Ultime della sera, come eravamo: “Gli anni della nostra militanza giovanile a Mazara”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
22 Gennaio 2021 20:27
Ultime della sera, come eravamo: “Gli anni della nostra militanza giovanile a Mazara”

di Catia CATANIA Il Partito comunista italiano, nato a Livorno nel 1921, ha compiuto cento anni e per molti di noi, rimasti orfani di Berlinguer e di una forza politica che ha segnato, nel bene e nel male, la storia politica del Novecento, è l'occasione per tirar fuori dal cassetto la memoria di un tempo ormai lontano e ricordi felici legati agli anni della nostra militanza. Ho preso la mia prima tessera della FGCI (Federazione giovanile comunista) a quattordici anni. L'incontro – e l'innamoramento – con la politica era avvenuto, come capitava spesso a quei tempi, davanti alla scuola, tra i banchi, durante le assemblee.

Per la verità avevo respirato aria di politica in famiglia sin dalla nascita, avendo zii dirigenti di partito, consiglieri comunali, assessori, ma nessuno si era mai spinto cosi a sinistra come me. In poche parole, la prima vera comunista ero io. Allora, parlo della metà degli anni ottanta, le scuole erano luoghi ancora fortemente politicizzati. Noi studenti giovanissimi, per la maggior parte, non conoscevamo ancora le mezze misure, i compromessi, le sfumature politiche, la mediazione tipicamente centrista e la moderazione democristiana.

Per cui in linea di massima si era comunisti o fascisti, ed era quello il teatro della lotta politica, attorno al quale vertevano tutti gli scontri ideologici: comunismo e fascismo. Gli adolescenti di oggi sono lontani anni luce da quel nostro modo di affacciarci al mondo e di sentirci parte del mondo. Benché sensibili alle grandi battaglie attorno ai temi del momento, dall'ambientalismo all'odio razziale, dal pacifismo alle lotte per i diritti, sono battaglie che combattono senza farsi strumentalizzare e fuori dal perimetro dei partiti, dove ragazzi non ne trovi neanche a cercarli col lumicino, a differenza di quanto accadeva trenta o quaranta anni fa.

Questa disaffezione della nuova gioventù nasce da una politica ormai fortemente de-ideologizzata, dove ormai tracciare i confini tra destra e sinistra è un esercizio difficile se non impossibile e dove ci sono partiti o movimenti in grado di governare indifferentemente sia con la destra che con la sinistra, facendosi andar bene tutto e il contrario di tutto, secondo il principio che non esistono cose di destra e cose di sinistra ma solo cose giuste. Fortunatamente la realtà, e la Storia, dimostrano che non è così.

Al contrario, noi sapevamo esattamente cos'era la destra e cos'era la sinistra, e sapevamo scegliere. Avevamo le idee chiare. Sapevamo da che parte stare. Erano quelli gli anni delle letture impegnate e dello studio di Karl Marx: leggevamo Il capitale e Il manifesto del partito comunista. Ma anche Pasolini, Pavese, Silone. Leggevamo le lettere dal carcere di Gramsci, le biografie di Che Guevara e i libri di Giorgio Amendola. E poi c'era la musica. Da Bob Dylan alla scoperta dei cantautori impegnati: il maestro Guccini e il poeta Fabrizio De André in assoluto, ma anche De Gregori, Fossati, il professor Vecchioni che ci parlava di musica tra una versione di latino e un passo di letteratura.

Erano gli anni del mito di Cuba, l'isola a cui sognavamo di approdare, degli Inti Illimani , delle radio libere, di Danilo Dolci e di Peppino Impastato, della coscienza antimafia che iniziava a farsi strada dentro di noi, della causa palestinese e della kefiah intorno al collo. Erano gli anni dei funerali di Berlinguer con più di un milione di persone. Di quegli anni della FGCI ricordo le tante manifestazioni per pace in piazza, che spesso si spingevano fino a Palermo o a Comiso. Era il tempo dei grandi cortei pacifisti: Gheddafi lanciava i suoi missili a Lampedusa e l'America di Reagan controllava il Mediterraneo dalle basi siciliane di Comiso e Sigonella.

Erano davvero anni di tribolazioni, in cui il mondo sembrava alla vigilia della terza guerra mondiale e tutto ciò era per noi ragazzi motivo di grande paura. Ricordo i miei segretari di allora: Rino Bucca a Mazara e Pietro Folena a Roma, ma ricordo soprattutto che la nostra ala giovanile si muoveva attorno ad Ottavio Navarra, leader storico del nostro liceo, che successivamente diventerà deputato regionale e poi nazionale, ma in un tempo in cui il partito comunista avrà cessato di esistere.

Ricordo i comizi in piazza, nel periodo delle elezioni, con noi che ci disponevamo sotto il palco con le bandiere rosse e gli striscioni, e ricordo il circolo degli anziani, all'angolo tra corso Umberto e Corso Vittorio veneto, l'ultima testimonianza di una sede comunista che resisterà ai cambiamenti di quegli anni e sarà l'ultimo baluardo, rimanendo aperta fino agli anni novanta. Utilizzavamo la sede del PCI di via Tenente Gaspare Romano per riunirci, i pomeriggi dopo la scuola. Da li vedevamo passare i vecchi comunisti di allora: il nostro Preside Vito Bianco, l'on Salvatore Giubilato, l'on Pino Pernice, l'avv.

Elio Pernice e tanti altri. A volte c'era Rolando Certa, poeta ed intellettuale, per il quale avevo grandissima ammirazione: non di rado prendevo di nascosto i suoi libri di poesie o altri ciclostilati scritti da lui e me li portavo a casa. Si discuteva, in quelle riunioni, fino allo sfinimento. Di cosa non saprei più dirlo, ma non dimentico la passione con cui lo facevamo. Respiravamo cultura dentro quei circoli con l'aria densa di fumo e di polveri che si accumulava su quelle pile di libri, articoli, ciclostilati e manifesti sparsi un po' ovunque per quelle stanze.

Quella sede era aperta a tutti: chi arrivava, chi sostava, chi andava via. Era un porto di mare, ma anche una seconda casa. Poi, nell' 89, la svolta della Bolognina, il cambio di nome, la prima di tante, dolorose scissioni, la sensazione che un'era, che un mondo fossero finiti. Tanti, ancora, ci sentiamo orfani di un periodo che ha smesso di essere la nostra “meglio gioventù” ed è già diventato Storia.   La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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