Nella giornata di domenica abbiamo pubblicato la prima parte dell’inchiesta di Giacomo Bonagiuso su come se la passano negli altri comuni, se ve la siete persa la potete leggere qui: https://www.primapaginacastelvetrano.it/uno-sguardo-dintorno-parte-1-ma-come-se-la-passano-fuori-da-castelvetrano/ oggi vi proponiamo la seconda e ultima parte: A marcia indietro, continuando il nostro viaggio intorno a Castelvetrano, ci troviamo, passata la curva, a Mazara del Vallo, che dopo il regno di Nicola Cristaldi, zar, si è trovata con una Casbah totalmente rivitalizzata e un lungo mare tutto nuovo.
Si possono sfottere le Quartare sparse ovunque quanto si vuole, specie perché firmate Hajto (e Hajto, si sa, è Cristaldi) ma l’impatto della resilienza cristaldiana su Mazara è stato fortissimo. Nulla di tutto questo, al momento, sembra essere in grado di pareggiare non tanto Quinci, che è uomo di valore, ma il suo entourage, da Abbagnato in su e giù, che hanno fallito completamente l’approccio all’anno Consagriano, e sono stati salvati proprio dal Covid da un tonfo epocale. Per altro di cultura a Mazara non ce n’è molta, se togliamo l’eroica resistenza dell’Istituto Euro Arabo e poche altre cose letterarie, diciamo che l’apericena vince su tutto.
Sta a Quinci, dunque, e ne ha ogni capacità e legittimazione, prendere in mano le bisaccce, tirando qualche calcio alla carovana, e indicare con fervore la direzione. Non diventerà zar, come Nicola I, ma almeno primus inter pares deve diventarlo, e farlo pure pesare. Troppe deleghe, troppo brodetto. A Marsala i marsalesi si lamentano ma hanno un signore come Sindaco, Di Girolamo, che pur tra gaffe e l’invenzione del “Digirolamese”, è davvero una brava persona. La movida premia marsala e sebbene la cultura non abbia il livello dei tempi del Jazz Festival, e primeggino spesso i più arruffoni e arraffoni, restano in attività anche locale moltissimi artisti di livello: da Alessio Piazza a Massimo Pastore, da Luana Rondinelli a Chiara Vinci, da Federico Brugnone a Paola Giacalone, da Diana D’Angelo a Fabrizio Lombardo, da Michele Pantaleo a Gino De Vita.
Poi c’è l’eccezione Gibellina che vive del fascino delle sue Orestiadi, cui recentemente si è legato, con intelligenza, anche l’indotto delle cantine, con vigneti collinari che tentano il volo. La Città, un tempo appassionata nello scontro tra Corraiani e Anticorraiani, oggi sembra sospesa in una stasi. Non ci sono soluzioni e, come per Campobello o per Castelvetrano che dovrebbero legarsi rispettivamente a Cave di Cusa e a Selinunte, così Gibellina dovrebbe delegare i suoi luoghi di culto alle Orestiadi e lasciarsi assorbire in quella programmazione, rianimando il Palazzo Di Lorenzo, la Chiesa madre di Quaroni o la meravigliosa piazza su cui troneggia Consagra.
Salemi, più su, ha cercato una riscossa, in vero più formale che sostanziale. Certo, non siamo più ai tempi di Crimi e delle sue stories che tanto appassionavano il gossip politico. Ma neanche al tempo di Sgarbi che, pazzo o scalmanato, davvero ne proiettò l’esistenza al mondo. Venuti non dà quasi mai scandalo, ma ancora Salemi non decolla per come potrebbe. San Vito Lo Capo resta una specie di isola a sé, come lo è Custonaci; avvinghiata alle sue bandiere blu e al suo mare, oggi gode del Cous Cous Fest.
Sebbene la targa mainstream sia la stessa di Inycon, la manifestazione non degrada in sagra, e speriamo non lo faccia proprio ora. Infine il capoluogo, Trapani, che svegliata dal sonno che ne ha nascosto a lungo la bellezza, oggi splende in modo piuttosto serio, nei suoi ristoranti, bistrot, e nel suo centro storico. È l’unica a non avere un teatro, tuttavia, ma ha l’università… Oggi, ancora di più, vede soffrire molto la sonnollente cultura locale. E Castelvetrano? Che cosa aspetterà mai a svegliarsi facendo diventare tutte le risorse, che neanche elenchiamo, realtà? Giacomo Bonagiuso