Due storie, due allenatori di calcio che hanno scaldato i cuori della tifoseria canarina, gli unici che hanno vinto un campionato sul campo. Sono Carlo Cesarato e Ignazio Arcoleo (a sx e a dx nella foto di copertina), che ha perso poi il campionato a “tavolino”. Cesarato lo chiamavano l’allenator cortese”. Oggi ha 87 anni, compiuti lo scorso primo marzo, vive a Ragusa in una struttura di accoglienza, purtroppo su una sedia a rotelle a causa della rottura del femore. Quando portò il Mazara dalla promozione alla serie D nel campionato 75/76 di anni ne aveva 39.
Presidente era il compianto Paolo Giacalone. L’allenatore Carlo Cesarato, un veneto di Mirano, a pochi chilometri da Mestre, sbarcato a Ragusa dove giocò per sette anni, vincendo un paio di campionati, era un allenatore particolare. Paolo Giacalone gli ha affidato la squadra dicendogli “faccia (gli dava del Lei) quello che vuole ma ci faccia divertire”. Cesarato ha rifatto il volto del Mazara dando uno stile di comportamento e convogliando sui canarini la simpatia di molti pubblici, prima ostili.
Ha fatto raddoppiare gli incassi, ha mostrato ai dirigenti come si organizza una società modello. Un vero soldato di ventura, serio, onesto, capace, fedele. Purtroppo non ho potuto avere nessun contatto telefonico perché sta male ma siamo sicuri che nella sua memoria c’è quel Mazara che vinse il campionato nella finale con il Canicattì giocata alla Favorita di Palermo davanti a 12 mila spettatori, 8000 mazaresi, 4000 del Canicattì del presidente Vincenzo Ragona. “Mazara è una città fantastica con un mare meraviglioso – mi disse una decina di anni fa – con un pubblico fantastico da serie superiore”.
“L’allenator cortese” amava passeggiare, fuori dagli allenamenti sul lungomare, forse gli ricordava la sua Mirano, quasi sempre solitario, pensieroso, poi entrava in un bar per il solito caffè e per fumare l’ennesima sigaretta della giornata. Per lo spareggio ha mandato in campo: Macellari, Fontana, Gentile, Maggio, Giacalone M., Ruggiano, Di Stefano, Giacalone S., (dal 67’ Gargano), Azzaro, Murador, Messina. Tutti giocatori che lui aveva voluto e sui quali contava molto. In Veneto, nella prima gioventù, era stato un calciatore di centrocampo di buona qualità.
Un anno in “C” con il Mestre, sei anni in B con il Venezia, poi la grande carta della “A” con il Vicenza, sino a quando il “diavolo”, cioè il menisco, non gli bruciò i sogni di gloria inducendolo a tentare l’avventura siciliana. Così Cesarato approda a Ragusa dove gioca per sette anni e poi lo allena vincendo anche il suo primo campionato (promozione del 63/64). Poi un valzer in grossi centri: Caltanissetta, Enna, Modica dove vince il campionato stagione 72/73, poi arriva a Mazara dover consolida il suo gran lavoro di tecnico e di scelta di giocatori, tra cui molti mazaresi come Matteo Giacalone, Santino Giacalone, Baldassare Gargano, Guido Salvo, Luciano Quinci. E’ stata quella una delle più belle stagioni del Mazara.
Una stagione che si è ripetuta nel 1984-85 che vide la squadra allenata da Ignazio Arcoleo vincere l'allora campionato di Interregionale, per poi ritrovarsi punito con cinque punti di penalizzazione in seguito a un'accusa di illecito sportivo. Ma questa è un’altra storia. Ignazio Arcoleo viene spesso a Mazara. Si ritrova con gli amici di un tempo e con alcuni tifosi ai quali è molto legato. “Sono arrivato a Mazara – ricorda – nel 1983 chiamato dal dottor Girolamo Di Giovanni.
E’ stata la mia prima panchina ed arrivavo in una città che amava il calcio. Il dottore Di Giovanni mise subito le mani avanti e mi disse che le casse erano vuote e che mi dovevo arrangiare con i giovani locali. Accettai la sfida e non dimenticherò mai quei primi giorni di allenamento”. Poi spiega: “Il primo anno, con i ragazzi che avevo a disposizione, lo considero un anno di formazione perché avevo le mie idee sul calcio e volevo attuarle. Il secondo anno, invece, con alcuni innesti, lo considero quello dello sviluppo, i ragazzi mi assecondarono e così nacque quel Mazara pieno di entusiasmo che contagiò un pubblico che aveva fame di calcio e di vittorie”.
C’è addirittura un suo amico, Andrea Pinta, tifoso – critico – che scrive su un giornale “quel Mazara per idee di gioco somigliava al Barcellona di qualche anno fa di Guardiola del tiki taka. Arcoleo già nel 1984 praticava un gioco con una decina di passaggi prima di arrivare in porta. Aveva costruito una intelaiatura formidabile con passaggi rapidi e rapide verticalizzazioni. Era un divertimento andare alla partita”. Arcoleo mi comincia ad elencare un gran numero di amici che gli sono stati vicini “come Gerolamo Di Giovanni, il figlio del dottore, deceduto purtroppo qualche mese fa, che mi assisteva in tutto e per tutto, l’ex arbitro Pietro Ingargiola che ogni settimana incontrava la squadra per suggerire regole di comportamento in campo e nei confronti dell’ arbitro e dei suoi collaboratori, il custode del campo Antonio Mangiapane, poi tanti amici ai quali va il mio affetto come a tutta la tifoseria che ha seguito la squadra con passione e con tanto amore.
Devo ringraziare tutti i giocatori che mi hanno seguito e mi hanno aiutato, li ricordo tutti, come ricordo, anche se sono passati 40 anni, le esaltanti vittorie e le amare sconfitte. Ricordo le sedute di allenamento seguite da centinaia di tifosi e lo stadio pieno quando venne a disputare un’amichevole il Palermo allenato da Giagnoni e vincemmo per 1 a 0 con rete spettacolare di Asaro (Ricciola). Quella di Mazara è stata una gran bella esperienza professionale che mi ha spianato la strada di allenatore di squadre importanti. Grazie gente di Mazara, vi ho sempre nel cuore”.
Ecco una delle formazioni mandate in campo da Arcoleo: Messina, Artale, Asaro S. (“Bretella”), Tramontana, Arcoleo A., Asaro S. (“Ricciola”), Sinatra, Giacalone N., Falce, Pecoraro G., Manca. Quando i “canarini” riprenderanno a volare? Speriamo presto. Nel frattempo, nei mari tempestosi dell’Eccellenza, i “Gamberi rossi” si agitano tra i guizzi degli avversari e vogliono balzare sul piatto prelibato del “D…esco” perché “i gamberi” vogliono dimostrare che sono qualcosa in più dell’Eccellenza…
Salvatore Giacalone