Ultime della sera: “Ricordi di guerra”

L'uomo dinanzi alle esperienze belliche del passato non ha imparato ad evitare la guerra

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
03 Marzo 2022 18:30
Ultime della sera: “Ricordi di guerra”

Mio nonno Salvatore detto Turi aveva un giardino che noi tutti, nipoti e figli, chiamavamo l’orto perché si produceva in abbondanza di tutto, dalle melanzane ai peperoni, tanto che chiunque passava da lì, amico o parente, non andava mai via a mani vuote. In quest’orto c’erano pure le stalle con le mucche e i maiali, una “gebbia”, il pozzo e un maestoso albero di gelsi sui cui rami da piccola, con i miei cugini e altri bambini, ci arrampicavamo e ci sedevamo .Quest’albero aveva sul suo tronco gigantesco una ferita tonda tonda. Mia madre mi raccontava che gliel’aveva procurata una scheggia di metallo che mio zio, suo fratello, aveva evitato, gettandosi a terra in un battibaleno, al grido di mio nonno :“Vai giù!” Mio zio si era salvato.

L’albero era stato invece colpito e quel segno sul suo tronco era la testimonianza di qualcosa di terribile accaduto nel passato: la seconda guerra mondiale, un conflitto che aveva lasciato ferite a cose e persone, nell’ambiente, nei corpi e nelle anime. Mia madre mi raccontava di quando avevano dovuto lasciare il loro “orto” per trasferirsi insieme ad altre persone in un luogo che ritenevano più sicuro dove, quando sentivano le sirene suonare, potevano scendere in grotte che fungevano da rifugi.

Lì seduti tutti stretti stretti, l’uno accanto all’altro, piangevano e pregavano. Mia madre mi raccontava che, a volte, da lontano vedevano nel cielo un puntino che rapido arrivava a bassa quota con un terribile rombo e cominciava a mitragliare. Mi diceva anche che sua mamma le metteva da parte la sua fetta di pane perché, essendo lei una bambina, non avrebbe capito che il pane era razionato. E così era la nonna a rinunciarvi. Mia madre mi raccontava di un’enorme voragine creata da una bomba e di un bambino ferito e pieno di sangue in tutto il corpo.

Mi raccontava delle fiamme che, per alcuni giorni consecutivi, si vedevano da lontano sulla città di Marsala flagellata da bombardamenti continui e poi dell’arrivo degli Americani che con le loro Jeep riempivano la Strada statale 115 e lanciavano caramelle, cioccolati e sigarette… Sono passati già 80 anni da allora e mia madre sta riprovando quel dolore nel sentire risuonare le sirene che anche oggi, nel 2022, preannunciano lugubri voli

“Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo” (…) “senza amore, senza Cristo”

di Grazia GIOGLIO

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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