“Una punta di Sal”. Giovani: biglietto di andata senza ritorno…

Molti giovani dopo il diploma optano per università straniere. Succede anche a Mazara del Vallo

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
24 Ottobre 2021 08:56
“Una punta di Sal”. Giovani: biglietto di andata senza ritorno…

Ci ha figli liceali sa che da qualche anno si devono fare i conti con una nuova realtà, ragazzi che decidono di partire e terminare gli studi all’estero. Non solo una parentesi di vita, per imparare altre lingue, immergersi in altre culture. Piuttosto una «necessità» che i giovani sentono di dover affrontare. Da anni gli viene ripetuto, anche dai nostri politici, che non devono essere schizzinosi, che sono bamboccioni , incapaci di lasciare mammà. Troppo attratti dal posto fisso, dalla certezze di mettere a fine mese i soldi in tasca e poi andare a casa dai genitori, mangiare e dormire ed essere servito. Una “pacchia” sognata da molti ma non è così. Se così fosse avremmo dei giovani “dormienti” incapaci di valutare i vari fraseggi della vita, riluttanti davanti alla difficoltà. «Che noia», commentava Mario Monti. Dalla Germania poi il monito della Merkel: «L’Europa necessita di un mercato del lavoro più mobile».

Adesso che hanno capito la lezione e iniziano a partire in massa e a disperdersi per le università europee ed extra Ue, c’è chi li rimprovera: «non dovete lasciare il vostro paese». E chi come Renzi li prega: «restate con noi». Flaiano direbbe: poche idee ma confuse. Ma ormai sembra difficile arrestare questa emorragia di «cervelletti» in fuga, giovani che una volta completato all’estero il corso di studio difficilmente rientreranno in Italia. Estrapolare i numeri esatti di questa emorragia di matricole «internazionali» è complicato.

Un trend di crescita veloce che parla di un malessere dei giovani italiani. E come ha rilevato Bruno Manfellotto per L’Espresso ormai quando si va a cena da amici non c’è nessuno che non ha almeno un figlio all’estero. Tra l’altro in Italia gli aiuti economici sono quasi inesistenti per gli studenti. Mentre a Londra si può fare un prestito d’onore. In pratica non si paga ’Università che sono 9mila sterline all’anno e il debito sarà onorato quando si avrà un lavoro che garantisce più di 21mila sterline l’anno.E le rate saranno del 9 per cento sulla differenza tra il reddito e 21mila sterline.Con tassi di interesse vantaggiosi.

E per ottenerlo non si deve fare altro che scaricare un modello da internet e compilarlo inviando all’ufficio Finance del governo la fotocopia di un documento firmata da «una persona conosciuta nella società, un avvocato, un prete, un ufficiale di polizia, un funzionario pubblico. Tutto molto semplice.

In Italia la musica è diversa perché nel nostro Paese, purtroppo c’è una burocrazia che uccide. Quindi l’idea che i ragazzi delle scuole superiori e delle università italiane possano fare un’esperienza all’estero di lavoro o di studio, non è più un’idea, bensì un fatto. Oggi, infatti, sono tantissimi gli studenti che partono per le destinazioni europee più popolari del momento e altrettanti sono quelli che arrivano in Italia ogni anno. Ciò accade perché nel mercato del lavoro del nostro tempo, a differenza del passato, le qualifiche e le competenze sono più importanti della provenienza, e di fronte alla possibilità di avere personale qualificato nel proprio organico, le aziende sono pronte a superare qualsiasi difficoltà burocratica possa insorgere.

A Mazara, ogni anno, sono oltre 300 gli studenti che si diplomano, circa la metà vuole continuare gli studi, alcuni nelle università siciliane ma altri optano per le università estere. Sono giovani che difficilmente ritorneranno a Mazara. “Da tre anni – dice il giovane Giuseppe Lombardo – frequento l’università a Parigi, mi trovo benissimo, ritornare a Mazara? Per fare cosa. Sono iscritto in una particolare branca dell’ingegneria e francamente il mio obiettivo è vivere in Europa.Probabilmente l’anno prossimo vorrei spostarmi in Belgio”.

In questo panorama, l’esperienza all’estero, l’immersione in una realtà che vive e parla un’altra lingua, acquisisce un’importanza maggiore di quella che ci si sarebbe aspettati fino a qualche anno fa. Andare in vacanza in qualche meta europea gettonata possono farlo tutti, ma lavorare e studiare in questi posti è diverso. Significa che per un certo periodo di tempo lo studente dovrà vivere quel luogo, capire lo spirito dei locali e gestirsi da solo, magari per la prima volta lontano da casa.

Prove generali di indipendenza, insomma. Affrontare la quotidianità quando non si parla bene la lingua del luogo, non si conosce profondamente la città e bisogna anche cavarsela da soli, seppur con un piccolo aiuto esterno come punto di riferimento quale potrebbe essere una realtà rafforzerà il carattere e arricchirà il bagaglio culturale. Per alcuni studenti delle scuole superiori, questa è forse la prima vera prova di maturità.

Chi vorrebbe rischiare di farsi trovare impreparato? Relazionarsi con un sistema di studio o di lavoro diverso, con persone che parlano un’altra lingua e hanno un’altra cultura, cambia profondamente qualsiasi studente. Questo tipo di esperienza darà allo studente una nuova concezione della realtà, con orizzonti più ampi e una maggiore apertura mentale. Lo studente che fa un’esperienza all’estero è un giovane che sa che le cose possono essere giudicate da più punti di vista e che esiste più di un approccio, e chissà che quanto appreso all’estero non lo aiuti anche nella vita scolastica e in futuro in quella professionale, usando proprio quei metodi appresi in un Paese lontano da casa e dagli affetti.

Naturalmente, bisogna anche considerare i benefici che un’esperienza all’estero ha sul curriculum e su chi quel curriculum lo legge e lo valuta. Un’esperienza all’estero si traduce in maggiori possibilità di assunzione per i selezionatori che nei ragazzi valutano soprattutto la flessibilità, la capacità di interagire con il nuovo e di apprenderne in fretta tutti gli standard e la conoscenza delle lingue. Sono i nuovi giovani europei.

Salvatore Giacalone

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