Ultime della sera: “La Buona Novella”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
11 Novembre 2020 18:09
Ultime della sera: “La Buona Novella”

Esattamente cinquant’anni fa, nel novembre del 1970 in piena contestazione giovanile, iniziata in realtà qualche anno prima, nel gennaio del 1966 con l’occupazione della Facoltà di Sociologia a Trento, il cantautore 'anarchico' Fabrizio De André spiazzò tutti pubblicando “La Buona Novella” Si racconta che in quel momento Fabrizio fosse in un periodo di crisi, oppure che semplicemente colse al volo la portata rivoluzionaria della proposta del produttore Roberto Danè, che consultatosi con il suo discografico di riferimento, Antonio Casetta, gli disse “un progetto del genere lo puoi fare solo con De Andrè”.

In effetti realizzare un concept album, cioè un Lp a 33 giri (come si chiamavano allora) con canzoni legate da un unico tema, in questo caso «la lettura di alcuni Vangeli apocrifi» non era un impresa da poco, ed infatti Fabrizio e il produttore Roberto Danè lavorarono un anno alla stesura delle canzoni. La Buona Novella fu pubblicato il 19 novembre del 1970 un concept in cui il cantautore genovese si faceva ispirare dai Vangeli apocrifi – specie dal Protovangelo di Giacomo e dal Vangelo arabo dell'infanzia – per mettere in musica e parole la vita di Maria, Giuseppe e Gesù, con una chiave di lettura tutta nuova.

Faber trovava nei Vangeli apocrifi – quelli "non approvati dall'ufficio stampa di Gesù", che come spiegava durante i concerti – molti punti di contatto con l'ideologia anarchica, motivo per cui l'album è stato scritto durante le lotte studentesche del 1969. Queste le parole di Fabrizio De André per spiegare La Buona Novella, che ha eseguito per intero durante il suo ultimo tour, di supporto all'album Anime Salve nel 1998: “Quando scrissi ‘La buona Novella’ era il 1969. Si era quindi in piena lotta studentesca e le persone meno attente - che sono poi sempre la maggioranza di noi - compagni, amici, coetanei, considerarono quel disco come anacronistico.

Mi dicevano: "Ma come? Noi andiamo a lottare nelle università e fuori dalle università contro abusi e soprusi e tu invece ci vieni a raccontare la storia - che peraltro già conosciamo - della predicazione di Gesù Cristo." Non avevano capito che in effetti La Buona Novella voleva essere un'allegoria che si precisava nel paragone fra le istanze migliori e più sensate della rivolta del '68 e istanze, da un punto di vista spirituale sicuramente più elevate ma da un punto di vista etico sociale molto simili, che Gesù 1969 anni prima aveva fatto contro gli abusi del potere, contro i soprusi dell'autorità, in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universali.

Si proprio quel Gesù di Nazaret che è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Apocrifo significa falso, ma quei Vangeli non lo erano. La Chiesa, fino a qualche secolo fa, non vedeva di buon occhio che della vita di Gesù scrivessero storici arabi, bizantini o greci, in quanto non cristiani. Nell'album non si parla solo della Sacra Famiglia, ma anche di personaggi cosiddetti minori, come Tito e Dimaco, i ladroni crocefissi insieme a Gesù. Fabrizio De André registrò il disco insieme a “I Quelli”, una band formata da Franco Mussida, Franz Di Cioccio, Flavio Premoli e Giorgio Piazza, che presto avrebbero formato il nucleo della PFM, insieme a Mauro Pagani, anch'egli impegnato nelle registrazioni. Oltre a loro, in studio c'erano due turnisti allora sconosciuti: Maurizio Fabrizio, poi diventato famosissimo autore di successi, alla chitarra e Angelo Branduardi al violino.

Grazie a queste canzoni, diventate classici della musica italiana, scopriamo la vera sorte di Maria, una ragazzina che dopo il suo primo ciclo viene data in sposa a un falegname molto più anziano, che la prende sotto la sua ala e la protegge, senza approfittarsi di lei. Ci avviciniamo al sogno in cui Maria vede l'angelo che la renderà madre ancora vergine e soffriamo insieme a lei, nella bottega del falegname, mentre guarda preparare la croce che dovrà portare suo figlio. Proviamo con lei il dolore delle altre due madri che vedono i propri figli ladroni  condannati a morte e sentiremo uno per uno i dieci comandamenti sbugiardati da Tito, il ladro buono appeso accanto a Gesù.

Quello è il passaggio più famoso del disco, un vero inno per gli anarchici e gli oppressi di tutto il mondo. Apparentemente anticlericale, in realtà è un attacco a ogni tipo di potere da parte di chi non ne ha alcuno. Faber indica più volte Il testamento di Tito come la sua canzone preferita insieme ad Amico fragile. Negli anni, La buona novella è stato omaggiato con diversi spettacoli teatrali, tra cui quello del 2000 con Claudio Bisio e Lina Sastri, mentre le sue canzoni sono stare reinterpretate da Eugenio Finardi, Modena City Ramblers, dalla PFM e dai Perturbazione, che hanno suonato tutto l'album nel 2010 insieme ad alcuni ospiti, tra cui Alessandro Raina e Nada.

L'ultimo omaggio, uscito a fine ottobre 2020, è La buona novella, il graphic novel di Paolo Castaldi edito da Feltrinelli Comics. L'illustratore si serve dei testi originali di Faber, per la prima volta concessi dalla Fondazione De André per un fumetto, e ci mostra per immagini la storia di uno dei dischi più belli della musica italiana. L’umanizzazione di Gesù cantata da De André sicuramente non piacque a tutti, ma la sua arte fece sì che brani contenuti nella Buona Novella siano entrati nella storia della musica leggera italiana cosi come si sono moltiplicate le letture teologiche profonde di quei testi, letterariamente bellissimi e musicalmente affascinanti.

Testi scritti da un uomo col quale si poteva non essere d’accordo, ma del quale era ed è impossibile non riconoscere una caratura artistica unica. Un uomo che non aveva timore di ammettere: «Non ho il dono della fede ma nella mia vita non posso prescindere da Cristo».   Francesco SCIACCHITANO

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