“Una punta di Sal”, Amministrative, ammucchiate trasversali. E il voto d’opinione?

Vige un realismo forse cinico ma efficace: stare agganciato al carro dei vincitori. La questione giovani...

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
14 Aprile 2024 08:59
“Una punta di Sal”, Amministrative, ammucchiate trasversali. E il voto d’opinione?

Alle Comunali molti partiti rinunciano al simbolo e sottolineano l'importanza delle coalizioni civiche. Le motivazioni sono molto differenti tra loro, anche e soprattutto sul piano politico. Però la tendenza è assai radicata in Sicilia ed in particolare a Mazara del Vallo. Alle Comunali i partiti spesso (e volentieri) si nascondono, rinunciano al simbolo, si mimetizzano. Sottolineando, anzi spesso glorificando, l'importanza delle coalizioni civiche, che in questo modo vengono annacquate.

Però così è (se vi pare), per citare l'opera teatrale di Pirandello. Ma così è anche se non vi pare, aggiungiamo noi. Il Pd, per esempio, ha scelto questa strada sia per le contrapposizioni interne, sia per restare agganciato comunque ad una dimensione di governo scegliendo la candidata sindaca Vita Ippolito. Ma lo stesso si può dire per “Azione” del sindaco Salvatore Quinci o nella coalizione del già due volte sindaco Nicola Cristaldi dove alberga qualche pezzo del M5S, rinunciando perfino al simbolo, quando è servito.

In fondo la molla che spinge a queste operazioni è semplice e improntata ad un realismo forse cinico ma efficace: stare agganciato al carro dei vincitori lasciandosi, contemporaneamente, uno spazio importante per "uscire" qualora le situazioni contingenti dovessero cambiare. Sta bene a tutti, perfino ai cittadini che alla fine con il loto voto danno piena legittimazione elettorale ad un quadro nel quale i partiti recitano da gregari. Attentissimi a non farsi riconoscere. Le preferenze sono determinanti per far scattare i seggi all'uno piuttosto che all'altro designato.

Ma per questo i partiti di Mazara hanno completamente dimenticato il versante del voto di opinione. Perché non serve, perché i flussi elettorali sono influenzati dal vento nazionale. Negli ultimi anni abbiamo visto le diverse tendenze: il boom del Movimento Cinque Stelle, l'avanzata della Lega alle Europee di cinque anni fa, l'esplosione di Fratelli d'Italia. E prima ancora l'effetto traino di Silvio Berlusconi in Forza Italia e di Matteo Renzi nel Pd. A seconda dei momenti c'è chi sale e chi scende, chi vola e chi precipita.

Ma nessuno ha visto quello che realmente stava succedendo, vale a dire il progressivo e inesorabile arretramento dei partiti. Perfino quando godono di ottima salute. Il problema non sono gli eletti, perché dipendono dai sistemi di votazione, dalle scelte dei leader nazionali, regionali e provinciali. Il problema vero è che si è perso il contatto con il voto di opinione. E di conseguenza con la società reale, con il mondo del lavoro, con la sanità, con l'impostazione sulle grandi tematiche come la gestione del ciclo dei rifiuti o del servizio idrico. Ad effettuare le scelte sono altri, con dinamiche che quasi mai guardano al territorio.

Poi improvvisamente si scopre che la rappresentanza del territorio non si misura soltanto dal numero dei parlamentari e dei consiglieri regionali. Ma pure dalla possibilità di eleggere eurodeputati, di poter indicare un ministro o un sottosegretario. Finché, come i corsi e ricorsi storici resi immortali dal filosofo Giambattista Vico che dice “I corsi ed i ricorsi storici rappresentano il cammino dell'umanità che passa dal senso alla fantasia ed alla ragione e poi, corrompendosi, ricade in basso, nello stato selvaggio, per riprendere di nuovo il processo ascensivo ed iniziare il ricorso della civiltà”, si scopre, tutto ad un tratto, che i temi (irrisolti) sono sempre gli stessi: assenza di infrastrutture, mancanza di lavoro, inquinamento ambientale, desertificazione industriale.

E allora si convoca l'ennesimo tavolo. “Tanto pe' cantà” è il ritornello di una vecchia canzone. Ed i giovani, in questo scenario cosa fanno, cosa dicono, scelgono o si adeguano? Disinformati, distaccati e lontani. Il rapporto tra il mondo giovanile e la politica è principalmente fatto di disinteresse e sfiducia, al punto che oggi è sempre più difficile parlare di politica coi ragazzi e scardinare la convinzione che “i politici pensano solo ai loro interessi o che la politica sia una cosa lontana dalla quotidianità delle persone normali”.

Nella maggior parte dei casi, a mancare nei ragazzi sono la fiducia e la speranza che qualcosa possa davvero cambiare: proprio per questa sfiducia generalizzata stiamo assistendo a un drastico calo della partecipazione dei ragazzi alla vita politica del paese, un progressivo disinteresse. Accanto a chi si dimostra interessato alle informazioni che arrivano dalla politica, c’è una buona parte di giovani che non si informa affatto, come se le decisioni prese nei palazzi del potere non li riguardassero.

A cosa sono dovute tutta questa diffidenza e indifferenza? I giovani non hanno fiducia nella politica e nelle istituzioni perché negli ultimi anni la politica non ha dimostrato di avere a cuore i loro interessi, il loro futuro. Per i giovani l'informazione politica inizia e finisce sul web, che rappresenta un universo di potenzialità in parte ancora inutilizzate, ma che delineano le sfide future per la politica in rete: il feedback, l’online come strumento organizzativo della politica e propugnatore di temi caldi per l’opinione pubblica.

I giovani, amanti dei social, cercano spazi di discussione dove sentirsi protagonisti e parte di una tribù politica. Senza un coinvolgimento oggi dei giovani nella politica, non potranno formarsi i leader di domani. Per le prossime Amministrative di Mazara del Vallo sarà interessante verificare quanti giovani verranno inseriti nelle liste civiche o nei partiti e che saranno impegnati, quindi, nel dibattito politico-amministrativo. E sarà interessante verificare, oltre il numero, anche la loro presenza di attivisti nel formulare progetti per una città proiettata nel futuro, nel loro futuro.

Salvatore Giacalone

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