8 anni fa moriva il pittore mazarese Salvino Catania, genio indimenticabile

L’artista “borderline” rappresenta un pezzo importante della storia di Mazara del Vallo nel dopoguerra. Il ricordo

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
07 Dicembre 2021 18:36
8 anni fa moriva il pittore mazarese Salvino Catania, genio indimenticabile

8 anni fa, all’età di 68 anni, il 7 dicembre del 2013 a causa di un incendio scoppiato nel suo appartamento di via Roma n.36, ci lasciava Salvino Catania, noto ed estroso pittore mazarese. Una morte quella di Salvino Catania che destò molto scalpore in Città; molti cittadini mazaresi detengono un’opera del maestro Catania. Al suo funerale celebrato il 12 dicembre 2013 nella Cattedrale di Mazara, amici e conoscenti portarono in chiesa e poggiarono davanti all'altare, dietro il feretro, i quadri firmati dall'artista: fantasie cromatiche, crocifissi, fiori e figure partorite dal genio delle sue pennellate.

Una breve biografia dell'artista. Proveniente da un’agiata famiglia mazarese, Salvino Catania in gioventù aveva studiato arte prima a Palermo, poi a Firenze e Roma, dove era diventato amico di alcuni artisti siciliani come Piero Consagra e gli artisti di Forma 1. Per un periodo brevissimo ha insegnato Arte e Immagine nelle Scuole secondarie di I grado. Lungo il suo excursus creativo ha esplorato e indagato tutti i linguaggi dell’arte moderna e contemporanea. Negli ultimi anni della sua vita viveva con la pensione e si arrangiava dipingendo. Salvino Catania ha condotto per molti anni della sua esistenza una vita “borderline”, andando in giro in giro con le sue opere che vendeva per pochi soldi. In circa quarant’anni di attività ha dipinto più di settemila opere: a Mazara le tele sono appese nei bar, nelle botteghe, nei circoli.

Da quando è morto l’artista Salvino Catania per mantenerne vivo il ricordo, sono state organizzate diverse mostre (“Omaggio a Salvino Catania”, Lucasdesign/2013; 2014: “Omaggio a Salvino Catania, nell’ambito del Memorial Rolando Certa-Festa del Volontariato, Piazza Mokarta/2014; “Ritratti di Sal/Vino” e “Salvino Catania, 12 tele per 12 amici”, Mahara Hotel/2014). Sono stati pubblicati altresì diversi articoli, una cartella contenente 12 riproduzioni di tele dell'artista a cura della Fildis e un libro di poesie (Giacomo Giannone, “Il sonno dell’insonnia”, Leonida Edizioni- Reggio Calabria), interamente dedicato all’artista mazarese. A Salvino Catania è stata anche dedicata una saracinesca-murales in via Porta Palermo, a Mazara, realizzata dai giovani artisti mazaresi Manuela Marascia e Sergio Diodato.

Inoltre, al fine di ricostruirne la vita e l’opera di “Salvino Catania-Artista”, è stata creata una pagina facebook (qui sono state raccolte molte foto sue e delle sue opere; e si è tentato anche di ricostruire una sua biografia, ancora, tuttavia, incompleta). Non gli manca neanche una pagina su l'Enciclopedia libera “Wikipedia”. L’Amministrazione Cristaldi nell’estate 2015 dedicò a Salvino Catania un catalogo (ove raccolte 400 sue opere) e una mostra (in collaborazione con la Società “Aurea”) che si è snodata tra la Galleria “Santo Vassallo”, l'Aula consiliare, la Galleria Sicilia di Palazzo dei Carmelitani, in ristoranti e in luoghi pubblici. Lo stesso sindaco Nicola Cristaldi in persona, grande amico di Salvino Catania, selezionò le tele appartenenti a privati e cittadini che furono esposte; quella dell’Amministrazione Cristaldi fu l’ultima, in ordine temporale, delle iniziative pubbliche dedicate a Salvino Catania.

Il prof. Giacomo Cuttone, molto amico di Catania con il quale ha condiviso gli anni della sua formazione artistica fin dalla morte del pittore gli ha pure dedicato una monografia che parla della sua arte e della sua vita; ricordi, articoli della stampa e fotografie (vecchie e nuove) che raccontano il percorso dell’uomo-artista Salvino Catania ed intitolata “Salvino Catania, una vita per l’Arte” (https://www.file-pdf.it/2016/01/16/monografia-salvino-catania/monografia-salvino-catania.pdf). Molto, secondo il mio parere, rimane da fare.Bisogna superare la fase del “ricordo” –spiega il prof.

Cuttone- per intraprendere quella più scientifica dello studio e pensare ad una struttura museale “viva”, in grado cioè di accogliere tutto il suo lascito. E’ necessario, infatti, svolgere un lungo e minuzioso lavoro di ricerca per ricostruire la biografia di Salvino. E ciò per restituire per intero la sua vita e la sua dimensione creativa (l’infanzia, la malattia, il rapporto con la madre e con il resto della famiglia, gli anni del Liceo e quelli vissuti a Firenze e Roma – e, qui, i contatti avuti con Pietro Consagra e con gli artisti del gruppo di Forma 1 –, le prime mostre…), perché bisogna scongiurarne una versione romanzata e distorta (paragonandolo, per esempio, al pittore naïf Ligabue).Contrastare coloro che tentano di far passare un certo tipo di stereotipo dell’artista – l’idea cioè del “genio condizionato dalla pazzia” (Van Gogh docet!), piuttosto che includere la sua malattia o certe sue stravaganze nella comune condizione umana – è un dover e un obbligo di fedeltà all’opera e all’agire dell’artista mazarese.

Salvino, come Van Gogh e tanti altri cosiddetti “artisti maledetti” (Modigliani, Soutine, Utrillo, Derain, Valadon), quando stava male o era stato imbottito di psicofarmaci, non dipingeva, né tantomeno andava in giro con la tela sottobraccio. Bisogna fare una ricerca seria delle influenze subite da Salvino dalle opere degli artisti delle Avanguardie storiche del Novecento e contemporanee. Per fare tutto ciò, bisogna creare un’istituzione a carattere scientifico (Archivio) in grado di raccogliere testimonianze e documenti su Salvino per renderli, successivamente, accessibili a coloro che saranno interessati a rivisitarne la vita e l’opera, curarne le mostre e le pubblicazioni.

E’ necessario, infine, acquisire e restaurare la casa di via Roma 36 – lasciando i segni e le tracce di colore dell’artista sui muri – per farne una Casa-Museo e un centro di documentazione accessibile al pubblico”. Giacomo Cuttone infine conclude ponendo degli interrogativi: "che fine hanno fatto le opere realizzate nel periodo della formazione Palermo-Firenze-Roma? E la moltitudine di schizzi e disegni che occupavano tutto il salone della casa di via Roma 36? Sono ancora lì, insieme ai suoi libri, cataloghi e mobili? Cos’è rimasto di tutto ciò dopo l’incendio che gli ha procurato la morte?

Il sottoscritto invece, anche per via della propria professione, ha molti ricordi legati a Salvino Catania; una volta nel corso di un'intervista video (l’unica rilasciata da Salvino Catania), ad una mia domanda circa la possibilità che il Comune potesse organizzargli una mostra mi rispose che ciò sarebbe avvenuto solo dopo la sua morte; nella stessa intervista Salvino ad un’altra mia domanda rispose definendo “semplicemente spontaneista” la sua pittura. Un altro ricordo riguarda una tela che lo stesso mi ha donato in una fredda mattina di febbraio del 2013, strana coincidenza è che quel giorno (non credo lui lo sapesse) compivo 39 anni.Ero in piazza della Repubblica quando ad un certo punto mi sentii chiamare come solo lui faceva: “Mezzapelle!”.

Mi avvicinai e gli chiesi cosa avesse da gridare così forte, e lui mi disse, mostrandomi, una tela: “ti piaci?”. Notai che in quella tela vi fosse qualcosa di strano. Mi piaceva tantissimo per l’essenzialità delle linee. Così Salvino mi disse: “stanotte ho sognato la morte, poi mi sono alzato ed ho dipinto così la mia morte. Teccà te lo regalo”. In quel dipinto, che custodisco gelosamente, vi era il volto di una figura scheletrica, alle sue spalle le fiamme! Indimenticabile Salvino…

Francesco Mezzapelle

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