“Una punta di Sal”, Mazara, la città che dimentica i suoi artisti…

Mazara è una città dalla memoria corta.Il prof. Giacomo Cuttone ci aiuta a ricordare alcuni artisti mazaresi del passato

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
12 Settembre 2021 11:50
“Una punta di Sal”, Mazara, la città che dimentica i suoi artisti…

Non siamo lontani nel tempo. Si cantava “Se potessi avere mille lire al mese” di Carlo Innocenzi e Alessandro Soprani interpretata nel 1939 da Gilberto Mazzi. In quel tempo non c’era per decesso Giuseppe Boscarino ma c’erano Enzo Santostefano e la moglie Rosa Ferreri. Tre artisti mazaresi nel più profondo oblio. Gabriel García Márquez, in “Cent’anni di solitudine”, parlando degli abitanti della città immaginaria di Macondo, li vede affondare “irrevocabilmente nelle sabbie mobili della dimenticanza”.

Mazara del Vallo, con i suoi figli migliori, è paragonabile a Macondo. Lo è stata per Tommaso Maria Sciacca (1734 –1795) e per Pietro Consagra (1920 – 2005) e, pure, per Giuseppe Boscarino (1886-1930), Enzo Santostefano (1907-1982) e Rosa Ferreri (1914-1998). Questi ultimi tre artisti mazaresi del Novecento, perduti nel labirinto della storia della Città. “Eppure - dice il professore Giacomo Cuttone, artista, saggista e critico d’arte - i tre artisti presentano un rispettabilissimo curriculum e, in vita, con le loro opere hanno varcato i confini ristretti della propria Città, risultando presenti in manifestazioni artistiche importanti nel territorio nazionale”.

Giuseppe Boscarino viene scoperto dal Professore Francesco Catania (lo stesso mecenate che, anni dopo, scoprirà Pietro Consagra) che, vincendo la contrarietà del padre, lo mantenne agli studi accompagnandolo al Regio Istituto di Belle Arti di Napoli; successivamente a quello di Venezia e, poi, a quello di Roma. Alla fine del XIX secolo, Villa Mellini, a Roma, divenne sede della Sezione Fotografica del Regio Esercito Italiano e, tra il 1915 e il 1917. Durante il servizio militare, Boscarino esegue alcune decorazioni pittoriche a soggetto aviatorio nel salone centrale del secondo piano della Villa (oggi Osservatorio Astronomico e Museo Copernichiano).“Boscarino - ricorda Cuttone - è stato uno dei fondatori ed insegnante di Storia dell’Arte del Liceo Classico Gian Giacomo Adria.

Nel 1928 viene chiamato dal vescovo a far parte della Consulta e della Commissione Diocesana per la Tutela e l'Incremento dell'Arte Sacra della Diocesi. Fonda e dirige la Scuola D'Arte e Mestieri che permise la formazione e la qualificazione di maestranze edili, decoratori, ebanisti, falegnami etc. La Città di Mazara del Vallo gli ha intitolato una Scuola Media e una via.Una valutazione critica organica dell'opera di Boscarino non esiste. La sua pennellata si presenta a tratti espressionista e il segno grafico dei suoi disegni è graffiante e fluido insieme.

E’ stato un raffinato ritrattista e abile interprete della psicologia umana. Di carattere schivo, egli, non firmava quasi mai le sue opere”.

Enzo Santostefano, in vita, ha avuto contatti con Maestri del calibro di Pippo Rizzo, Michele Dixite Giovanni Rosone. Durante la sua lunga attività pittorica ha allestito numerose personali ed ha partecipato a quasi tutte le più importanti rassegne nazionali e internazionali come la Quadriennale d’arte di Roma nel 1948 e la XXV Biennale Internazionale d’arte di Venezia nel 1950. Del suo lavoro si sono interessati, fra gli altri, i critici: Pippo Rizzo, Luigi Fiorentino, Gianni Di Stefano, René Clermont, Maria Poma, Leonardo Bonanno, Piero Scarpa, Rolando Certa, Antonina Greco di Bianca. L’opera di Santostefano – scrive Antonina Greco di Bianca – “resta legata al mondo apparentemente semplice della natura; anzi con esso riesce ad integrarsi in una congiunzione simbiotica che finisce per essere identità.E ciò anche nella sua stessa espressione di essenza e di luce.

E perfino, ancora, nella consistenza plastico-volumetrica”. Le sue pitture, ariose e solari, si compiacciono di raccontare gli aspetti del vissuto nelle sue privilegiate evidenze figurali. Luigi Fiorentino, parlando del lavoro di Santostefano, definisce “schiettamente tradizionale la linea del suo disegno, ma la vivezza degli accostamenti tonali è tutta del nostro tempo”. Per Rolando Certa, invece, Santostefano è “dotato di una capacità di osservazione e di espressione non comuni e, sorretto dalla sua non indifferente velocità di studio e di ricerca, è riuscito più di una volta a sortire dall’ambiente della che la provincia spesso impone agli artisti”.Santostefano ancora oggi è ricordato da alcuni suoi alunni ancora in vita che lo chiamavano “il maestro di disegno”.

Rosa Ferreri (foto dell’artista tratta dal blog “Mazara Forever” di Pino Catalano), insegnante e moglie di Santostefano, presenta – come il marito – un curriculum artistico più che dignitoso: nel 1952 partecipa al “Premio Zavattini” e al “Premio Michetti”; successivamente espone al “Premio Suzzara”, al “Premio Marzotto” e alla “Quadriennale” di Roma; negli anni Cinquanta e Sessanta, realizza diverse personali nella sua Città; nel 1977 realizza a Mazara una prima antologica e nel 1985 si tengono altre due antologiche, la prima presso “Linee d’Arte Giada” di Palermo e la seconda presso il “Centro di Cultura Polivalente” di Mazara.I soggetti delle opere della Ferreri sono fragili monache e piccole educande colte in atteggiamenti della vita quotidiana, dove la semplicità delle monachelle, si alterna alla vitalità delle adolescenti.

Queste sono opere – spiega Cuttone - che ci rimandano a quelle giovanili di Pippo Rizzo – dove la spiritualità affonda le radici nella consuetudine dell'esistenza quotidiana – ma, anche, a quelle di Michele Dixit (artisti che ha frequentato con il marito Enzo) per l’uso di colori temperati , a stesure rapide ed essenziali e perché, negli interni, si coglie un’atmosfera delicata ed intima.Il linguaggio, infatti, è volutamente semplice ed essenziale, sia nella risoluzione dello spazio – dove aleggia un senso di intimità e di lontananza che, spesso, si trasforma in luogo di riflessione – che nel modo di rappresentare le figure.

Nell'ultimo periodo della sua produzione Rosa Ferreri volge il suo interesse al ritratto, per lo più femminile, inizia, così , un nuovo ciclo pittorico intitolato "Ritratto in ambita dimora" (ispirandosi all’opera del pittore fiammingo Rogier van der Weyde), dove punta più a trasmettere l'elevatezza morale del soggetto raffigurato , che la mera somiglianza”.

Alcune opere di Santostefano e della Ferreri, a Mazara del Vallo, si possono ammirare presso l’ex Collegio dei Gesuiti, nelle salette attigue alla Sala La Bruna. A Mazara del Vallo, Giuseppe Boscarino, Enzo Santostefano e Rosa Ferreri – così come gli artisti Tommaso Maria Sciacca e Pietro Consagra sono stati condannati a “cent’anni di solitudine”. Soltanto Consagra ora ha un suo spazio espositivo presso il Collegio dei Gesuiti e la fontana di Piazza Mokarta in corso di restauro. Si spera che l’amministrazione comunale o qualche associazione culturale si ricordi di tutti gli artisti dimenticati e li faccia rivivere in qualche manifestazione per toglierli dalle sabbie mobili dell’oblio perché Mazara non diventi la città immaginaria di Macondo.

Salvatore Giacalone

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