Ultime della sera: “I giorni del Colibrì”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
03 Luglio 2020 18:23
Ultime della sera: “I giorni del Colibrì”

“Tu sei un colibrì perchè come i colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d'ali al secondo per rimanere dove già sei. Sei formidabile, in questo. Riesci a fermarti nel mondo e nel tempo, riesci a fermare il mondo e il tempo intorno a te, a volte riesci anche a risalirlo, il tempo, e a ritrovare quello perduto, cosi come il colibrì è capace di volare all'indietro.” Il libro che più ho amato in questi ultimi anni stanotte ha vinto il Premio Strega 2020. Il più bello, il più intenso, quello che mi ha più commosso ed emozionato.

Ieri sera in una serata che è poi diventata notte, che mi ha inchiodato davanti alla tv fino a tardi, Sandro Veronesi ha vinto, con il suo romanzo Il Colibrì, il premio Strega. E dire che la mia storia d'amore con questo libro non è iniziata benissimo. Lo avevo visto in libreria e non avevo avuto l'impulso di comprarlo. L'ho preso poi, dalla Biblioteca Comunale, di corsa, in un momento in cui non c'era il tempo di cercare e di indugiare sui titoli, insieme ad altri due libri. Mi servivano per riempire il tempo del lockdown, quando sembrava che avremmo avuto praterie di tempo libero da riempire.

A differenza di chi si appresta a leggerlo adesso, quattro mesi fa non avevo grandi aspettative. Non conoscevo la scrittura di Veronesi, non avevo letto  Caos calmo, ma poi, mi dicevo, Il colibri, ma che titolo era? L'ho lasciato per ultimo, aspettando che fosse lui a chiamarmi, come spesso accade, Aver nel frattempo appreso che fosse entrato nella cinquina dei finalisti ha acceso la mi curiosità. Così una sera mi chiamò. E io, sventurata, risposi. E' stato amore già dalle prime pagine.

Sono stata pervasa dalla storia, dalla scrittura, dai personaggi, dall'anima del libro. E' stata un'osmosi perfetta. In quei giorni non l'ho mai lasciato, l'ho sempre portato con me, amico fedele, oggetto prezioso, bene da accudire e che mi ha accudita, confortata, protetta. Ho amato le fragilità che venivano raccontate e ho amato la potenza della scrittura. Questo romanzo mi ha insegnato tanto. Mi ha insegnato ad esempio che stare fermi non è sempre una colpa, e che la corsa, la velocità, la sfida, l'andare e tornare non sono necessariamente una virtù.

Mi ha insegnato che non è sempre vero che vince chi fugge, che spesso vince chi resta. Resta e costruisce, resta e tesse tele. Mi ha insegnato che l'immobilismo non è dei codardi, dei falliti, dei deboli, ma è degli uomini coraggiosi che guardano la realtà, quello che hanno intorno, e se ne prendono cura. E' un libro sulla capacità di prendersi cura. Degli affetti, dei sogni, delle cose. Marco, il protagonista, si prende cura di sua figlia, di sua nipote, dei suoi genitori, di chi lo ha ferito, si prende cura della vecchia casa della sua infanzia, dei ricordi di una vita, della memoria della sorella, di Luisa, il suo amore lontano che resiste al tempo e alla distanza.

Ho imparato che il vero amore è nutrimento dell'anima prima che del corpo, e Marco nutre il suo amore per la donna della sua vita che vive lontano attraverso lunghe, nostalgiche e un po' desuete lettere d'amore. Quelle lettere d'amore che fanno sognare i poeti, e che nessuno usa, e osa, scrivere più. Ho imparato che tutti i prsonaggi sono belli, perchè ognuno di loro ha qualcosa di bello, di intenso, di originale, e che anche i peggiori si riscattano e contribuiscono a salvare Marco, ognuno di loro tendendogli a modo suo un'ancora per salvarsi.  Personaggi il cui destino è stato spesso spietato, ma che si aggrappano con forza alla vita.

Un romanzo potentissimo, che incanta e che commuove, di un'umanità disarmante e con un' architettura romanzesca perfetta. Un romanzo sulla natura umana e sulla tragicità dell'esistenza, ma anche sulla famiglia, sui legami affettivi, un romanzo che ci racconta come la vita spesso possa essere tragica, faticosa nella sua drammaticità, nelle sue curve in salita, nei suoi imprevisti dolorosi, ma che l'uomo ha dentro di sé gli strumenti per aggirare gli sgambetti del destino, per non soccombere alle avversità.

Un romanzo dove la morte fa capolino fin dalle prime pagine ma che diventa, pagina dopo pagina, un inno alla vita. Un romanzo sulla sopravvivenza, ma dove il sopravvivere è vivere pienamente, senza sconti, senza vittimismo. La scrittura di Veronesi è travolgente, ti prende per mano e ti lascia senza respiro, come in apnea, fino all'ultima pagina. Un romanzo dove il lettore deve metterci del suo perchè deve star dietro alla cronologia degli eventi che si succedono ad un ritmo apparentemente casuale e senza un ordine temporale, si torna indietro, poi si va avanti, tra lettere, messaggi, ricordi e racconto, bisogna quindi aver la lucidità di saper collocare i fatti nella giusta sequenza temporale.

Un romanzo in cui si parla di morte ma dove trionfa, prepotente, la vita. E' un romanzo che ci insegna come, qualsiasi cosa accada, valga sempre la pena vivere. A costo di soffrire, a costo di morire. Catia Catania

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