“Una punta di Sal”. Mazara ostaggio di una inciviltà e alla ricerca di una coscienza civica

Ci troviamo sempre più di fronte ad una società maleducata, divisa, estrema e violenta nella comunità e nel territorio

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
29 Giugno 2025 11:10
“Una punta di Sal”. Mazara ostaggio di una inciviltà e alla ricerca di una coscienza civica

La cronaca è impietosa. La notizia risale a qualche settimana fa. Eccola per filo e per segno. “Ancora un episodio di degrado urbano a Mazara del Vallo dove la via Potenza è stata trasformata in una discarica. I responsabili, stavolta, sono stati ripresi dalle telecamere di videosorveglianza della Polizia Municipale che, da settimane, ha intensificato controlli e sanzioni contro l’abbandono indiscriminato di rifiuti. Le immagini documentano comportamenti illeciti di chi, incappucciato o meno, continua a infischiarsene delle regole del vivere civile”.

Il giornalista Francesco Mezzapelle, in un suo recente articolo pone un drammatico interrogativo: “Un episodio analogo a quello di via Potenza si è verificato nel quartiere Mazara Due. Dopo un'operazione di pulizia, a distanza di poche ore, le vie del quartiere sono ritornare nel loro stato di abbandono. Un comportamento incomprensibile, soprattutto se si considera che il servizio di raccolta rifiuti porta a porta è attivo e capillare. La comodità di avere la raccolta sotto casa, unita alla possibilità di differenziare correttamente, dovrebbe essere un incentivo sufficiente a evitare l'abbandono indiscriminato” E poi aggiunge: “Basterebbe un minimo di senso civico.

Eppure, sembra prevalere l'incuria. Forse è il momento di riflettere soprattutto sull'urgenza di un cambiamento culturale profondo. Senza una maggiore consapevolezza e responsabilità da parte di tutti, ogni sforzo di pulizia sarà destinato a rimanere un attimo di respiro prima che l'onda dell'inciviltà travolga nuovamente le nostre strade. È una provocazione che vogliamo lanciare: fino a quando la nostra città sarà ostaggio di questa inciviltà diffusa? “. Le regole del vivere civile, una frase, un dettato, un impegno.

In questo momento storico, per quanto ci giriamo attorno individuando colpevoli da ogni parte, dobbiamo riprendere in mano la questione originaria: qual è la qualità della mia e della nostra coscienza civica? il mio senso civico è ancora vitale o non si è piuttosto deteriorato? Perché quando si pensa solo a se stessi si finisce irrimediabilmente per farsi gli affari propri a scapito di tutto il resto. Non è che possiamo andare avanti con tanto di morale riempiendoci la bocca di «bene comune», ritenendo che a esso ci deve pensare qualcun altro.

Là dove c’è un clima sociale e una società ripiegata su se stessa, rivendicativa e rancorosa, con obiettivi di piccola portata, divisa e diffidente; là dove la società è un insieme inconcludente di elementi individuali, senza nessuna coesione, di soggettività esasperate e senza fini tenute insieme da connessioni deboli; là dove la sfiducia nell’altro diventa fatto ordinario e «normale», così che, ad esempio, due italiani su tre si dichiarano d’accordo con l’affermazione che «è meglio guardarsi dagli altri, perché potrebbero approfittare della nostra buonafede», è chiaro che lì, gradualmente ma con certezza, il legame sociale progressivamente si deteriora e si afferma un clima da guerra di tutti contro tutti.

Quella che si chiama «solidarietà umana», «solidarietà civica», quella mano cioè che si dovrebbe dare per puro spirito di appartenenza alla nostra comune umanità, si è come dileguata. Abbiamo la percezione che forse non troveremmo una mano così pronta e solidale a tirarci fuori dal buco nero della deriva. Gli anziani non si fidano più dei giovani: li sentono inaffidabili e rapiti da interessi futili e da valori ora superficiali, ora cinici. I giovani vedono negli anziani un ostacolo, un peso, qualcuno che sta rubando loro il futuro.

Ed è brutto vivere così, sia per gli uni che per gli altri. Per tutti. È largamente condiviso, almeno a parole, il fatto che il nostro paese ha una sfida urgente davanti: ricostruire il tessuto civile e riformare nelle persone la coscienza della legalità e del civismo. Senza questi due pilastri è inevitabile una deriva verso un individualismo insofferente delle regole e uno stato permanente di sopraffazione e di guerra di tutti contro tutti. Qualcuno è giunto a parlare della nostra società come di una «società incivile» dove il clima della convivenza si è deteriorato, drammatizzato, perfino incarognito, tutti diffidiamo di tutti.

L’antipolitica non accenna a diminuire. Ne viene fuori una società maleducata, divisa, estrema e violenta nella comunità e nel territorio. Questo quadro che poteva sembrare fosco, oggi pare essere semplice realtà. infatti è facilmente verificabile che in questi ultimi anni sono fortemente cresciuti i processi di decadimento sia della società civile che della politica, segnati dall’ulteriore deperire dell’etica civile e della cultura delle regole. In altre parole, ciò che fa problema è il venir meno di quel basilare senso civico e di quella qualità civile dei comportamenti e del linguaggio che sono ingredienti fondamentali per una serena convivenza.

È dunque necessario rivitalizzare la qualità civile delle nostre relazioni e dei nostri comportamenti nel lavoro, nella società, nelle istituzioni, nel tempo libero. Per contro tutti stiamo male e diventiamo perfino rabbiosi quando queste «cose che abbiamo in comune» non funzionano come dovrebbero. E noi sappiamo che se non funzionano bene, non è colpa solo delle «strutture» o della «politica», ma in primo luogo di una carenza e di un impoverimento appunto della «coscienza civile» e del «senso civico» dei singoli.

(in foto, da noi scattata qualche giorno fa, immondizia abbandonata in via Porta Palermo, in pieno centro storico).

Salvatore Giacalone

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza