"Una punta di Sal", il caro affitto dei locali a Mazara e la Città ideale

Scompaiono i negozi di vicinato. Le storiche vie della Città deserte in alcune ore della giornata. Soluzioni?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
15 Giugno 2025 10:51

Vie dello shopping, piazze e piazzette: un tessuto economico che si lacera, con ripercussioni sulla vivibilità dei cittadini di Mazara del Vallo, sulla sicurezza, il decoro e, buon ultimo, l’appeal turistico. Scompaiono i negozi di vicinato, corso Vittorio Veneto e Umberto I deserti in alcune ore della giornata, le vie Garibaldi (in foto da noi scattata) e Porta Palermo, una volta “vie dello struscio”, con negozi di livello, non esistono più, deserte anche queste e pericolose anche di sera per bande di malviventi.

I numeri della crisi dei negozi sono impressionanti. “Le cause – dice un vecchio negoziante -sono quelle che sappiamo. I negozi tradizionali pagano la concorrenza dell’e-commerce e dei centri commerciali, che si somma alla perdita di potere d’acquisto. Oggi un dipendente con 1500 euro al mese pensa solo a sfamare la famiglia anziché acquistare la maglia o le scarpe. Poi c’è il grande tema del caro affitti. Io pago circa 1800 euro al mese, una cifra esorbitante considerando che siamo a Mazara città di 50 mila abitanti che non ha un grande movimento turistico”.

Su queste ultime considerazioni si innesta la proposta di un giovane esercente di Corso Vittorio Veneto: «Bisogna rendere più appetibile l’affittare negozi, questo è il punto. Come? Alleggerendo l’importo quando lo spazio è affittato; aumentandolo, invece, quando il negozio è vuoto. Abbiamo già dei modelli in questo senso. A New York, mi racconta un mio parente che ha uno “store”, se possiedi un negozio chiuso paghi una prezzo maggiore se fosse aperto. Vale per spazi in centro e periferia, ovviamente con importi maggiori o minori a seconda del valore commerciale della zona e del negozio stesso».

Domanda: possibile che, falciati i negozi storici, i gestori di negozi giovani abbiano issato le saracinesche perché, senza arte e né parte, si erano creati un posto di lavoro? Si salva dalla bufera chi ha la «fortuna» di potersi calare nel doppio abito di negoziante e proprietario del/dei locali, ma si rimane di fronte alle esigenze quotidiane di una famiglia il cui reddito arriva proprio dal negozio. Seduti al bar di Corso Umberto, qualcuno aggiunge: «Non dobbiamo sottovalutare come, oggi, le maggiori difficoltà dei negozi nascano anche da un credito sempre più asfittico, oltre che da un mercato sempre più difficile».

Le banche danno fiducia al commerciante che naviga in buon acque e dimostra un buon fatturato, altrimenti chiude i rubinetti. E’ così, ed è stato sempre così. “Questa è una città difficile – lamenta uno di loro che pone una domanda provocatoria ed anche etica “quale è la città che vogliamo, forse con i cittadini con le tasche piene di soldi? E’ questa?” E’ fuori contesto del negozio di vicinato ma è la prima domanda a cui i cittadini – negozianti, che non sono sognatori, devono rispondere.

Le decisioni politiche che negli anni hanno avvantaggiato il proliferare dei centri commerciali a ridosso delle città, cui si è sommata la crescita esponenziale del commercio on line senza un’adeguata legislazione, ha compromesso i negozi di vicinato, ma anche il singolo comportamento dell’esercente, fa la differenza. Ci si chiede: “dove acquisto?” L’acquisto porta delle conseguenze, che sono sotto gli occhi di tutti, con alcune aree della città desertificate, lasciate sporche e buie perché chiuse, con fenomeni di microcriminalità in aumento e l’abbassamento del valore dei negozi stessi e delle abitazioni limitrofe».

Per avere la città che vogliamo dobbiamo un po’ sognare. Ritengo che nel mondo non ci sia ancora nessuna città ideale, ma probabilmente prendendo un elemento positivo da ogni città si potrebbe realizzare questo progetto. Alla base di una città ideale ci dovrà essere un progetto valido, in cui i territori siano rispettati e sfruttati in modo consapevole Ad esempio per uno straniero sarà importante imparare una lingua, per un disabile rampe sui marciapiedi, mezzi di trasporto veloci ed efficienti , per un'anziana negozi vicini e forniti.

Una città ideale deve puoi stimolare la creatività delle persone e invogliarle a coltivare nuovi interessi. Promuoverei dunque corsi di lingua, di informatica e diverse discipline sportive. Per agevolare la partecipazione sarà importante realizzare una fitta rete di trasporti pubblici gratuiti e veloci che tocchino tutte le aree della città. Inoltre nella vita ideale è necessario che tutti abbiano un lavoro ben retribuito per evitare furti o atti criminali. Allo stesso modo per mantenere la città fiorente bisognerà investire sui giovani che rappresenteranno il futuro, costruire dunque scuole moderne, con laboratori nuovi ed efficienti, in cui ognuno può seguire lezioni che più lo appassionano oltre ad una cultura di base.

In tal modo i ragazzi saranno stimolati maggiormente. Ed infine mi piacerebbe una città con grande spazi verdi, in cui ci siano molti luoghi di ritrovo e tutti i quartieri siano vicini al centro della città. Cosicché la gente possa partecipare maggiormente alla vita cittadina con piste ciclabili e itinerari culturali. Se poi avessi una bacchetta magica mi piacerebbe vivere in una città ottimista perché solo così sarà più produttiva.

Salvatore Giacalone

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