Ultime della sera: “La Primavera e...tanti lunghi inverni !”

Le stagioni di Palermo – parte prima

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
16 Febbraio 2022 18:30
Ultime della sera: “La Primavera e...tanti lunghi inverni !”

Sbarcai a Palermo nella primavera del 1987 dopo aver peregrinato nel centro Italia. Non era certamente la città dove avrei mai pensato di vivere ma una serie di circostanze mi ci portarono. Nei primi tempi mi sentivo come un pesce fuor d’acqua consolato dal pensiero che al venerdì sarei felicemente scappato a Mazara. Ma dopo aver cominciato a rendermi meglio conto, cominciai a comprendere che qualcosa di nuovo cominciava ad aleggiare: nonostante gli anni bui caratterizzati dalle mattanze della guerra di mafia; nonostante le preziose vite degli uomini di stato sacrificate ad una lotta ancora impari; nonostante il costante e ossessivo susseguirsi delle sirene delle auto di scorta tra le vie della città; nonostante tutto….si avvertiva qualcosa di diverso.

Leoluca Orlando, sospinto dal suo mentore Sergio Mattarella, aveva scompaginato le fila del suo partito dando vita a un’inedita coalizione pentacolore con pezzi di sinistra; Ennio Pintacuda, grande gesuita e attivista, sostenne l’esperienza col suo movimento “Città per l’uomo”.

Eh sì, i Gesuiti ! Con il loro peso specifico intellettuale si erano coinvolti massicciamente in questo nuovo esperimento con l’arrivo di Padre Bartolomeo e l’apertura della scuola di formazione politica presso l’Istituto Pedro Arrupe dove lo stesso Orlando insegnava insieme al grande Alfonsino Giordano presidente del primo maxi processo.

Tuttavia, cari amici, in questa prima parte del mio articolo desidero parlarvi del ruolo della Chiesa in quella primavera e di certi preti di frontiera che il Cardinale Salvatore Pappalardo aveva inviato nelle zone più calde della città e che si chiamano Don Pino Puglisi, Don Baldassarre Meli e Don Paolo Turturro.

Di Don Pino conosciamo la grande figura e il suo martirio che lo ha portato agli onori degli altari.

Don Baldassarre si è speso nel quartiere Albergheria come primo e grande pioniere dell’accoglienza agli extracomunitari. Tristemente lasciato solo dopo le sue alte denunce contro gli orchi del quartiere che si nutrivano di pedofilia, decise di lasciare Palermo per approdare a Castelvetrano nel 2004 dove la sua azione pastorale è ancora viva anche dopo la morte avvenuta lo scorso giugno 2020.

Mi piace però parlarvi di Don Paolo Turturro: giovane orionino approda a Palermo nello storico quartiere di Borgo Vecchio nella parrocchia di Santa Lucia nel 1983. È lì che lo conosco; è lì che ha sede il nostro gruppo scout. Nel territorio della parrocchia ricade lo storico carcere dell’Ucciardone e il quartiere è un dedalo di vicoli chiusi e inaccessibili, controllati in maniera capillare in ogni angolo.

Non si sono ancora spenti gli echi dell’uccisione del Generale Dalla Chiesa morto nelle strade del quartiere mentre nella piazza di Borgo Vecchio cantavano i neo melodici; evasione scolastica oltre 80%; giro di droga; racket etc.

Lui va giù subito molto duro scompaginando il quieto vivere. Tuona contro gli oppressori dei bambini costretti a spacciare per mantenere i genitori detenuti, drogati o latitanti. Apre il centro “Dipingi La Pace” che con i suoi volontari cerca di sottrarre i bambini alla schiavitù: li accompagna a scuola, li riprende, si occupa di farli studiare e appassionare alla lettura, pittura e altre nobili arti. Per combattere i più nefasti aspetti della sub cultura della zona, organizza per il giorno dei morti un grande falò delle armi giocattolo che solitamente venivano regalate ai bambini per la ricorrenza. Lo fa proprio nel piazzale della chiesa davanti al carcere e le fiamme alte arrivano presto ad infastidire quelli che comandano che mal sopportano anche l’azione culturale verso i bambini.

Il clamore cresce; il prete insiste; spalleggiato dalla curia si impossessa di locali comunali chiusi e inutilizzati diventati centro di spaccio e abusi e li riconverte ad attività scolastiche e ludiche.

Iniziano le minacce: viene attivata la scorta per i suoi spostamenti. Militari con camionette e mitra spianati presidiano l’entrata della chiesa e la sacrestia. Per partecipare alle funzioni e per incontrare Don Paolo bisogna sottoporsi a rigidi controlli. Abbiamo visto diverse volte i militari fare capolino in maniera discreta ma dura anche in chiesa nel corso della messa.

E’ il preludio di quanto sarebbe poi successo.

Per il seguito vi aspetto il 25 febbraio.

Chiudo con uno stralcio della canzone “La Primavera” del grande Jovanotti:

“Pur di portare a compimento la prossima missione

La morte è quella cosa che agli altri può capitare…”

di Mare CALMO

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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