Ultime della sera: “Il Natale è dolce in Sicilia”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
12 Dicembre 2020 18:31
Ultime della sera: “Il Natale è dolce in Sicilia”

 di Antonio Carcerano     A dire il vero il Natale dovrebbe rendermi felice, eppure questo non è così. Natale 2020 mi rende triste con le sue luci che appaiono desolate, accese per le vie delle città ogni anno sempre più in anticipo e che non sanno più creare il clima Natalizio di prima.

Un Natale quest’anno, che un virus rischia di cancellarlo per come lo abbiamo sempre vissuto. Un Natale, da “sfinimento pandemico”. Un Natale in cui troppe famiglie sono funestate da lutti e sette italiani su dieci dovranno tirare la cinghia ed i nostri pescatori imprigionati in Libia non potranno tornare alle loro case ed all’affetto dei loro cari. A Natale dovrei sorridere, ma non posso, sono indignato. Questo Natale mi mette addosso, fra ricordi vissuti e cruda realtà, tristezza e malinconia infinita.

In tempo di crisi com’è lo stato attuale, forse tornare a regalare per chi può, cibo e manufatti sarebbe una soluzione auspicabile per dorare un sorriso. A proposito di ricordi, in questo caso vissuti, anzi vissutissimi... mi piace pensare ai tempi andati, quando la vita era forse più difficile ma sicuramente più autenticamente vera e sincera. Quando per il Natale, preparavamo i dolci fatti in casa seguendo le tradizioni e tutti insieme parenti ed amici ed uno stuolo interminabile di cugini tutti diventavamo addetti alla loro preparazione.

Ad avermi sempre affascinato è la valenza simbolica e sentimentale che si cela dietro ogni ricetta della nostra pasticceria siciliana. “Li cosi duci” con la loro ricetta tramandata di madre in figlia di generazione in generazione, venivano preparati in una prefesta con largo anticipo sul Natale. I dolcini di Natale siciliani, brillavano fra tutti gli altri grazie ai profumi intensi di agrumi e di frutta secca, prodotti tipici di questa generosa terra, dalle svariate forme e per i decori fantasiosi: “ li riddola” (tagli a lametta sulla pasta che li adornavano a mo’ di merletti o ricamo ).

Confezionati poi in scatole colorate, venivano regalati al medico di famiglia o alla vicina di casa, spediti ai parenti lontani oppure appesi all’albero. Pertanto a Natale oltre agli auguri ci si scambiavano pure “li cosi duci “. In dialetto in tutta la Sicilia, si possono trovare con il nome di "picciddàt" o "cucciddàt" ma in italiano si chiamano "buccellati". Ogni famiglia annovera nel suo patrimonio la sua ricetta, ed ogni famiglia è gelosissima della propria. È il simbolo del sole e quindi dell’allegria e del calore del popolo siciliano.

Carichi di quella storia che ci appartiene che fa parte della nostra cultura, racchiusa nella complessità delle sue fasi di preparazione e nel gusto esotico degli ingredienti di matrice araba. Dentro ogni boccone c’è tutto il gusto della nostra tradizione. La tradizione è “innovazione riuscita”, un assioma (o postulato che dir si voglia) che trova la maggior espressione nella sua ragion d’essere soprattutto nel Natale. Cosa c’è di più intenso, di più romantico dell’idea che uomini e donne intenti durante l’estate, a catturare il calore del sole per poi trasferirlo in un dolce : il buccellato! Un dolce per sua costituzione capace di oltrepassare il tempo (quando ancora non esistevano conservanti e chimica) nato per dare profumo con i suoi aromi inebrianti, vigore ed energia e conforto durante i rigori dell’inverno.

È un biscotto di frolla molto particolare allo strutto, croccante ma allo stesso momento morbido, ripieno anzi straripante di un impasto agrumato, speziato con base di mandorle o di fichi secchi, miele e/o marmellata d'arance, caffè ristretto e cioccolato, un vero orgasmo per il palato. La preparazione dei buccellati richiedeva tante mani, non tanto per la difficoltà, perché pur essendo laboriosi sono comunque semplici da preparare, ma quanto per le quantità industriali che se ne preparavano.

Così si facevano delle vere e  proprie adunanze di famiglia dove le nonne, custodi di quel sapere antico, si riunivano per prepararli con figli e nipoti, e poi quasi fosse una processione, deposti nelle teglie si portavano ad infornarli al forno dal panettiere vicino casa. Dopo la cottura, intinti nella “velata” che altro non è che una morbida glassa di zucchero (albume montato a neve, zucchero impalpabile e succo di limone ) spolverizzati poi con cannella o polvere di caffè oppure con piccole palline variopinte di zucchero “ li diavulicchi “.

Se amate i dolci della mia Sicilia bedda, li cosi duci o buccellati i simboli dell’arte pasticceria isolana, daranno alle vostre feste natalizie quel sapore di famiglia e quell’atmosfera unica di questa festa. Periodo che auguro in salute, magico, colmo di calore ed emozioni.   La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna. Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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