca, “Luigi Primo”, sono stati aggrediti a colpi di arma da fuoco da un a motovedetta libica in acque internazionali ma in quella ZEE libica (dichiarata unilateralmente nel 2005 da Gheddafi e che si estende 62 miglia oltre le 12 territoriali) che è da anni oggetto di dibattito a causa di diversi sequestri e aggressioni nei confronti di pescherecci di Mazara del Vallo che in quelle storiche acque esercitano la pesca a strascico di profondità del gambero rosso.
Questa volta a subire l’aggressione dei libici sono stati due pescherecci iscritti al Compartimento di Catania, entrambi di stanza a Acitrezza e di proprietà della famiglia Suaria di Aci Catena. Il comandante del “Salvatore Mercurio”, Mario Suaria, all’arrivo in porto ha raccontato dell’aggressione, durata circa un’ora, a colpi di arma da fuoco da parte di motovedetta libica mentre un’altra avrebbe tentato di speronare il peschereccio. I due motopesca sono sfuggiti al probabile sequestro e al rischio di conseguenze anche per l’incolumità dell’equipaggio grazie all’arrivo della nave Grecale della Marina militare italiana che aveva raccolto l’sos e che arrivata sul posto ha fatto fuggire le due motovedette e prestato soccorso ai due natanti che non hanno riportato danni.
Quanto accaduto ai due motopesca catanesi è sembrato molto simile all’aggressione subita dal peschereccio "Aliseo" di Mazara del Vallo .Il natante fu colpito nel pomeriggio del 6 maggio dello scorso anno da colpi d'arma da fuoco sparati da una motovedetta libica proveniente dal porto di Misurata (in foto copertina il tentativo di abbordaggio); il comandante Giuseppe Giacalone rimase ferito, anche se in maniera non grave, colpito da schegge di vetro frantumato a seguito degli spari. Il grave episodio avvenne in acque internazionali, a 35 miglia dalla costa libica, ma sempre all’interno della stessa ZEE.
Anche in quell’occasione una nave della Marina Militare, la “Libeccio”, intervenne sul posto e scongiurò ulteriori tentativi di assalto e di sequestro da parte dei libici a bordo della motovedetta “Ubari 660” in dotazione alla Guardia Costiera libica. Anche quella che sparò all’Aliseo è una delle motovedette cedute alle autorità di Tripoli dall’Italia, nell’ambito della fornitura di mezzi navali per rafforzare il contrasto all’immigrazione clandestina da parte della Libia.
La motovedetta, quando era in servizio in Italia, si chiamava “G92 Alberti”: era in dotazione alla Guardia di Finanza e faceva parte della classe “Corrubia”, motovedette d’altura con 14 persone di equipaggio lunghe 27 metri. Fu cancellata dal ruolo speciale del naviglio militare dello Stato il 10 luglio del 2018 in seguito al decreto che ha disposto la cessione alla Libia di 12 motovedette, dieci “Classe 500” della guardia Costiera e due unità navali della classe “Corrubia”. La cessione dei mezzi non fu esente da polemiche a livello politico.
Su Il Sole24Ore del 6 agosto 2018 si leggeva: “Nel dettaglio il provvedimento autorizza la cessione a titolo gratuito al governo libico, con contestuale cancellazione dai registri inventariali e dai ruoli speciali del naviglio militare dello Stato, di motovedette fino a un massimo rispettivamente di dieci unità navali, classe 500, fra quelle in dotazione al Corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera e due unità navali, da 27 metri, fra quelle in dotazione alla Guardia di finanza.
Viene autorizzata, per l'anno 2018, la spesa di complessivi 1.370.000 euro per garantire la manutenzione delle singole unità navali cedute e per lo svolgimento di attività addestrativa e di formazione del personale della Guardia costiera libica (la spesa autorizzata per il ministero delle Infrastrutture è pari a 800mila euro). Per l'attività di addestramento relativa alla cessione delle due unità navali da 27 metri della Guardia di finanza, i costi complessivi sono stimati in 400mila euro per l'addestramento dei due equipaggi, composti da 14 unità ciascuno.
Per la formazione si prevede un corso, da svolgersi presso la Scuola nautica del Corpo di Gaeta, della durata di tre settimane per 28 frequentatori più due tutor. A ciò si aggiungono i costi di gestione manutentiva stimati in 170mila euro”.
Francesco Mezzapelle