Ultime della sera: “Il conte e l’eremita”

L’incontro tra San Bruno e Ruggero d’Altavilla

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
06 Ottobre 2021 19:00
Ultime della sera: “Il conte e l’eremita”

Il 6 ottobre del 1101 morì San Bruno, teologo e docente di Filosofia, ma anche eremita, che trascorse gli ultimi anni della sua vita in Calabria, nelle terre che gli furono donate dal conte Ruggero d’Altavilla.

Bruno era nato a Colonia e trascorse buona parte della sua vita sia in Francia che in Italia, alternando periodi dedicati all’insegnamento ad altri caratterizzati da solitudine e preghiera. Fu essenzialmente l’impatto con l’ambiente ecclesiastico corrotto del suo tempo a far nascere in lui il desiderio di lasciare tutto e ritirarsi a contemplare Dio nella pace assoluta.

La prima esperienza di vita ascetica si svolse in Francia grazie all’aiuto del vescovo Ugo di Grenoble che aiutò Bruno e altri sei compagni a stabilirsi nella deserta valle di Chartroux dove costruirono sette baracche in cui ognuno poteva vivere lavorando e pregando. Tale periodo monastico però venne interrotto dalla chiamata di Urbano II, che convocò il santo a Roma, avendogli conferito l’incarico di suo consigliere personale, in una fase molto delicata e difficile per la Chiesa. In seguito alla minaccia costituita dall’imperatore Enrico IV e Clemente III, l’antipapa, che avevano invaso i territori pontifici, il Papa fu costretto a lasciare Roma. Trasferitosi per un periodo in Calabria, offrì al suo consigliere la nomina di Arcivescovo di Reggio Calabria. Egli però rifiutò il prestigioso incarico preferendo vivere la sua vocazione contemplativa nella località detta La Torre, nelle terre appartenenti a Ruggero d’Altavilla.

Si racconta, in narrazioni che sono a metà tra storia e leggenda, che, durante una battuta di caccia, il conte normanno s’imbattesse in Bruno e i suoi compagni, restando fortemente impressionato dalle dure condizioni di vita degli eremiti. Così volle offrire loro il luogo solitario dove edificare il monastero insieme alle foreste, i terreni e le acque circostanti consentendo la nascita della Certosa di Serra San Bruno.

L’ incontro tra i due, benché arricchito dalla leggenda e dalla volontà di tramandare alle generazioni successive la generosità del conte, trova riscontro in alcune fonti scritte quali i lasciti e i privilegi concessi ai certosini nel 1093.

Un antico canto popolare narra l’episodio con i seguenti versi:

Chi va juntandu comu nu ‘jumentu

Pigghia di carchi Dio di carchi santu.

«Dimmi ti chi fai jocu o faggimentu».

«Conti Ruggeri mu chiama ‘ssi cani

Ca su lu frati Bruno veramenti».

«Mentri chi si frati Bruno veramente

Come stai ritiratu a chissi canti?»

Nu conti Ruggeri miu, si mi voi beni

Na chiesiola mi avarissi fari?

La chiesiola di Santa Maria

Sempre a lu mundu mu pregu pe tia

Tra il conte e l’eremita nacque una profonda amicizia e si racconta che il santo apparve in sogno a Ruggero durante l’assedio di Capua per avvertirlo di una congiura ordita nei suoi confronti.

Il conte fece arrestare i traditori che furono condannati a morte, ma la sentenza non fu eseguita. Infatti, Bruno intervenne in loro favore ed essi furono graziati e ottennero l’incarico di lavorare per la certosa calabrese.

San Bruno inoltre battezzò Ruggero II, il secondogenito del conte, nato nel 1095 e nel 1101 assistette il suo caro amico negli ultimi istanti di vita il 22 giugno a Mileto.

Come spesso accade agli uomini uniti da forti sentimenti d’amore e di amicizia, Bruno lasciò questo mondo circa tre mesi dopo il suo amico Ruggero e ciò può essere considerato un segno importante del legame che ebbero in vita.

Sia l’incontro durante la battuta di caccia, che l’apparizione in sogno, sono raffigurati nel ciclo di lunette dipinto da Daniele Crespi nella Certosa di Garegnano, in seguito alla canonizzazione del santo avvenuta nel 1622.

di Josepha BILLARDELLO

La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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