Siamo ormai giunti a Natale, una festa attesa da alcune settimane in modo diverso dagli anni passati: vi è molta incertezza sul futuro. Abbiamo ascoltato annunci davvero sorprendenti. La Borsa oggi sale e domani scende, come i beni di prima necessità. Il caro-vita non ci sorprende più. Si dice “Natale senza festa, Natale dimesso e rassegnato, Natale triste…”. Ciò spinge a chiedersi più volte che cosa rende il Natale una festa e che cosa al contrario lo contraddice, lo impedisce. Pur assumendo diversi significati per i cristiani e per i non cristiani, Natale resta un’occasione di festa.
Per i cristiani è la memoria della nascita di Gesù, per quelli che non conoscono l’avventura della fede cristiana, Natale resta una festa dell’intimità, una possibilità di gustare gli affetti e di un po’ di tempo insieme, celebrando la vita. Per tutti Natale significa vivere qualche giorno in modo particolare, conoscendo e gustando il senso di gratuità di cui tutti abbiamo bisogno: gratuità del sentirsi amati, gratuità dello stare insieme, gratuità di attenzioni, sguardi e parole scambiati nella gioia e nel dire sì alla vita.
Certo, non vanno dimenticati quelli che a causa della malattia, della solitudine e della miseria non vivono nulla del Natale perché non hanno nessuno che in quel giorno possa fare loro una carezza, abbracciarli e dire: “Stiamo insieme!”. Da anni, ormai, sappiamo di innumerevoli giochi economici dove tutti coloro che partecipano ci guadagnano. Purtroppo, se non si capiscono alcuni aspetti del moderno, si rimane fermi al pensiero a somma zero, credendo che il successo economico sia possibile solo a danno di altre persone, che non avrebbero i soldi per acquistare bene materiali.
Non è così. Perché i soldi per comprarli, vengono fuori, come per magia, dall’Ente pubblico e dal privato, dalle banche e dalle finanziarie. Ma siamo a Natale, una festa che appartiene a varie culture, la cui essenza però sta, giorno dopo giorno (un po’ come per le altre festività), sempre più scemando. Negli anni la festa ha perso la sua essenza cristiana ed ha assunto i caratteri di una festività legata al denaro e al consumo. Un esempio lampante del Natale consumistico è proprio la figura di Babbo Natale, la quale proviene da quella di San Nicola.
Il Babbo Natale come lo conosciamo, deriva da una pubblicità della Coca-Cola del 1931 che lo raffigura come un uomo grassottello, sorridente, intento a dare regali ai bambini ed interamente vestito di rosso. Questo fu uno dei primi passi che portarono al distacco dal Natale religioso per approdare a quello consumistico odierno. Andando indietro ai tempi dei nostri nonni, troviamo un’abissale differenza rispetto ad oggi: questa festa era sicuramente più sentita sia in ambito religioso che in ambito affettivo; ci si riuniva per mangiare insieme e i regali non erano il fulcro della festa che si basava difatti sulla condivisione di momenti e di preghiera.
Se nell’Italia agricola e preindustriale era il pane l’alimento principale della maggioranza della popolazione, nel corso degli anni ‘50 il cibo identificativo dell’intero paese diventa invece la pasta: agnolotti, bucatini, maccheroni, penne, spaghetti, purché sia pasta, condita con salsa di pomodoro che per il pranzo della domenica diventa addirittura ragù. È del 1954 la scena gastronomica più famosa del cinema italiano: Alberto Sordi che non riesce a trattenersi di fronte a un piatto di spaghetti in “Un americano a Roma”.
D’altronde, dobbiamo pur ricordarlo, vi sono sempre uomini e donne che non riescono a festeggiare il Natale come vorrebbero, a causa del lavoro che non può essere tralasciato: medici, infermieri, forze dell’ordine, lavoratori dediti a servizi essenziali e continui. Non diciamo dunque che quest’anno sarà un Natale senza festa ma cogliamo l’occasione per viverlo realmente, se non in compagnia di tutti coloro che vorremmo accanto, almeno con i nostri cari, con quanti vivono insieme a noi.
Un pranzo preparato con amore è una confessione fatta ai commensali: “Io vi voglio bene”. Abbiamo bisogno di vivere un Natale autentico, che sia comunque una celebrazione degli affetti e una epifania degli amori che viviamo. Buon Natale e un Buon 2026.
Salvatore Giacalone