“Un’estate in Grecia” con Giuseppe Ciulla

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
12 Luglio 2013 10:09
“Un’estate in Grecia” con Giuseppe Ciulla

Il 28 giugno è uscito, edito dalla casa editrice milanese Chiarelettere, il reportage "Un'estate in Grecia. Da Atene al monte Athos, 4000 km ai confini dell'Europa nell'anno della crisi". Si tratta del terzo libro di Giuseppe Ciulla, giornalista freelance ed autore televisivo. Ciulla, di origini mazaresi, lavora come autore alla

trasmissione tv "L'ultima parola (Rai2); i suoi due precedenti libri si intitolano "Lupi nella nebbia" (Jaca Book 2010) ed "Ai confini dell'impero" (Jaca Book 2011).Abbiamo intervistato l'autore sulla sua nuova inchiesta-reportage.Peppe, dopo aver raccontato il Kossovo post-Milosevic e dopo il viaggio per raccontare la tratta delle schiave del sesso fra Romania, Bulgaria, Ungheria e Repubblica Ceca, stavolta sei sceso in Grecia ma diciamo che sei rimasto sempre all'Est, perché?L'Est è certamente più interessante dell'Europa perché sono più evidenti alcuni contrasti, siamo sempre nella Penisola Balcanica che rappresenta un mondo quasi a parte con registri e canoni interni non comprensibili; le leggi dei Balcani, ma anche del Mediterraneo, contano più dei trattati europei, esse vengono influenzate dal territorio, dai venti, dal mare.Come hai voluto raccontare la crisi greca?Il mio è racconto di un viaggio di 4000 chilometri nel cuore della Grecia a partire da Atene, a bordo di pullman, treni, traghetti, e camminando.

Ho voluto raccontare la Grecia che i giornali e la tv non raccontano: un paese distante anni luce dalle architetture finanziarie di Bruxelles e dai diktat dell'Europa e della Banca Centrale. Ci sono personaggi e storie incredibili. Dai commercianti di Volos che usano il Tem, nuova moneta locale al posto dell'euro, fino alla culla della spiritualità ortodossa, il monte Athos, attraversando la Tracia orientale, verso Orestiada e Edirne, sul fiume Evros, estrema periferia d'Occidente al confine con Bulgaria e Turchia; il mio è stato un viaggio per conoscere e far conoscere la Grecia del popolo che non è quella della "troika" o delle banche centrali.Qual è la reazione dei greci alla grave crisi?Nel rispondere a questa domanda mi viene in mente quando in un bar di Atene, pieno nel pomeriggio pieno di uomini e donne disoccupati, una ragazza greca mi ha invitato a ballare sulle note di un cantante greco degli anni '50, Giorgos Zambetas, e mi ripeteva "cantiamo e balliamo e dimentichiamoci della crisi".

Ecco da questo primo episodio ho compreso che i greci reagiscono alla crisi e non si chiudono in piagnistei, anzi il loro fatalismo, che ha certamente radici nelle due dominazioni bizantine ed ottomane, li porta a reagire in maniera opposta. Questa è gente abituata alla precarietà come nessuno nel Vecchio continente. A noi l'incertezza spaventa, loro ci convivono da duemila anni. Per questo in Grecia nessuno morirà per difendere l'euro".Come si sono mostrati quando hai parlato del tuo lavoro?Innanzitutto sono stati molto accoglienti.

Utilizzano il termine "philotimo" che significa fare qualcosa per un'altra persona ma in maniera gratuita e senza tornaconto, è una cosa prettamente greca ma è un sentimento al quale l'Europa dovrebbe guardare e che rappresenta la volontà di "inclusione", certamente opposta agli strumenti finanziari di esclusione che l'Europa dei governi hanno adottato. A chiunque in Grecia pronunci questa parola ti aprirà le sue porte. I greci sono delusi da questa Europa che ha fatto pagare un prezzo troppo alto strozzando il popolo, pertanto i greci guardano sempre più a est; la grande madre dei greci è la chiesa ortodossa, un vero punto di riferimento.

Un professore cdi diritto costituzionale mi ha parlato di questa fase pericolosissima di "democrazia sospesa" nella quale è stata pure chiusa la tv di Stato, una cosa gravissima, unico precedente in Europa che ormai è in guerra a colpi di spread.Quali sono state le difficoltà nel condurre il tuo viaggio dal basso a partire dal popolo greco?Le difficoltà sono state soprattutto di tipo esistenziale di fronte a questa gente che sta reagendo con grande forza, non gliene frega niente di rimanere nella zona euro, quello serve alla troika ed ai ricchi.

I racconti degli eremiti, l'equilibrio perfetto tra fede e campagna, il modo nuovo di resistere alla crisi, la generosità di sconosciuti muftií, tutto ciò ha messo a nudo le mie certezze; quello greco è un popolo che in verità non conosciamo, in occidente abbiamo avuto la pretesa di farlo solo attraverso gli studi e le vacanze.Peppe, il libro è uscito da pochi giorni, come hanno reagito gli elettori? Inoltre tu sei pronto ad un'altra avventura? Stavolta dove andrai?Il libro sta avendo un boom di vendite.

Comunque sto già ripartendo, andrò ancor più ad est, in Turchia.Siamo certi che quello di Peppe sarà un viaggio, come quelli precedenti, che ci entusiasmerà e ci fa conoscere ancor più le pulsioni dei popoli ai confini orientali del colosso d'argilla qual è ormai la vecchia Europa.

-12 luglio 2013- 

 

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