Vetrine vuote, saracinesche abbassate, cartelli di «cessata attività». I negozi al dettaglio in piena crisi. Entrate e margini, avrebbero segnato una riduzione di incassi in media del 30%, se rapportata all’anno precedente (Centro studi Confesercenti). Dopo il 2023, che sembrava essere l’anno della ripresa post Covid, questo rimbalzo ha contribuito a creare insicurezza tra gli operatori. Si salva dalla bufera chi ha la «fortuna» di essere proprietario del/dei locali, ma siamo alla riserva indiana o quasi.
Tutti gli altri girano dentro un gioco in cui diffidenze reciproche e paure complicano tremendamente il rapporto tra locatori e locatari. In crisi, principalmente i negozi di vicinato. La concorrenza del commercio online e dei grandi centri commerciali, spesso progettati per attirare un vasto pubblico con offerte allettanti e un'ampia varietà di servizi, ha messo a dura prova le piccole attività locali. Tuttavia, i negozi di vicinato rappresentano un valore insostituibile: sono luoghi di socialità, contribuiscono all'identità dei quartieri e offrono un servizio personalizzato che le grandi catene non possono replicare.
Quali possono essere, dunque, le soluzioni per contrastare questa crisi? Un elemento per la rivitalizzazione dei negozi di vicinato è il concetto di "Centro Commerciale Naturale" (CCN),sperimentato in alcuni centri del Lazio e della Campania e che sembra stiano dando un buon risultato. Si tratta di una rete organizzata di negozi, ristoranti e servizi presenti in un’area cittadina, spesso coordinati da un’associazione di categoria o da un ente locale dove si possono anche organizzare manifestazioni di vario genere per attirare il pubblico.
L’obiettivo è di competere con i centri commerciali tradizionali sfruttando le caratteristiche uniche di un tessuto urbano esistente: le strade, le piazze e l’identità locale. Riuscirà questo esperimento in centri come Mazara? Oggi i negozi al dettaglio che tempo fa erano il fiore all’occhiello dell’economia locale, soffrono. Sono perennemente in crisi. Il negozio sotto casa, il titolare amico del cliente più che acquirente, a volte festività con regali e abbracci tra commerciante e cliente, sono sempre più rari.
Le ragioni sono ben note e risalgono alla fine degli anni Ottanta, quando gradualmente i centri commerciali hanno cominciato a espandersi, da Nord a Sud, su tutto il territorio nazionale.
A Mazara del Vallo vi sono circa 1200 negozi di vario genere, forse troppi per una città di 50 mila abitanti. Matematicamente ci sarebbe un negozio ogni 42 abitanti ma se togliamo bambini, anziani ed altri cittadini che non sono in condizione di entrare in un negozio per varie ragioni, la media aumenta fino a 60 abitanti. Molti negozi, anche recentemente, hanno aperto perché uomini e donne non hanno trovato occupazione ed allora, magari con molti debiti, hanno intrapreso la via del terziario, come fonte di vita, a volte di sopravvissuti.
Ad alcuni è andata bene, altri piangono ancora le conseguenze magari per essersi trasformati, improvvisamente, conoscitori di tessuti, di maglie o di scarpe. A Mazara è successo ciò che si è registrato in altre località: una recessione imperiosa. Tutti si lamentano e gli sconti allungati per lunghi periodi e non più stagionali, rappresenterebbero una sorta di ancora di salvezza. “Ormai – dice un commerciante di abbigliamento e confezioni, titolare di un negozio storico della città – siamo destinati a chiudere e non perché i soldi in città non circolano, gli esercizi dediti alla ristorazione sono sempre pieni, come i supermercati e le auto di media e grosse cilindrata si vedono sfrecciare, ma perché le vendite on line ormai hanno ucciso il commercio al dettaglio.
Anche a Mazara moltissimi miei amici ed anche clienti confessano che acquistano beni di largo consumo on line perché – dicono – hanno una maggiore possibilità di scelta e costano di meno. Ma non è così – spiega il mio interlocutore- Perché se devi comprare una maglia on line la vedi solo in fotografia, al negozio, invece, la vedi, la tocchi, senti la qualità, la puoi provare e se non hai tutti i soldi contanti, ad alcuni clienti si fa anche un po’ di credito. C’è, voglio dire, un rapporto con il cliente di estrema fiducia che non si può trovare on line”.
E’ probabile che in futuro non ci sarà più nemmeno bisogno delle vetrine dove la gente si ferma a guardare, poi magari potranno guardare tanti computer con le foto di vestiti e magliette e poi decidere di entrare per l’acquisto. Sarà così? Se fosse così, indipendentemente dalle dimensioni della propria attività, sarebbe importante portare la trasformazione digitale nella propria cultura aziendale. A oggi è inderogabile la presenza del consumo digitale vista la continua crescita dell’acquirente via web.
E’ positivo, quindi, valorizzare i propri punti di forza scoprendo anche nuovi orizzonti per migliorarsi e non smettere mai di puntare a qualcosa di più grande. Succederà anche in questo profondo Sud?
Salvatore Giacalone