“Una punta di Sal”. Mazara del Vallo al voto. Sindaco e manager? E la politica?

E’ iniziata la campagna elettorale per le Amministrative. Ci si affanna a preparare le liste e a redigere i programmi

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
07 Aprile 2024 08:19
“Una punta di Sal”. Mazara del Vallo al voto. Sindaco e manager? E la politica?

C’è il sogno, l’utopia, la città ideale. Quando si ritorna a votare per eleggere la nuova compagine amministrativa, ogni elettore vorrebbe il cambiamento, sia personale che collettivo, scruta i programmi dei candidati che sono bellissimi ed approva, voterà quello più aderente ai suoi e ai bisogni della comunità. E spera nel nuovo sindaco dei “miracoli”. Si creano illusioni e si ricevono delusioni. L’idea che il sindaco sia rappresentativo rispetto alla gente di un luogo, ci rimanda a immagini romantiche di un tempo in cui si conosceva esattamente l’uomo prima del politico.

Questa condizione forse oggi è inapplicabile, resta un archetipo. Nelle realtà sociali antiche, il capo era uno del gruppo, uno che conosceva bene gli usi e costumi del popolo, oggi nascono nuove figure a mezza via tra la politica classica e la “managerialità utile”, un conio che definisce bene la figura del manager prestato alla politica, questo si dice dei tanti che oggi si trovano a occupare gli scranni più alti del potere politico sia esso locale piuttosto che nazionale, votati dal popolo e per questo legittimati alla “utilità” intesa esattamente come da vocabolario, ossia ciò che è utile a un fine.

Questa figura piace molto perché allontana il cittadino dai nefasti pensieri di una politica ladrona e dissennata, rendendogli un’idea di efficienza e forse di capacità nel distribuire la ricchezza. A Mazara del Vallo è iniziata la campagna elettorale e ci si affanna a preparare le liste. I vari ambienti politici, si stanno preparando per allestire il proprio carro elettorale sul quale porre il candidato o la candidata sindaco, un nome da presentare al popolo attraverso gli artifizi della comunicazione di massa, il web, i comunicati, le interviste, mediante, insomma, i soliti sistemi elettorali, non mancano poi “santini” fac-simili, manifesti.

A Mazara abbiamo tre candidati a sindaco e forse ben 15 liste elettorali per un totale di circa 360 candidati al Consiglio comunale per 24 poltrone. E’ una sorta di concorso dove non ci sono materie da discutere ma baste segnare in cabina elettorale due nomi, quello del candidato sindaco e l’altro del candidato consigliere comunale o addirittura di due consiglieri della stessa lista, però un uomo e una donna. Gli schieramenti politici si muovono facendo molta attenzione al potere e alla massa da pilotare, basi su cui costruire il candidato perfetto, grazie anche alle “think thank” che studiano “ad hoc” il costume, la maschera e le parole chiave da usare durante la campagna elettorale.

Ma c’è anche una forma “del male minore “ controversa teoria che nega la ricerca dell’uomo migliore per uno “meno peggio”, pare molto amata soprattutto in ambienti poco fluidi se non statici. Basta una passeggiata del candidato che sorridente stringa mani e destra e a manca, per convincere molti di essere l’uomo giusto o la donna. In periferia c’è sudditanza, astinenza o indifferenza, tanta è l’assenza e la distanza tra il potere e gli ultimi. Si celebra l’impossibile che diventa possibile.

Per esempio il terzo ponte che colleghi il Lungomare Mazzini con l’altra sponda, dove c’è il monumento a San Vito, per evitare il lungo percorso per raggiungere il Trasmazzaro e Tonnarella. L’impossibile per molti mazaresi diventa possibile, si dice che c’è già un’idea ma non la scelta di un progetto definitivo ed eventuali fonti di finanziamento. Bene. Quando si realizzerà? Oppure eliminare i passaggi a livello, forse qualcuno si potrebbe nelle periferie, ma quelli del centro urbano per toglierli devi buttare giù case e palazzi, ammesso e concesso che ci siano anche le risorse finanziarie disponibili e che le Ferrovie dello Stato sia disponibili ma ricordiamo che si tratta di una ferrovia catalogata come “militare”.

In campagna elettorale ci dicono però che il terzo ponte si può fare e che i passaggi a livello si possono eliminare “basta la volontà politica”. Ma di chi? Il tempo sembra aver non migliorato, ma peggiorato la situazione. Si promette quando si è candidati, ci si dimentica non appena si guadagna una poltrona. Programmi e progetti restano chiusi nei cassetti, si tireranno fuori, magari, alle prossime elezioni in fotocopia. La categoria dei “cambio di casacca” la considero cruciale.

Perché vero è che ognuno di noi può cambiare idea ma è pur vero che un eletto dal popolo è tale perché il popolo lo ha votato perché si è posta grande fiducia al candidato che è stato votato non per la sua bella faccia. E rieccoci allora al sogno, all’utopia, alla città ideale. Dicono che “i sogni sono il pepe della vita, il motore del cambiamento. L’ossigeno e l’energia per non impigrirci annoiati nella routine quotidiana”. E’ vero, ma non possiamo vivere di soli sogni.

Montanelli ha scritto: “I sogni muoiono all’alba”. La realtà è altra!

Salvatore Giacalone

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