di Alessandro Isidoro RE Un anno è passato. L'ultima finale di Sanremo l'ho passata proprio qui - a Mazara del Vallo. Con Francesco (Ciccio) e tutti gli altri, amiche e amici. La preoccupazione era stare svegli fino alla premiazione... Sembra una vita fa. Sembra una vita. Non è mio costume il pianto solingo, le geremiadi, ma la desolazione è tanta. Siamo cambiati, sicuramente; maturati, forse divenuti più sensibili. Per esempio, non c'è più la leggerezza di divertirsi con un festival nazional-popolare della musica leggera, appunto.
Ci sentiamo troppo in colpa persino ad abbozzare un sorriso perduto nel divertimento a distanza di sicurezza. È forse un'altra occasione sprecata? O una consapevolezza per creare nuovi processi d'identificazione mediatica e ludica? Forse un mix delle due cose. Forse occorre ripensare davvero all'intrattenimento, forma e contenuti, ora che non c'è più emergenza o crisi, ma l'eccezione diventa regola e l'emergenza risulta perenne normalità. L'orizzonte della fine non è definibile dai nostri occhi caduchi; servono nuove tavole di riferimenti comportamentali e nuovi paradigmi sociali per non perdere il nostro spirito di comunità.
L'unico che ci rende, ora e sempre, umani. La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna. Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com